È FINITA LA WELLE EPOQUE – IL POTENTISSIMO SEGRETARIO GENERALE DEL PARLAMENTO EUROPEO, IL TEDESCO KLAUS WELLE, HA (FINALMENTE) ANNUNCIATO LE SUE DIMISSIONI: ALLA BUON’ORA, È IN CARICA DAL 2009! – IL PROSSIMO SEGRETARIO DOVREBBE SPETTARE AI SOCIALISTI, SOTTORAPPRESENTATI NELLE ISTITUZIONI UE. E L’ITALIA? COME SE LA GIOCHERÀ? QUELLI CHE CONOSCONO BENE QUESTE DINAMICHE FANNO COMMENTI TRANCHANT: “STARÀ A GUARDARE LA GERMANIA CHE ELEGGE UN FRANCESE…”

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KLAUS WELLE KLAUS WELLE

E' morto il re. Viva il re. Ma chi sarà il prossimo?

 

Klaus Welle, potentissimo segretario generale del Parlamento Europeo ha annunciato formalmente che darà le dimissioni alla fine dell'anno. Alla buon’ora, è entrato in carica nel 2009. Uno scandalo silenzioso, quello dell'uscente Welle.

 

13 anni di reggenza dell'Eurocamera, una specie di Re Sole in salsa di crauti. Peccato che l'Europarlamento non sia la reggia di Versailles e il principio di turnazione per le cariche di potere pubbliche serve proprio a garantire che chi siede su una poltrona non si identifichi con la poltrona medesima. Che la cosa pubblica non diventi cosa privata. Ma è andata cosi'.

 

PAOLO GENTILONI DAVID SASSOLI PAOLO GENTILONI DAVID SASSOLI

Tedesco di Germania, Klaus Welle, in passato responsabile esteri del partito CDU tedesco e poi segretario generale del Partito Popolare europeo. Per riassumere, un tedesco del PPE. Come la presidente della Commissione, Ursula Von der Leyen. Della famiglia dei popolari europei anche la Presidente del Parlamento, la maltese Roberta Metsola, eletta dopo il socialista David Sassoli.

 

Josep Borrell e Ursula von der Leyen Josep Borrell e Ursula von der Leyen

A occhio e croce il prossimo segretario generale dovrebbe essere della famiglia dei socialisti, qui ormai sotto rappresentati. La più alta carica in mano ai socialisti è dell'alto rappresentante della politica estera dell'Unione (come se ce ne fosse mai stata una, di politica estera comune...) è in mano allo spagnolo Josep Borrell.

 

Come giocherà l'Italia questa partita? Quante possibilità abbiamo di prendere per uno dei nostri il posto di Segretario Generale? Soprattutto. Qualcuno in Italia sta cercando di giocarla, questa partita? O lasceremo che altri facciano goal a porta vuota?

roberta metsola david sassoli roberta metsola david sassoli

 

Certo è un vuoto profondo, quello lasciato da David Sassoli. Il gruppo dei socialisti viene descritto ora come senza guida e litigioso, troppo occupato a guardarsi l'ombelico per pensare ad altro.

 

Uno che conosce bene queste dinamiche ha fatto un commento interessante: "L'Italia starà a guardare la Germania che elegge un francese". Questo in breve il riassunto dei giochi di potere al Parlamento Europeo.

emmanuel macron olaf scholz emmanuel macron olaf scholz

 

E' abbastanza verosimile che Francia e Germania si siano accordate per una staffetta alla segreteria generale. Certo chi arriverà al posto di Welle non potrà essere un esponente del Partito Popolare, a Strasburgo ormai rappresentato per noi solo dalla piccola Forza Italia, unico partito italiano in seno alla famiglia politica del PPE.

 

Pur con poteri legislativi assai limitati, il Parlamento Europeo è pur sempre l'unica istituzione comunitaria democraticamente eletta. Ricchissimo di potere simbolico e politico, crocevia quotidiano dei rappresentanti dei 27 paesi dell'Unione.

 

E l'Italia giace supina a guardare gli altri che giocano. Incapace, da tempo, di organizzarsi o di portare a casa una nomina. Tronfia di Paolo Gentiloni, commissario all'economia, noto negli ovattati corridoi della Commissione solo per non toccare palla, nemmeno per sbaglio.

 

KLAUS WELLE KLAUS WELLE

In realtà adesso l'Italia è sotto rappresentata al Parlamento europeo. Dopo aver perso la presidenza potremmo legittimamente sperare alla poltrona del segretario generale.

 

Ma qui diplomazia, Governo e Commissario hanno forse perso la voglia (e il potere negoziale) di occuparsi delle nomine italiane nelle istituzioni. Nessuno dei nostri ha preso in mano questo dossier. Si trascurano i funzionari italiani, vengono lasciati al loro destino. Con il deprimente risultato che chi fa carriera, a Bruxelles, lo deve a conoscenze personali o, peggio mi sento, ad antiche ubbidienze ad ambienti tedeschi o francesi. Risultano quindi nominati in quota Italia, ma rispondono ad altri.

Klaus Welle Klaus Welle

 

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