Car. Ber. per “La Stampa”
«L’unico voto utile contro Meloni è quello al Pd». Così Enrico Letta spera di arginare la concorrenza di Carlo Calenda, diventato avversario al pari della destra. Ora che le liste del centrosinistra sono delineate — Democratici e Progressisti, +Europa, lista Nuove energie (ribattezzata lista Cocomero) di Verdi-Sinistra Italiana e lmpegno Civico di DiMaio —la parola passa ai colonnelli che devono schierare le truppe e decidere le candidature.
«Ma senza le intemperanze egoistiche di Calenda, si intendono in due minuti tra i vari interlocutori», garantiscono al Nazareno. Dove viene chiesto a tutti di non rispondere sui social a Calenda e di «non alimentarlo in questa bulimia narcisistica: sproloqui allo specchio. Nuova variante, dopo Renzi, di poulismo d’elite».
La ferita brucia, ma lo stato maggiore dem prova a medicarla, dando per scontato un accordo tra Renzi e Calenda, «che hanno una reputazione totalmente compromessa a sinistra, mentre potrebbero piacere a destra, specie in virtù della caccia al povero che hanno lanciato».
STEFANO BONACCINI ENRICO LETTA
Una leggera consolazione è che «il sostegno al progetto da parte della Bonino e di +Europa sminuiscono la perdita di Calenda, che sul piano relazionale e politico sarebbe stato difficile da gestire coi suoi cortocircuiti emotivi». Intanto il segretario dem prova a lasciarsi alle spalle questo vulnus e comincia la campagna elettorale da Marcinelle, per onorare le vittime della tragedia di 66 armi fa, «memoria condivisa di un Paese che si è rimesso in piedi dopo la guerra attraverso lavoro e sacrificio».
Giorgia Meloni che «specula perfino su questo, come se i morti avessero un pedigree. Cosa c’è di patriottico in questo? Nulla». Ma dietro le quinte, nel mondo dem dove la compattezza è un bene effimero, già si parla di riposizionamenti e di responsabilità, anche se il mandato al segretario a trattare con Calenda fu votato all'unanimità. Goffredo Bettini, che in Direzione fu tra i più critici sull'accordo con Calenda, fa notare che la scelta del leader di Azione di rompere con il Pd dopo aver siglato un patto unitario solo qualche giorno fa, dimostra la sua inaffidabilità e spregiudicatezza»
Un richiamo che suona come un «io l’avevo detto». E visto che pure sui candidati scelti contro la destra si giocherà la partita, ecco le parole di Stefano Bonaccini rivolte al ponte di comando: «Non vi venga la tentazione di scaricare paracadutati nei territori». Un appello a evitare invasioni di campo, visto che l’Emilia resta in parte roccaforte rossa e visto che gli accordi con la sinistra comporteranno una serie di candidature tutte in capo al Pd. Insomma le acque si agitano nel partito.
goffredo bettini a stasera italia
Del resto Bonaccini, considerato il possibile competitor di Enrico Letta per la segreteria dem, landa anche un avvertimento pure sui contenuti, oltre che sulle candidature: «Non vorrei che il Partito democratico avesse la tentazione di chiudersi in una ridotta di sinistre e di appaltare le politiche riformiste a Calenda o a chicchessia». Pericolo ben presente, tanto che il braccio destro di Letta in parlamento, Enrico Borghi, dice: «Non appaltiamo a nessuno il compito di rappresentare gli elettori delusi del centrodestra: l'atteggiamento di Calenda ha svelato la sua inaffidabilità politica, che lo rende indigeribile ai delusi dalla caduta del governo Draghi, che vedono solo nel Pd un presidio di affidabilità e stabilità».
Come a dire, nella sfida su quel terreno, il Pd avrà la meglio. Le difficoltà di spuntarla nei collegi uninominali ora che Calenda non eh, però, crescono. E il segretario sa bene che il 26 settembre si faranno i conti nel partito a urne chiuse: il congresso sarà convocato un'ora dopo, ammettono i suoi stessi uomini, comunque vadano le cose. Anche a sentire i più alti in grado del partito, «la vicenda Calenda ha prodotto un impatto psicologico: siamo passati dall'impressione di aver lanciato la rimonta, a quella di avere le gomme sgonfie, ma in realtà lui sposta poco, poteva rendere contendibili alcuni collegi difficili, ma non di più».