Monica Guerzoni per corriere.it
«Qui a Cesenatico c’è mezzo governo».
E lei, Enrico Letta? Perché un ex premier è rimasto fuori?
LA STRETTA DI MANO TRA ENRICO LETTA E MATTEO RENZI
«Io ci sono. Si può fare politica anche fuori dai palazzi, aiutando la formazione dei giovani. In due giorni, dalla summer school di questa Scuola di politiche che sta entrando nel quinto anno accademico e che lanciai il giorno in cui mi dimisi da deputato, sono passati Sassoli, con i ministri Boccia, De Micheli, Costa. E poi Montezemolo, Giovannini, Carofiglio, Carrozza e tanti altri».
Si è parlato di lei come possibile commissario Ue?
«Il candidato naturale è sempre stato Gentiloni, si è sempre saputo che sarebbe stato lui il commissario italiano».
Qualcosa sta cambiando sulle politiche migratorie?
«L’approdo della Ocean Viking a Lampedusa è un buon passo avanti. Ma io propongo di uscire dal Trattato di Dublino, creando un nuovo trattato tra Paesi volenterosi senza diritti di veto. Solo così si potranno avere automatismi efficaci, altrimenti assisteremo continuamente a una penosa asta al ribasso sulla pelle dei migranti, frutto del cinismo».
È la fine della propaganda di Salvini, come sostiene Franceschini?
«No, il tema rimane aperto. Serve una soluzione strutturale, altrimenti ogni volta che arriva una nave scoppia uno psicodramma, che aiuta la Lega. Tra porti chiusi e porte aperte serve una terza via».
Il Conte due è un governo contro Salvini?
«Sì, è nato per via dell’errore di Salvini e ora ha un nemico e un’opposizione forte. Ora bisogna che un governo contro si traduca in un governo per. È partito bene e ha davanti un tempo potenzialmente lungo, tre anni e mezzo sono un’eternità. Ora deve lavorare ed essere coeso. Vedo tre concetti chiave, la gestione delle migrazioni, il Nord da recuperare e la necessità di unità e di umiltà. Per non lasciare praterie a Salvini, il governo deve parlare al Nord con soluzioni economiche. Competitività, sburocratizzazione, infrastrutture, investimenti e meno tasse sul lavoro».
E l’autonomia? Il ministro è l’ex lettiano Boccia.
«Francesco e tutti noi abbiamo chiaro come il rischio sia che il governo venga visto dal Nord come un governo non suo. Per la prima volta le regioni del Nord sono tutte in mano all’opposizione, tranne l’Emilia Romagna».
Se il Pd perde anche l’ultima roccaforte?
«L’Emilia Romagna è fondamentale. E’ il Rubicone, la linea del Piave».
Franceschini e Bettini sono pronti ad allearsi con il M5S. E lei, che era con Bersani al tavolo del disastroso streaming con i grillini?
«Penso sia ora di ragionare su un’intesa politica, non solo di governo. Ha fatto bene Conte a parlare di progetto politico, sono d’accordo con lui. Deve essere il motore esterno che spinge i tre partiti a presentarsi insieme alle Regionali e a scommettere su un progetto comune».
IL PASSAGGIO DELLA CAMPANELLA TRA ENRICO LETTA E MATTEO RENZI
Lei è pisano. L’assenza di toscani è una vendetta contro Renzi?
«Mi viene da sorridere, bisogna evitare di fare piccole polemiche e rimboccarsi le maniche. C’è bisogno che questa operazione vinca, altrimenti affondiamo tutti e torna Salvini con i pieni poteri».
E se Renzi facesse la scissione?
«Io non ci credo, una scissione a freddo non avrebbe senso, visto anche il modo intelligente e inclusivo in cui Zingaretti ha gestito questa fase. Quel che è avvenuto è stato in parte proposto da Renzi, non vedo su cosa dovrebbe fare la scissione. Invito tutti a lasciar perdere il politichese e a discutere dei problemi del Paese. Se il governo non dura è una catastrofe e vince Salvini».
Vogliono fermarlo con il proporzionale. Concorda?
«Ho trovato inopportuno che il primo dibattito che si è offerto al Paese sia sulla legge elettorale, come se i partiti avessero paura del voto. Io sono per il mattarellum, ma se ne parli dopo aver cominciato a risolvere i problemi degli italiani. Altrimenti Salvini coglierà il pessimo segnale e dirà che Pd e 5 Stelle stanno insieme solo per le poltrone».
Salvini vuole tornare al maggioritario con il referendum...
«Non bisogna seguirlo».
È vero che a giugno, quando pranzò con Conte ad Hanoi, gli suggerì che in Parlamento aveva i numeri per battere Salvini?
«Non so se fui io a convincere Conte, ma sono convinto che la svolta l’abbia fatta lui. A luglio, quando i 5 Stelle hanno dato a Ursula von der Leyen i voti per diventare presidente della Ue, Conte ha riportato l’Italia al centro della scena. Il governo con Salvini è finito quel giorno e il premier, che ha giocato una partita coraggiosa, ha avuto i galloni per la seconda chance».