Salvatore Dama per Libero Quotidiano
Arrivano i bandi per finanziare la ricerca. E questa è la seconda notizia. La prima è che le domande vanno compilate in inglese. E poi, «a scelta del proponente», anche «in una ulteriore versione in italiano». Cioè, capiamoci. Il Miur, Ministero per l' istruzione, l' università e la ricerca, quello che ha sede a Roma, in Italia, finanzia "i progetti di ricerca di rilevante interesse nazionale" - quale nazione? Quella italiana -, destinati alle università italiane.
Fila tutto. Se non il fatto che al bando bisogna rispondere scrivendo in inglese. Obbligatoriamente. E, volendo, anche in italiano. Le meraviglie della burocrazia tricolore: due enti dello stesso Paese, per parlarsi, scelgono una lingua straniera. A sollevare il caso, con indignazione, è stata Annalisa Andreoli, docente di letteratura italiana all' Università Iulm di Milano, sul Sole 24 Ore. Perché promuovere la nostra lingua all' estero se quelli che dovrebbero difenderla, per esempio i ministri, la considerano inutile, si domanda. Non era meglio - chiede ancora - richiedere l' uso dell' italiano con l' accompagnamento di una versione in inglese?
INCOMPRENSIONI
Dice: essere anglofoni fa moderno e internazionale. Ed è anche vero. Ma il tema qui è l' accanimento. Perché il rapporto tra Valeria Fedeli e l' italiano non è mai stato facile. L' anno da ministro, pardon da ministra, è stato puntellato da continue provocazioni. Alla grammatica, soprattutto. Ma già prima di diventare titolare del Miur, Fedeli aveva dato segnali di insofferenza. Erano cominciate le incompresioni. Con i sostantivi, per esempio.
Nelle ore precedenti al voto sul referendum costituzionale (dicembre 2016), aveva annunciato in tv: «Se perdiamo, andiamo tutti a casa». Al governo, voleva dire. E infatti, dalla vice presidenza del Senato si è ritrovata ministro. Puff, magia. Ed è sempre la mano del prestigiatore quella che le ritocca un curriculum dove appaiono titoli di studio equivoci. Per esempio, una laurea in Scienze Sociali mai conseguita. Che, a seguito della polemica esplosa con la promozione ministeriale, è stata declassata a diploma per assistenti sociali.
La comunicazione istituzionale non è facile. Così come la scelta delle vocali da accompagnare alle doppie. Le tracce diventano le traccie, il batterio è ribattezzato battere, gli studenti meritevoli i più migliori. Quanto alla consecutio sbagliata in una lettera inviata al Corriere, lì si è immolato il portavoce. Giornalista di lunga esperienza, che però ha fatto da scudo umano: «La "gaffe" da voi segnalata è in verità frutto di un mio errore nel tagliare il testo scritto dalla Ministra per renderlo compatibile con gli spazi previsti ai fini della pubblicazione. Così, due proposizioni originariamente indipendenti sul piano grammaticale sono diventate una principale e due subordinate». E nessuno, rileggendo, se n' è accorto.
BABBA NATALE
Un anno non facile. Con finale farsesco. Il "meme" della Fedeli, con l' augurio natalizio in un italiano approssivativo, è diventato virale su WhatsApp. Cos' è un meme: la foto della ministra corredata da una scritta in evidenza. In questo caso condita di strafalcioni, tipo: "Buonn' atale e felice hanno nuovo". Un giochino che ha fatto il giro di milioni di smartphone. Amici, parenti e affini se la sono scambiata per farsi la classica ghignata, poco istituzionale, sotto l' albero. Tutto poco british, a dirla tutta.