Rinaldo Frignani per il “Corriere della Sera”
La sagoma bianca e rossa di nave Diciotti appare in rada davanti al porto di Lampedusa. E lì rimane per tutta la notte. L' imbarcazione della Guardia costiera attende solo un ordine per poter entrare e sbarcare i 177 migranti raccolti cinque giorni fa in acque maltesi (all' inizio erano 190, tredici sono stati trasferiti subito in ospedale).
Un ordine legato alla richiesta d' aiuto e alle difficili trattative in atto fra il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi e la commissione Ue, che all' inizio della vicenda si era comunque detta disponibile a collaborare per trovare una soluzione a quello che appare un caso molto più complicato di quello dell' Aquarius.
Prima un lavoro sotto traccia, in collegamento anche con i colleghi dei dicasteri dell' Interno e dei Trasporti, poi in serata un annuncio ufficiale, una richiesta formale a Bruxelles che sa di appello: «Un' azione decisa da parte delle istituzioni europee, che l' Italia naturalmente sostiene appieno, può consentire di superare in modo ordinato e sistemico le difficoltà e rendere strutturale l' approccio di condivisione degli oneri, peraltro già applicato più volte, negli ultimi due mesi, sulla base di intese ad hoc fra gli stessi Stati».
Tutto è pronto, o quasi. Anche perché il tempo stringe e l' intenzione è quella di archiviare al più presto una storia scomoda, carica di interrogativi, anche per come è cominciata. Si vuole chiudere bene per evitare che possano esserci strascichi e situazioni analoghe in futuro.
Perché questa è l' estate dei porti sbarrati, del braccio di ferro con l' Europa e le Ong, dei respingimenti come quello dell' Asso 28 - che però era un rimorchiatore e non un' unità navale militare italiana - e adesso della Diciotti, intervenuta per soccorrere un barcone che stava per affondare, secondo la Guardia costiera, mentre Malta lo stava scortando verso le nostre coste sostenendo che aveva rifiutato il suo aiuto.
L' ipotesi principale sulla quale si sta lavorando, e che appare la più credibile a questo punto della storia sebbene non ci sia troppo ottimismo e la risposta dell' Ue non sia poi così scontata, è la ridistribuzione dei migranti in alcuni Paesi europei, Italia compresa, dopo lo sbarco dei 177 che potrebbe avvenire già entro oggi, forse stasera, a Lampedusa. Nessun respingimento e rientro in Libia, come paventato ieri dal ministro dell' Interno Matteo Salvini, ma soprattutto nessuna ricerca di altri porti sicuri in Europa.
Impensabile immaginare un peregrinare lungo le coste del Vecchio Continente di una nave militare italiana - seppure impegnata nell' operazione Frontex - per far sbarcare i migranti. Ma neanche che centinaia di immigrati possano rimanere a bordo della Diciotti per altri giorni senza avere una valida alternativa.
Dopo una prima assistenza, le persone imbarcate verrebbero trasferite nei luoghi di destinazione. All' Italia, oltre alla sua quota di adulti, toccherebbero come vuole la legge tutti i minorenni non accompagnati, che sulla Diciotti sono 34. Una soluzione che potrebbe rappresentare la svolta in quello che da alcuni viene considerato un mezzo pasticcio sul quale fare chiarezza. In alternativa infatti, uno scenario altrettanto concreto, ci sono lo sbarco e l' accoglienza dei migranti solo da parte italiana, con il loro trasferimento nei centri di accoglienza.
Eventualità che potrebbe rivelarsi non rinviabile nel caso dall' Ue arrivi una risposta negativa. E i presupposti, viste le frizioni degli ultimi giorni, ci sarebbero pure. Intanto a bordo della Diciotti le condizioni dei migranti vengono costantemente monitorate, mentre sono stazionare quelle di chi è stato ricoverato: tre bambini con scabbia accompagnati da sei famigliari, una donna che ha subìto un aborto spontaneo, tre suoi compagni di viaggio con dolori addominali e uno di questi con preoccupante perdita di peso. In caso di ulteriori emergenze l' assistenza e il soccorso sono immediati. Ma si spera non ce ne sia ancora bisogno.