Fabrizio Roncone per corriere.it
I convertiti della Lega vengono giù per via degli Uffici del Vicario, uno avanti e l’altro dietro.
Ogni conversione di solito scatena tormento, dubbio, ansia da martirio. Ma su questi due ha sortito l’effetto del Lexotan, almeno 20 gocce.
Rilassati, positivi, di ottimo umore.
Dopo aver odiato l’euro e la Bce, aver scritto e detto cose terrificanti sull’Unione Europea, i due economisti adesso camminano in completa letizia verso Mario Draghi.
Quello basso (Claudio Borghi): eccolo che arriva davanti alle telecamerine, ai microfoni, il sospiro e lo sguardo di uno che prova fastidio per questi idioti di giornalisti che fanno sempre domande idiote. «Io avrei cambiato idea? In che senso?». Santo cielo: come in che senso? «Draghi è Ronaldo, è un fuoriclasse». Allora c’è uno di noi che si volta e camminando all’indietro dice no, scusate, ragazzi, mi sa che non ho capito: ha detto che Draghi è come Ronaldo?
Quello più alto e dall’aspetto elegante (Alberto Bagnai, però poi vedremo cosa nasconde questa sua scorza oxfordiana): «Draghi? Ma io Draghi l’ho sempre stimato». Cala un brevissimo silenzio di stupore, si sentono i passi sui sampietrini. Un giovane cronista prova a dire che beh, forse, veramente. Allora Bagnai diventa arrogante, è proprio così, arrogante e grifagno, gli viene naturale: «Provate a fare un piccolo sforzo visto che sicuramente avete studiato...».
La scorsa estate Bagnai è subentrato a Borghi alla guida del «dipartimento economia» della Lega. Salvini, all’epoca, voleva che il partito continuasse ad essere decisamente orientato: e Bagnai, 58 anni e modesto suonatore di clavicembalo ai festival di musica barocca, senatore e docente all’università di Pescara, è noto alla comunità scientifica e politica solo ed esclusivamente per la sua forsennata battaglia contro l’Eurozona.
claudio borghi matteo salvini alberto bagnai
Una pubblicazione di successo: Il tramonto dell’euro, otto anni fa (quindi scarsamente profetica). Poi convegni e interviste. Sempre con tono minacciosetto. Contro chiunque osi criticarlo. Il collega Tommaso Monacelli della Bocconi ci prova. E Bagnai, su Twitter: «Gli facciamo un bel cappottino di abete» (per alludere a una bara).
Un’altra volta, soliti toni cimiteriali, sul suo blog: «L’unica Bce buona è quella morta». Su Draghi, all’epoca presidente della Banca europea: «Dice sciocchezze. Non ha alcun titolo per dettare la linea economica di uno Stato sovrano». Poi se la prende con i partigiani dell’Anpi: «Sono pro euro... Da antifascisti a piddini, il passo è breve, per gli amabili vegliardi». Chiarissimo con un autore tivù: «Stampati bene in testa che a me, se non mi invitate più, non me ne frega un beneamato c@zzo».
Claudio Borghi è meno iracondo, meno volgare.
goofy 7 alberto bagnai claudio borghi
Un furbacchione con la parlantina del furbacchione (in tivù, nei talk, va fortissimo): ex fattorino, ex agente di cambio, ex broker, ex agente della Deutsche Bank, ex docente a contratto di Economia e mercato dell’arte all’Università Cattolica e, per hobby, a sua volta mercante d’arte. La vita gli cambia una notte. Con il cellulare che inizia a vibrare. Voce leggermente impastata. «Ciao, sono Matteo: hai voglia di spiegarmi queste tue strane idee sull’euro?».
La mattina dopo, Borghi gli tiene una lezioncina. E gli suggerisce: leggiti il libro che ha scritto il mio amico Bagnai. Salvini comincia a fidarsi di Borghi. E Borghi prova a incassare: si candida con il Carroccio alle Europee del 2014, però non ce la fa. Un anno dopo cerca di diventare governatore della Toscana, ma niente: riperde. Nel 2017 si accontenta del consiglio comunale di Como, però poi eccolo subito, finalmente, sbarcare a Montecitorio con il suo mantra: dobbiamo uscire dall’euro.
Che tipi.
Economisti sempre con un pensiero buono per il prossimo. Alle 21.10, Borghi twitta: «Sto vedendo Travaglio che sta per avere un travaso di bile. Sempre meglio. #ottoemezzo».
Bagnai prova invece a farci il gioco delle tre carte (ma quelli bravi li trovate sulla Roma-Napoli, nell’area di servizio Teano): «Draghi? Io e Draghi veniamo dalla stessa scuola... E non ho mai trovato nulla da obiettare sulle sue scelte e analisi di politica economica». Nemmeno mezzo tentativo per nascondere il trucco. Zero. Vogliono quasi convincerci che la sera s’addormentano con la biografia di Altiero Spinelli sul comodino.
Va bene: sono giorni frenetici, complessi, memorabili. La Moleskine è piena di appunti.
Draghi incontra Grillo, Conte con un banchetto davanti a Palazzo Chigi, Renzi che non cambia idea da 48 ore, il silenzio di Bettini, Unterberger delle Autonomie che assicura: «Draghi? È più tedesco dei tedeschi» (pensando di fare una battuta divertente).
Però, davvero: questa storia dei leghisti convertiti. Che storia. Bagnai e Borghi. Meno male che non vi avevamo mai preso sul serio.
BAGNAI alberto bagnai ospite di 'mezz'ora in piu' 2 ALBERTO BAGNAI roberto gualtieri alberto bagnai alberto bagnai giancarlo giorgetti