Stefano Montefiori per il “Corriere della Sera”
Il presidente Emmanuel Macron deve fare i conti non solo con i sovranisti al governo a Roma ma pure con quelli all'opposizione a Parigi. L'estrema destra francese è pure più severa di quella italiana, perché si trova a disposizione un'occasione insperata per mettere in difficoltà la maggioranza (non assoluta, per il dispiacere di Macron).
Appena due settimane fa il ministro dell'Interno Gérald Darmanin presentava le prime linee di una nuova, più rigorosa gestione dell'immigrazione, e Macron minacciava di tornare alle urne, esibendo fiducia in una nuova, più confortevole vittoria.
È bastato il rifiuto italiano della Ocean Viking per cambiare il clima e mettere Macron in imbarazzo: se prima veniva criticato da sinistra perché troppo duro con gli immigrati, adesso passa come un presidente poco deciso nel proteggere i francesi dalla «sommersione migratoria» denunciata da Marine Le Pen.
Ora è la capogruppo del Rassemblement national, al comando di un pacchetto di ben 89 deputati, a sfidare Macron: «Dalle urne potremmo uscire più potenti di oggi e magari in grado di avere un primo ministro», ha detto ieri al Journal du Dimanche .
Marine Le Pen sente che l'approdo della Ocean Viking a Tolone infastidisce Macron, e insiste: «Quando sarò io presidente, non accetterò che le navi di scafisti facciano sbarcare migranti a casa nostra. Sostengo la posizione di Giorgia Meloni, come ho fatto in passato con le posizioni simili di Matteo Salvini».
Il governo francese si trova in una situazione quasi insostenibile: è stato più o meno obbligato ad aprire il porto di Tolone («chissà che cosa ci avrebbero detto se ci fossero stati dei morti a bordo», ha detto un ministro giorni fa), ma non riesce a rivendicare fino in fondo una decisione che sa essere piuttosto impopolare.
Tanto che Gérard Collomb, ex pezzo grosso socialista poi macronista della prima ora, ieri ha rivelato la ragione finora misteriosa che lo spinse a dimettersi da ministro dell'Interno nell'ottobre del 2018: «Macron voleva stabilire un hot spot per migranti a Tolone. Me ne sono andato per questo, non l'ho detto prima della corsa all'Eliseo perché temevo così facendo di fare vincere Marine Le Pen».
Nella maggioranza, una voce di peso è quella di Stéphane Séjourné, capo di Renew al Parlamento europeo e da settembre anche segretario di Renaissance (nuovo nome della République en Marche, il partito di Macron) a Parigi. Séjourné denuncia l'ostruzionismo degli eurodeputati di governo italiani, ungheresi e polacchi, pronti a bloccare qualsiasi risposta condivisa, e li accusa di strumentalizzare il dramma dei migranti: «L'estrema destra europea teme che una soluzione del problema faccia crollare la sua offerta politica».
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