Estratto dell’articolo di Augusto Minzolini per “Il Giornale”
[…] In vista dell'assemblea che il 28 aprile è chiamata ad approvare i conti 2021 della Mondadori, Marina Berlusconi, presidente della casa editrice e di Fininvest, parla dei risultati aziendali ma, come tutti, ha sempre davanti a sé l'orrore dei massacri in Ucraina. […]
[…] «Ogni imprenditore deve sempre pensare ai suoi conti, alla comunità in cui opera, alla qualità del prodotto... Un editore, però, ha un supplemento di responsabilità perché produce cultura e valori, che di questi tempi sono gli anticorpi contro le spinte autoritarie e illiberali. Se mi passa il paragone, è un po' come se fossimo il sistema immunitario della democrazia. Per questo, da editore, trovo sia inevitabile una scelta di campo».
Vorrebbe mettere l'elmetto anche alla cultura?
«Certo che no. So perfettamente che in nessuna vicenda umana il bene e il male stanno da una parte sola, ciascuno ha ragioni da addurre e torti da lamentare. Però i distinguo che troppo spesso sento fare mi paiono assurdi o strumentali. Qui non possiamo che stare da una parte precisa: quella di un popolo aggredito e dei valori del mondo democratico cui appartiene, e contro un aggressore che in realtà ha dichiarato guerra a tutto l'Occidente, alla sua identità e alla sua cultura».
SILVIO BERLUSCONI TRA MARINA E MARTA FASCINA
Ma proprio la cultura, e quindi anche una casa editrice come la Mondadori, per loro natura non devono tenere conto di tutte le voci?
«E infatti nessuno ha intenzione di censurare […] nemmeno i più insinuanti paladini delle ragioni degli invasori. Che poi, è inutile girarci attorno, in realtà più che apprezzare Putin detestano l'Occidente, a cominciare dagli Stati Uniti. […]».
«[…] il sistema occidentale basato sulla libertà e sulla democrazia avrà mille limiti e difetti, ma ha sicuramente molti più pregi, a cominciare dal fatto che lo si può criticare anche aspramente senza il rischio di finire in galera. A Mosca e a Pechino succede lo stesso? […]».
C'è voluto un mese, però, prima che suo padre si decidesse a condannare Putin.
Marta Fascina Silvio Berlusconi Marina Berlusconi
«Mio padre ha fatto e ha detto le cose giuste al momento giusto. La sua posizione è sempre stata netta. Vedi il voto di condanna dell'invasione al Parlamento europeo, o il sostegno alla politica filo-atlantica del governo Draghi. O la lungimiranza che per tanti anni ha fatto di lui il più convinto sostenitore della necessità di un esercito e di una politica estera comuni dell'Unione, e il primo a denunciare i pericoli del neoimperialismo cinese e di un abbraccio con la Russia.
Ricordiamoci anche che, da premier, vent' anni fa Silvio Berlusconi era addirittura riuscito a convincere Putin e George W. Bush a firmare l'accordo di Pratica di Mare, premessa per l'ingresso della Russia nella Nato. Se fosse stato possibile continuare a percorrere quella strada, oggi forse non saremmo qui a parlare di guerra. Il fatto è che l'Occidente in questi vent' anni ha perso terreno. E oggi rischia di perdere la sua anima».
L'Occidente è in difficoltà, è evidente. Ma contro l'invasione russa Stati Uniti ed Europa finora sono uniti.
«La guerra però ha mandato in frantumi un'illusione: oltre a non essere esportabili, come qualcuno aveva sperato, la democrazia e le sue conquiste non sono affatto un patrimonio acquisito, un diritto naturale sempre e comunque a nostra disposizione […]».
Non le pare una visione un po' troppo apocalittica, quella di un Occidente debole e minacciato su tutti i fronti?
«Mi scusi, ma davanti alle nostalgie imperiali di Putin, alla bulimia espansionistica della Cina o al terrorismo islamico, che per strade diverse combattono il nostro sistema, che cosa ha fatto il mondo libero? Per troppo tempo si è limitato a balbettare, in preda a incomprensibili complessi d'inferiorità. Anzi, ha fatto di peggio: ha scoperto di essere la causa di tutti i mali, ha iniziato a processare la sua stessa storia, a mettere al bando pezzi della sua cultura e a flagellarsi per espiare chissà quali colpe».
Beh, la nostra storia è fatta anche di inaudite violenze, sangue, sfruttamento.
«E chi lo nega? Ma ogni cultura è figlia della sua storia, di tutta la sua storia. Che non può essere passata al setaccio, tenendo solo le cose che ci piacciono. Così come non si può trasformare la sacrosanta tutela delle minoranze in una dittatura di queste stesse minoranze. Ecco la cancel culture: la dimostrazione - ahimè che il peggior nemico dell'Occidente alla fine è diventato proprio l'Occidente».
putin berlusconi bush pratica di mare
Non è la prima volta che lei critica la cancel culture. Quali sono le responsabilità che ha in questa guerra?
«Non vorrei esagerare, ma la cancel culture agisce un po' come una quinta colonna, aggredisce da dentro il nostro patrimonio culturale e la libertà di pensiero e di espressione. Di fronte a questa pericolosa variante del politicamente corretto, da editore, io sento una responsabilità in più. […]». […]
marina e silvio berlusconi putin berlusconi bush MARINA E SILVIO BERLUSCONI