Stefano Folli per “la Repubblica”
Dopo alcuni giorni in cui era affiorato un minimo di ottimismo, ieri il numero dei morti nelle 24 ore e in misura minore dei contagiati è tornato a crescere. Ne deriva che la sensazione di precarietà non si attenua. La "fase 2" per ora è un insieme di tasselli, un mosaico di iniziative e di provvedimenti buoni e meno buoni, alcuni solo di facciata, quasi tutti slegati tra loro e su uno sfondo di incertezza.
grillo fico di maio di battista
Per cui l' affermazione su cui molti insistono perché in astratto ha un senso («ogni crisi contiene un' opportunità e questa non fa eccezione»), al momento non aiuta a guardare avanti. Nessuno può sapere quale opportunità prenderà forma da questo disastro; nessuno può ancora stabilire se la ripresa sarà rapida, lenta o addirittura inesistente; e di certo nessuno può descrivere la società italiana nel prossimo futuro: come riemergerà dal trauma, come tornerà a organizzare la vita collettiva.
ALESSANDRO DI BATTISTA E LUIGI DI MAIO
Per ora si è capito che troppe cose restano sospese in attesa che l' Europa apra la diga del soccorso finanziario ai Paesi in difficoltà. Tuttavia il ricorso al Mes continua a essere controverso: i Paesi della fascia Sud dell' Unione preferiscono per ora rinunciarvi e in Italia il tema nasconde un' insidia politica non trascurabile per una maggioranza i cui numeri al Senato sono piuttosto esigui.
Quanto ai ben più significativi "recovery fund", ossia il fiume di risorse a cui l' Italia guarda con impazienza, si è capito che bisogna attendere: la procedura è complessa e gli ostacoli da superare ancora rilevanti. I fondi arriveranno, ma non prima di qualche mese: il che determina un lasso di tempo nel quale il governo di Roma dovrà fare da solo con gli strumenti di cui dispone.
Come dire che i ritardi fin qui patiti da un Paese in sofferenza non saranno più tollerabili nelle prossime settimane: quindi gli annunci e le promesse contenuti nel "decreto rilancio" dovranno tradursi in aiuti concreti alle persone e alle attività economiche. Ulteriori perdite di tempo dovute a ritardi burocratici e amministrativi rischierebbero di innescare le temute tensioni sociali, soprattutto nel Nord, con conseguenze drammatiche.
Sul piano politico, la lunga trattativa all' ombra di Palazzo Chigi non ha curato i mali di fondo di una maggioranza contraddittoria, tuttavia ha permesso ai Cinquestelle, al Pd e a LeU di giustificare con loro stessi e con i rispettivi elettori l' ovvia scelta di andare avanti insieme.
Anzi, si potrebbe aggiungere che l' impegno dei ministri Bellanova e Provenzano per sanare la posizione dei migranti irregolari ha in una certa misura riavvicinato Renzi e il Pd. E lo ha fatto su un terreno di sinistra che non era scontato. S' intende che il domani resta un rebus. Il decreto aiuta il Paese a sopravvivere, ma la spinta per il rilancio è un' altra cosa. Qui bisogna attendersi qualche colpo di scena che oggi non è prevedibile.
Sappiamo però che sulla scena si è affacciato un nuovo protagonista da non sottovalutare: la Confindustria del neo presidente Bonomi. Ha già ottenuto qualcosa al tavolo del governo e altro vorrà ottenere in futuro.
La debolezza della politica e «lo smarrimento della società» - parole dello stesso Bonomi - aprono un ampio margine di manovra a una leadership che voglia essere incisiva. Come ha scritto in chiave molto critica Fausto Bertinotti sul Riformista , questa Confindustria «si propone come un nuovo soggetto politico». Il che apre un problema ai sindacati.