DAGOELEZIONI 2
Il buonumore dalle parti di Arcore porta il Banana ad indicare i suoi uomini per i vertici istituzionali. Dopo aver capito che la poltrona della Farnesina gli sarebbe sbarrata, Paolo Romani sembra intenzionato a puntare decisamente verso lo scranno più alto di Palazzo Madama. Insomma, “Paoletto” non fa mistero di voler diventare presidente del Senato. Sembra che Berlusconi si sia già sbilanciato in tal senso: d’altra parte il Cav non ha mai detto “no” a nessuno.
Antonio Tajani lo sa bene. E per questo, di fronte alle profferte di andare a Palazzo Chigi, da buon ciociaro si tiene qualche via di fuga aperta. Ha già fatto sapere che, dato il suo ruolo di Presidente del Parlamento europeo, non può certo essere disponibile per un governo provvisorio (come qualcuno pare tratteggiare). Una scelta avallata dai “pesi massimi” europei che avrebbero già fatto sapere che l’Italia rischia di restare a secco di poltrone se Tajani dovesse ri trasferirsi a Roma. Monito non da poco, visto che nel 2019 pure Mario Draghi perde la poltrona (della Bce).
Ma c’è una condizione che potrebbe convincere l’ex cronista di Montanelli ad accettare un eventuale (ed ipotetico, al momento) incarico per Palazzo Chigi. E sarebbe quello che il prossimo Parlamento debba rimettere mano alla legge elettorale: come dicono tutti. In quel caso, Tajani potrebbe accettare. Antonio sa bene, da consumato cronista politico, che nulla è più stabile della precarietà.
Mettere mano ad una nuova legge elettorale occuperà le Camere per almeno un paio di anni. E nel 2019 ci saranno le elezioni europee e l’assemblea di Strasburgo eleggerà un nuovo presidente; insomma, in qualunque caso perderebbe il lavoro.
Per restare nel centrodestra si vocifera che Bobo Maroni non avrebbe affatto idea di fondare un nuovo partito se la Lega non dovesse alle elezioni raccogliere i risultati attesi. Al contrario, avrebbe in animo di creare una forte corrente in grado – in futuro – dare filo da torcere al quel terrone di Salvini.