Adriano Scianca per ''La Verità''
Grandi manovre per arrivare alle elezioni anticipate in estate. Le trattative proseguono febbrili: si parlerà della stabilità economica da garantire? Della necessità di non creare un vuoto di potere di fronte all' attacco del terrorismo? Delle esigenze dei terremotati, che hanno bisogno di un governo in grado di decidere? Macché: si parla di contributi. Mica quelli versati dagli italiani, badate bene, ma quelli dei politici.
La principale resistenza al ricorso immediato alle urne viene infatti da chi siede in Parlamento per la prima volta (608 su 945 deputati e senatori) e che deve aspettare settembre per maturare il diritto alla pensione minima (si fa per dire). Ovvero quattro anni, sei mesi e un giorno dall' inizio della legislatura. Se non si arriva a quattro anni e mezzo, i parlamentari perdono i contributi. Nel caso specifico, stiamo parlando della data del 15 settembre. Prima di allora, non ci sono santi: le Camere non si sciolgono.
Secondo quanto riportato ieri da Repubblica, i renziani avrebbero un asso nella manica per convincere i più riottosi della necessità di ricorrere alle urne. L'ex premier avrebbe infatti in mente di convincere peones e new entry parlamentari a chiudere anzitempo la legislatura con una contropartita niente male.
Una buonuscita da 50.000 euro cash. La novità, continua il quotidiano fondato da Scalfari, passa attraverso l'abrogazione di qualsiasi pensione in favore di deputati e senatori a partire dalla diciottesima legislatura, la prossima: i 950 euro netti mensili da incassare a 65 anni dopo una sola legislatura (1.500 a 60 anni dopo due). E per la legislatura attuale?
matteo renzi parla alla camera vuota
Allo studio sarebbe proprio una norma transitoria, che consenta a chi è in Parlamento per la prima volta di ottenere solo nel 2017 la restituzione - finora preclusa - dei contributi versati dall' inizio della legislatura. Una cifra che, a fine 2016, ammonta a 48.500 euro e che a inizio anno toccherà appunto quota 50.000 euro.
In questo modo, anche i più titubanti si convincerebbero a staccare la spina al governo dopo l' approvazione della legge elettorale. Una volta definito il regolamento, si potrebbero sciogliere le Camere in primavera per andare al voto in estate. Il testo della norma sarà depositato in Ufficio di presidenza alla Camera a gennaio. Il contenuto della riforma sarebbe il parto di otto deputati del Pd.
La mossa è ben studiata: i grillini, i cui gruppi parlamentari strabordano di neofiti, sarebbero chiamati a votare una norma dai forti contenuti anticasta, dato che si andrebbe a toccare il simbolo delle pensioni dei parlamentari. I quali, tuttavia, avrebbero anche la possibilità di recuperare i loro contributi rimasti in cassa.
Il vantaggio senza precedenti - spiega un anonimo parlamentare del Pd, citato da Repubblica - è quello di cancellare per sempre la pensione dei parlamentari a partire dal 2018. Entro 15 giorni dall' entrata in vigore, il deputato avrà diritto di scegliere in quale cassa versare i propri contributi o se aprire un profilo Inps, se proprio è un disoccupato, come in alcuni casi tra i colleghi Cinquestelle.
Sul blog di Beppe Grillo, però, l' ipotesi viene definita la prima norma porcata del 2017.
FIDUCIA AL GOVERNO RENZI IN SENATO FOTO LAPRESSE
Renzi, si legge, vuole andare a elezioni il prima possibile con una legge anti M5S, nel vano tentativo di evitare il referendum contro il Jobs act e cercare di capitalizzare il fango gettato in queste settimane contro la giunta Raggi. Con la ricca buonuscita Renzi spera di placare gli appetiti di partito e terminare la breve esperienza del burattino Gentiloni.
Insomma, questo governo potrebbe davvero rivelarsi un esecutivo di scopo volto a fare la legge elettorale e poi a salutare tutti. Già, ma quale legge elettorale? I renziani hanno pensato anche a questo, con un' ulteriore strategia machiavellica che passa per il più improbabile degli assi: quello tra i due Matteo, Renzi e Salvini, uniti per il Mattarellum. Sembra che l' ex premier abbia telefonato al leader leghista.
FIDUCIA AL GOVERNO RENZI IN SENATO FOTO LAPRESSE
Nessuna larga intesa, ma una piccola sì. L'obiettivo è il voto anticipato. Entrambi vogliono andare alle urne a giugno, tagliando corto con l'esperienza Gentiloni e scongiurando qualsiasi tentazione proporzionalista, che invece sta solleticando Silvio Berlusconi. Se Salvini ha avviato un flirt con Renzi, i rapporti con l'ex Cavaliere sono ai minimi storici. I due si punzecchiano a distanza: il leader di Forza Italia ha apertamente sconfessato il lepenismo e punta a regole elettorali che lascino ampio margine di manovra post-voto per soluzioni di compromesso.
Con il voto anticipato all'insegna del Mattarellum, Salvini forzerebbe il centrodestra a ricompattarsi per individuare i candidati comuni nei collegi, e questo gli consentirebbe di concorrere per la leadership della coalizione, mentre con un sistema proporzionale ognuno andrebbe per sé.
Gli interessi di bottega, insomma, divergono sempre più e avvicinano il leghista a Renzi. L' ex premier sta preparando la riscossa, che passa per la strana coppia insieme all' altro Matteo per portare a casa il Mattarellum e per la buonuscita con cui ottenere il voto anticipato. In fondo si tratta di parlare al lato più sensibile dei parlamentari: il portafoglio.