Gabriele Rosana per “il Messaggero”
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L'Europa vuole sgonfiare la bolla speculativa che s' è venuta a creare sui prezzi del gas nel continente. Comprando insieme direttamente negli Stati Uniti, a prezzi americani e con una prospettiva di lungo termine. L'impegno è messo nero su bianco nell'accordo politico che Bruxelles ha concluso con gli Usa per aumentare le forniture di gas naturale liquefatto (Gnl) a stelle e strisce e segnare così rapidamente un brusco taglio dei volumi in arrivo dalla Russia, da cui l'Ue dipende per circa il 40% del suo fabbisogno.
Nel testo dell'intesa si parla infatti di forniture di Gnl la cui formula del prezzo «dovrebbe tenere in considerazione l'indice Henry Hub», cioè il riferimento di mercato Usa per i prezzi del metano, tradizionalmente più basso rispetto all'equivalente europeo, il Title Transfer Facility (Ttf), indice di Borsa nel mercato olandese che detta le condizioni per il commercio di gas all'interno della rete dei Paesi Bassi e in tutta Europa.
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Al Ttf adesso si affiancherà (senza rimpiazzarlo) l'Henry Hub. Alla vigilia dell'annuncio il valore dell'indice americano era circa sette volte inferiore al prezzo Ttf - dopo mesi che hanno visto la piattaforma olandese protagonista di un'inarrestabile corsa dei prezzi -, anche se l'Henry Hub ha sobbalzato del 12% (a circa 16 euro al megawattora) dopo l'accordo formalizzato venerdì dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden e dalla numero uno della Commissione europea Ursula von der Leyen e che prevede 15 miliardi di metri cubi aggiuntivi di gas entro la fine del 2022 per arrivare a un ritmo di 50 miliardi all'anno fino al 2030.
Secondo qualificate fonti di Bruxelles a rendere particolarmente appetibile la nuova frontiera aperta per il gas americano (di solito diretto verso i vantaggiosi mercati asiatici) è la possibilità, citata tra gli «altri fattori stabilizzanti» di cui parla l'intesa siglata da Ue e Usa, di concludere accordi di lungo termine. Una prospettiva che sarebbe una soluzione vincente tanto per gli alleati d'Oltreoceano quanto per i nostri importatori e, naturalmente, imprese e famiglie che pagherebbero bollette ridotte.
GLI ACCORDI
I contratti di lungo termine sono normalmente più economici rispetto all'acquisto del gas sul mercato spot, a cui l'Europa si è affidata con crescente frequenza. Chi conosce bene il funzionamento del mercato del Gnl è convinto che, pure aggiungendo i non indifferenti costi operativi di liquefazione, spedizione e rigassificazione prima dell'immissione nella rete e della distribuzione ai consumatori finali - fasi tecniche che farebbero lievitare la somma da pagare di circa il doppio -, alla fine il gas liquefatto Usa consentirebbe all'Europa risparmi importanti rispetto alla fiammata dei prezzi in atto nel continente.
L'impegno politico ha un suo razionale anche economico, visto che sul tavolo c'è la possibilità per le compagnie di acquistare direttamente negli Usa, senza intermediazioni, noleggiando delle gasiere con cui trasportare il Gnl in Europa. E alla luce di contratti di acquisto congiunto negoziati dall'Unione europea per far valere il peso di un mercato unico e spuntare condizioni migliori: la lezione dell'approvvigionamento dei vaccini anti-Covid, insomma, applicata al gas.
LA DECISIONE
Quanto fatto con gli Usa potrebbe poi essere replicato presto con altri fornitori internazionali di Gnl, su cui da settimane è intenso il pressing di Bruxelles. Ieri, intervenendo al Doha Forum, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si è rivolto al Qatar, tra i principali esportatori mondiali, per invitarlo a fare la sua parte nei piani di diversificazione Ue, che vuole chiudere con il metano russo entro i prossimi cinque anni.
Negli attuali contratti di lungo termine, Doha ha la possibilità di dirottare il 15% delle forniture verso mercati dov' è possibile vendere a prezzi più alti, ma ha assicurato che il Qatar non si avvarrà della clausola e continuerà a mandare il suo gas naturale liquefatto agli europei.