Face aux variants du virus, nous devons continuer d'agir en Européens. Les personnes vaccinées n'auront pas à réaliser de tests pour voyager entre les pays membres de l'Union européenne.
— Emmanuel Macron (@EmmanuelMacron) December 17, 2021
Ilario Lombardo per “La Stampa”
La macchina è pronta davanti all'hotel Amigo. Sono le dieci del mattino di ieri, Mario Draghi è chiuso nella sua stanza, nell'albergo del centro di Bruxelles. Lo staff aspetta che il presidente del Consiglio scenda, per dirigersi all'aeroporto e tornare a Roma. Nella sala delle colazioni si fa cenno a quello che nella notte ha detto Emmanuel Macron, durante la conferenza notturna congiunta con il cancelliere tedesco Olaf Scholz, contro i tamponi all'ingresso tra i Paesi dell'Ue anche per i vaccinati.
Frasi che non si possono definire esattamente in sintonia con la linea espressa dal premier italiano. Il tentativo di minimizzarle e di mascherare l'irritazione, all'interno dell'entourage, non cancella lo stupore di aver letto su Twitter il presidente francese smarcarsi ulteriormente da Draghi dopo il Consiglio europeo, invitando tutti ad «agire da europei» per combattere le varianti.
È inequivocabilmente una frase che suona ancora più brutale se diretta al premier italiano, che ha sempre rivendicato multilateralismo e coordinamento europeo come fondamenta della sua azione. Anche perché Macron non si limita a dire che la Francia non adotterà la stessa strategia italiana, ma usa un verbo, riferito alle persone vaccinate - «non dovranno fare il test» - che è di sfida verso la scelta del governo di Roma.
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D'altronde, segnali di un certo nervosismo tra i francesi c'erano già stati nella tarda serata di giovedì, quando viene annunciato che Macron e Scholz, nonostante l'ora tarda, avrebbero tenuto una conferenza stampa congiunta. Solo loro due. È il primo Consiglio europeo del cancelliere socialdemocratico, il primo senza Angela Merkel.
Macron fa il padrone di casa. Presentarsi davanti alla stampa insieme è un modo per rivendicare quel rapporto, tra Francia e Germania, che salda il progetto europeo e viene prima di tutto e di tutti, anche se a guidare l'Italia è Mario Draghi. L'ex banchiere, invece, poco dopo mezzanotte va dritto in albergo. E, come previsto, non tiene una conferenza stampa.
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Quello che sentiva di dover dire, lontano dalle domande dei giornalisti, lo dice al tavolo dei leader, durante il summit, quando si parla di Covid e della travolgente avanzata della variante Omicron. Draghi non cambia la sua tesi nemmeno di fronte ai tentativi di Macron e di Scholz di isolarlo. Sul tema, confermano fonti di Palazzo Chigi, non c'è stata una operazione concordata.
L'Italia si è mossa in autonomia perché sulle misure di contenimento sanitario è possibile farlo: «Ciascuno adotta le misure che ritiene più opportune». Draghi è convinto della sua scelta perché vuole «mantenere il vantaggio» sulla Omicron «a ogni costo», rallentarne «il più possibile» il dilagare in Italia dove è meno diffusa, in un momento, ha spiegato ai collaboratori, in cui stanno scadendo gli effetti delle due dosi di vaccino e c'è da intraprendere una nuova campagna sulle terze dosi.
Se il ritmo delle immunizzazioni procede con i numeri degli ultimi giorni, «in dieci giorni è possibile arrivare a proteggere 5 milioni di persone». Draghi vuole evitare a tutti i costi che quest' obiettivo venga affossato dall'ingresso in Italia di chi non si è vaccinato o chi viene da Paesi dove il virus circola di più perché i controlli sono meno rigidi.
Decidere che ognuno può imporre o meno restrizioni ai confini ulteriori a quelle comuni è «il compromesso», così lo definiscono a Palazzo Chigi, tra leader con posizioni e strategie lontane tra loro. Macron, come altri partner europei, avrebbe però gradito che il governo italiano avesse informato la Commissione Ue prima di adottare la decisione di imporre i tamponi.
Alla fine, per evitare questa dissonanza non è bastata l'armonia del Trattato del Quirinale, che pure Draghi e Macron hanno siglato tra grandi manifestazioni di stima e di affetto per curare le ferite del passato. Nemmeno è sufficiente il progetto comune, di imminente pubblicazione, di revisione radicale del Patto di stabilità, che di sponda con Scholz servirà a cambiare la cornice delle regole finanziarie europee. Qui si tratta di vedute, sulle misure sanitarie, che appaiono irrimediabilmente distanti.
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