1 – REGIONI, IL PATTO GIALLOROSSO NON DECOLLA E ADESSO ZINGARETTI RISCHIA IL CONGRESSO
Carlo Bertini e Fabio Martini per “la Stampa”
Tanto tuonò che non piovve. Il 14 agosto sembrava essersi consumata una svolta a suo modo storica: dopo 13 anni di rivendicata solitudine i Cinque stelle avevano aperto ad alleanze locali con i «partiti tradizionali».
BEPPE GRILLO GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO
Ebbene, cinque giorni dopo e a 24 ore dalla presentazione delle liste, quella svolta non ha ancora aperto la strada ad intese tra Cinque stelle e Pd nelle due regioni - Puglia e Marche - nelle quali è ancora possibile allearsi in vista del voto, fissato per il 20 e 21 settembre.
Luigi Di Maio non ha spinto più di tanto sull'acceleratore e da parte sua non ha dato segni di vita Beppe Grillo, sul conto del quale si era diffusa negli ultimi tre giorni una voce interessante: potrebbe lanciare un appello ai suoi ad allearsi con Pd nelle due regioni in bilico.
Poltrone e programma
LUIGI DI MAIO INCONTRA BEPPE GRILLO A ROMA 5
Certo, nel mondo sempre cangiante dei Cinque stelle sino all'ultimo momento tutto è possibile. E infatti ieri sera in casa Pd si era riaccesa qualche speranza per le Marche, speranza destinata a prolungarsi fino a questa mattina: anche se le liste vanno depositate entro le 12 del 22 agosto oggi è il giorno del «dentro o fuori», l'ultima data utile per capire se sarà svolta in zona Cesarini.
Il dossier è in mano a Di Maio e si sta giocando attorno all'offerta del Pd di un vicepresidente di regione, del presidente del consiglio regionale, di vari assessori. «Si tratta sul ticket tra Mangialardi e Mercorelli e su un accordo su tre punti di programma, in primis la sanità», dice un dirigente che segue la partita.
Ma se non ci saranno colpi di scena gli effetti della non-svolta sono presto detti. Primo: su sei regioni al voto, l'alleanza Cinque Stelle-Pd si potrà misurare soltanto in Liguria sul candidato comune Ferruccio Sansa, anche se il dato politicamente più rilevante si preannuncia un altro: un accordo in Puglia e Marche potrebbe garantire alla maggioranza di governo la certezza quasi assoluta di "vincere" la partita delle elezioni di settembre, con un probabile 4-2, ma senza patti dell'ultima ora, quel risultato potrebbe risultare ribaltato.
A favore del centrodestra. Con un paradosso ulteriore: che il Pd possa finire per perdere là dove corre assieme ai Cinque stelle (Liguria) e vincere là dove corre da solo (Campania e Toscana).
Con uno scenario da brivido per il partito guidato da Nicola Zingaretti: il 21 settembre, assieme al voto per le Regionali, si apriranno le urne per il referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari, una battaglia storica dei "grillini" che, salvo sorprese, potranno esultare per il sì degli elettori.
GIUSEPPE CONTE MICHELE EMILIANO
Un'esultanza che il Pd dovrà invece guadagnarsi sul campo, provando a vincere in almeno tre regioni: Campania, Toscana e la Puglia di Michele Emiliano.
Riparte la guerra tra i Dem
Ecco perché negli ultimi giorni Zingaretti ha spinto per un accordo in extremis. Una sconfitta 4-2 o peggio 5-1 potrebbe aprire la partita del congresso anticipato nel Pd, con l'obiettivo di cambiare il segretario.
NICOLA ZINGARETTI GIORGIO GORI
Avvisaglie sono in atto da giorni: dopo Giorgio Gori ieri è uscito allo scoperto il sindaco di Firenze Dario Nardella, ipotizzando un congresso sul punto dolente: no ad una alleanza strategica con i Cinque stelle. Significativa la reazione di Zingaretti: il segretario del Pd ha scritto subito un post piccato su Facebook.
LORENZO GUERINI GIUSEPPE CONTE
Sull'esito della votazione per le alleanze locali «si sta generando troppa confusione, perché quel voto ha eliminato il no pregiudiziale del M5s ad eventuali accordi» e dunque «nessuna voglia di esultare» ma anche soddisfazione perché si diventa «alleati e non avversari».
LUIGI DI MAIO NICOLA ZINGARETTI BY EDOARDOBARALDI
Un segnale alla fronda interna («che ci vuole far tornare al 15%», sbottano al Nazareno) per ora circoscritta, ma che Zingaretti sa potrebbe allargarsi dalla notte del 21 settembre. E in vista delle Regionali lo stesso leader ha indicato la linea del Pd: «Noi sosteniamo gli unici candidati in grado di battere la destra». Ergo, non grillini i candidati in partita. La campagna per il "voto utile" è partita.
2 – LITE NEL PD SULL'ALLEANZA CON I GRILLINI GLI EX RENZIANI CONTRO ZINGARETTI
Estratto dell’articolo di Emanuele Lauria per “la Repubblica”
cristina parodi giorgio goripremio e' giornalismo 2018 11
L'assalto alla segreteria del Pd è scattato sotto il solleone: più dell'afa, a irritare i riformisti anti-zingarettiani del Pd, è l'abbraccio troppo caldo con i 5Stelle. «Congresso, congresso », è l'invocazione degli esponenti della corrente guidata dal ministro della Difesa Lorenzo Guerini, che ha consegnato al Foglio il manifesto politico del "nuovo" partito: «Riscoprire la vocazione maggioritaria anche con il proporzionale, abbandonare i sussidi e rappresentare le istanze di chi fa impresa».
andrea marcucci matteo renzi 1
Ma soprattutto, è la linea di Base riformista, bisogna rimarcare le «profonde e radicali differenze », così le chiama Guerini, che separano i dem dai grillini. È su queste parole che si innesta la proposta di sottoporre «alleanze e scelte politiche strategiche» a un congresso tematico, avanzata dal sindaco di Firenze Dario Nardella e avallata dal capogruppo del Pd in Senato, Andrea Marcucci: «Un'ottima idea».
Un affondo che, da un lato, mette in discussione la linea e la leadership di Zingaretti, difensore del valore non solo tattico dell'intesa coi 5 Stelle. E dall'altro recide quasi del tutto il sottile filo di un accordo giallorosso per le Regionali nelle Marche, un sempre più difficile matrimonio in extremis che possa bissare quello contratto in Liguria. È un improvviso temporale estivo, che forse prelude a una bufera dopo il voto del 20 e 21 settembre.
(…) L'obiettivo dell'ala meno vicina al segretario è quello di arrivare a una battaglia congressuale che veda come portabandiera un governatore molto amato e distante dai grillini come Stefano Bonaccini. Ma perché far partire ora la corsa? Forse perché in ambienti dem circola con insistenza la voce (mai confermata dall'interessato) che Zingaretti possa diventare ministro in un rimpasto autunnale.
NICOLA ZINGARETTI STEFANO BONACCINI
L'avversario del candidato di Base riformista per la segreteria, a quel punto, diverrebbe Andrea Orlando, che ieri non ha perso tempo a censurare la sortita di Nardella: «Che ne dite di fare la campagna elettorale per le Regionali prima e parlare di assetti interni poi?». (…)
MICHELE EMILIANO LUIGI DI MAIO