Luca De Carolis per il “Fatto quotidiano”
Dal Napolitano che interveniva al Mattarella che ascolta. Un padrone di casa di poche parole: tutte sul metodo. In un martedì mattina simil primaverile, Sergio Mattarella inizia i colloqui con i partiti di opposizione al Quirinale, il primo vero passaggio politico della sua presidenza. E marca la differenza con il predecessore.
QUIRINALE - IL CANE BRICIOLA E MATTARELLA
A parlare, principalmente di riforme e Libia, sono soprattutto gli altri: il solitario Brunetta, ricevuto alle 10, e la delegazione di Sel, entrata alle 11. Il presidente ascolta proteste e preoccupazioni, osserva documenti e lettere. E risponde con un pugno di frasi, promettendo attenzione per le opposizioni, rimaste fuori dell’aula alla Camera sulla riforma costituzionale. Di più non dice e non promette Mattarella, che in giornata riceve la telefonata di congratulazioni di Barack Obama (“un lungo colloquio” secondo la nota del Colle).
A breve, quasi certamente la prossima settimana, incontrerà l’M5S e Beppe Grillo, che gli hanno chiesto formalmente udienza il 4 febbraio. Il presidente ha risposto lunedì sera, e Grillo ha subito pubblicato sul suo blog la lettera in cui Mattarella “ringrazia per gli auguri” e assicura: “Sarò lieto di riceverla al più presto”. Al Quirinale dovrebbe salire anche la Lega Nord. Probabilmente senza Matteo Salvini, che ieri su Radio Padania ha ostentato disinteresse: “Cosa devo chiedere a Mattarella? Chiedergli il numero di telefono del parrucchiere?”.
Parole che hanno provocato “stupore” sul Colle, secondo indiscrezioni riportate dall’Agi. Anche perché l’incontro l’hanno chiesto i parlamentari leghisti, pochi giorni fa. La certezza è che il neo presidente vuole incontrare tutte le opposizioni. Ieri ha iniziato con Brunetta . Solo soletto, il berlusconiano varca la soglia del Quirinale alle 10. Di fronte, oltre a Mattarella, si trova il segretario generale uscente Donato Marra e il suo successore Ugo Zampetti (la sua nomina è stata ratificata dal Consiglio dei ministri ieri pomeriggio): silenti.
Il capogruppo alla Camera di Fi presenta subito un documento contro le riforme renziane, come concordato con Berlusconi. Un testo in 25 punti, in cui si protesta contro la “grave forzatura” del governo, per poi sostenere: “Il combinato disposto di riforma costituzionale e legge elettorale porta a un mostro giuridico che pregiudica i principi supremi della Costituzione”.
Il resto lo aggiunge in viva voce il forzista: “Presidente, Renzi va avanti a colpi di maggioranza . Noi non potevamo che uscire dall’aula”. Mattarella replica auspicando “la ripresa del dialogo”, spiega che vedere le opposizioni fuori dell’aula lo ha “colpito molto”. Il colloquio dura una mezz’ora.
Poi è la volta della delegazione di Sel, con i capigruppo De Petris e Scotto e il presidente Nichi Vendola. Parla soprattutto lui, che conosce Mattarella dai tempi in cui erano entrambi in commissione Antimafia (anni ‘90). Si lamenta subito del Renzi scappato avanti sulla Libia “con dichiarazioni improvvide”. Poi gli consegna la lettera di un artigiano romano sfrattato. Infine, gli chiede dei segnali sulle riforme, “da garante della Costituzione”.
Mattarella assicura attenzione, fa capire che eserciterà la sua moral suasion per chiedere al governo maggiore condivisione. Sul contenuto di legge elettorale e riforma della Carta non entra, neppure di sfuggita. Si sofferma sul metodo, sull’importanza del confronto parlamentare. Davanti ai microfoni, sia Brunetta che Vendola manifestano soddisfazione. Secondo il forzista, “Mattarella userà tutti gli strumenti previsti dalla Costituzione per ripristinare un clima di confronto”.
E Vendola: “Abbiamo espresso la preoccupazione che l’umiliazione della funzione parlamentare possa diventare insopportabile quando si tratta delle riforme costituzionali”. A margine, le schegge per Brunetta. La sua ascesa al Colle ha irritato una bella fetta di partito, fittiana e non.
Come Maurizio Bianconi: “Di uomini soli al comando a Forza Italia ne basta uno solo, Silvio Berlusconi. Vediamo con disappunto che ce n’è un altro, nato Brunetta, che se ne va al Quirinale con un documento che sicuramente non ha confrontato col gruppo che rappresenta”.
Mentre i renziani infieriscono: “Siamo passati da Forza Italia a Forza Brunetta”. Dai 5 Stelle invece continuano ad arrivare segnali positivi a Mattarella. “Vogliamo instaurare un dialogo col nuovo Capo dello Stato visto che col vecchio presidente non c’è stato” afferma la capogruppo alla Camera, Fabiana Dadone. Che aggiunge: “Al Quirinale andremo io, il capogruppo in Senato Cioffi e Grillo”. Ma più d’uno parla della possibile presenza di Casaleggio. Ipotesi da verificare, per il Movimento che non vede l’ora di salire al Colle.