MIGRANTI MA TANTI TANTI - ANGELA MERKEL PROVA A RASSICURARE I TEDESCHI: “L’ARRIVO DEGLI STRANIERI CAMBIERÀ LA GERMANIA. SAPREMO INTEGRARLI” - MA DAI BAVARESI A LE PEN, DALLA DANIMARCA ALLA SVEZIA, IL CRESCE L’INSOFFERENZA PER I PROFUGHI

Il britannico David Cameron stabilisce il suo limite agli ingressi, ventimila. A Copenaghen il Partito del popolo chiede di reintrodurre i controlli pre-Schengen e il governo di minoranza liberale, legato a doppio filo all’appoggio dei populisti, deve almeno ascoltare: il Ministero dell’Immigrazione lancia una campagna per scoraggiare le partenze dal Libano…

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1 - MERKEL AI TEDESCHI: «L’ARRIVO DEGLI STRANIERI CAMBIERÀ LA GERMANIA SAPREMO INTEGRARLI»

Danilo Taino per il “Corriere della Sera”

 

MERKEL CSU PROFUGHI 5 MERKEL CSU PROFUGHI 5

Ieri, Angela Merkel ha tenuto una conferenza stampa per felicitarsi con i tedeschi, per dire come sia stata commovente, durante il weekend, la loro accoglienza ai profughi in cerca di asilo. Ma soprattutto per avvertirli di quello che li aspetta. Gli arrivi — ha detto — «sono qualcosa che dovremo affrontare per i prossimi anni». Qualcosa — ha aggiunto — «che cambierà il nostro Paese: vogliamo che sia un cambiamento per il meglio e crediamo di poterlo fare». Soddisfatta, commossa…e pronta ad affrontare una quantità (di persone) che cambierà la qualità (del Paese). La svolta che il flusso di profughi ha avviato nei giorni scorsi è, nella lettura della cancelliera, un’immediata impresa organizzativa.

 

merkel e la bimba palestinese merkel e la bimba palestinese

Ma è soprattutto destinata a trasformare la Germania e il Vecchio Continente. Integrare centinaia di migliaia di richiedenti asilo, probabilmente qualche milione nel giro di pochi anni, sarà una sfida maggiore di quella della riunificazione: non tanto per numero di persone coinvolte ma perché si tratta di profughi diversi dai tedeschi per cultura, usanze, religione, aspettative, capacità di comunicare.

 

L’obiettivo di Berlino è rendere il meno traumatico possibile il passaggio dalla Germania più o meno omogenea di oggi (in realtà ha già integrato quattro milioni di turchi, ma in decenni) a una Germania multinazionale. «Abbiamo alle spalle un week- end commovente», ha detto Frau Merkel: sforzi di cittadini che «hanno dipinto un quadro della Germania che può renderci orgogliosi».

germania arrivo dei profughi siriani 7 germania arrivo dei profughi siriani 7

 

Ha sottolineato che è bello sapere che il Paese è attraente, che la gente vuole andarci a vivere, «soprattutto se pensiamo alla nostra storia». E che qui non si parla della cancelliera o dei politici «ma di chi è andato nelle stazioni ad accogliere i rifugiati». Poi, ha chiarito che ora serve «uno sforzo nazionale» che durerà a lungo.

 

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Anche europeo, in realtà, a cominciare dalla ricerca di una posizione comune nella Ue sulla politica di asilo: «Lavoreremo per farne uno dei grandi progetti dell’Unione Europea nei prossimi anni». L’apertura ai rifugiati, che spesso viene definita «svolta di Merkel», in realtà è una convinzione consolidata della cancelliera. La quale da mesi lancia allarmi contro il razzismo e contro il movimento xenofobo Pegida sulla base del concetto «la Germania è un Paese di immigrati». Lo sarà sempre di più.

 

2 - DAI BAVARESI A LE PEN, IL MALUMORE SI FA STRADA

Maria Serena Natale per il “Corriere della Sera”

 

Fuori dal centro di prima accoglienza allestito alla Fiera di Monaco c’è una fila di taxi in attesa. Il prezzo si contratta. Hannover? Seicento chilometri, mille euro. Rispetto ai pacchetti tutto incluso dei trafficanti di uomini, un viaggio in business. Ci sono famiglie da riunire, storie da raccontare e troppo tempo da recuperare. Chi tra i profughi può permetterselo, paga senza aspettare i trasferimenti organizzati né le quote della Ue.

germania arrivo dei profughi siriani 4 germania arrivo dei profughi siriani 4

 

Chi se la sente ancora sale su un treno e parte verso nuovi confini. Danimarca, Svezia, Norvegia… biglietto di sola andata. Sull’onda dell’emozione, che non è per sempre.

Non solo l’Ungheria di Viktor Orbán, che torna all’attacco su invasione musulmana e debolezze occidentali. Non solo la Polonia che fissa un tetto di duemila rifugiati, meno di quanti hanno passato la notte alla Fiera. Non solo Est. Il malumore per la politica delle frontiere aperte si fa sentire pure all’Ovest.

 

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Il britannico David Cameron stabilisce il suo limite agli ingressi, ventimila. A Copenaghen il Partito del popolo chiede di reintrodurre i controlli pre-Schengen e il governo di minoranza liberale, legato a doppio filo all’appoggio dei populisti, deve almeno ascoltare: il Ministero dell’Immigrazione lancia una campagna per scoraggiare le partenze dal Libano, come faceva fino a qualche settimana fa la Germania con gli spot per i Balcani. La stessa Germania dove oggi Angela Merkel vede la fronda degli alleati bavaresi della Csu che definiscono «una scelta sbagliata» azzerare i controlli.

 

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E dalla Francia alza il tiro la leader del Front National. L’accoglienza tedesca? Copertura umanitaria per regalare schiavi all’economia. «L’immigrazione è solo un fardello» dice Marine Le Pen in perfetta sintonia con il premier ungherese Orbán, saldando un’alleanza tra destre anti-immigrati. L’altra faccia della solidarietà è l’inquietudine. Il 55% dei francesi è contro l’agevolazione delle procedure d’asilo. Ora che anche l’Austria sta per richiudere le frontiere, si tenta il tutto per tutto. Ieri in centinaia si sono messi in marcia dal confine serbo-ungherese. Sfondano blocchi, aprono varchi nel filo spinato, corrono senza guardarsi indietro. Non è finita.

 

 

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