TWEET DI ORBAN DAL CONSIGLIO EUROPEO
Estratto dell’articolo di Monica Perosino per “la Stampa”
Il piano inclinato su cui cammina il premier ungherese Viktor Orban da quando è al potere è costellato di muri, strappi e alleanze pericolose. Ma ieri l'abilità del leader magiaro di tenersi in equilibrio tra proclami di rottura e prudenti marce indietro pare essere inciampata su un «no» di troppo. Un «no» che ha definitivamente reso chiaro - se ce ne fosse ancora bisogno - da che parte sta il padre-padrone dell'Ungheria.
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In pieno Consiglio europeo Orban ha twittato: «La posizione ungherese è chiara e semplice: no all'immigrazione, no al gender, no alla guerra!», scritto come didascalia a una foto in cui è con la presidente della Commissione europea Von der Leyen, il segretario generale dell'Onu, Guterres e il nuovo presidente cipriota Christodoulides. Di spalle si intravede anche la premier Giorgia Meloni.
I migranti e la comunità Lgbtq sono da oltre dieci anni il nemico per antonomasia del teorico della democrazia illiberale e dei muri ai confini. Vengono usati come spauracchio per vincere le elezioni in patria e, allo stesso tempo, per scavarsi un ruolo nell'Unione europea a suon di veti.
[…] Così nel 2021 Orban ha voluto una legge per vietare la rappresentazione dell'omosessualità all'interno dei film, delle pubblicità e delle scuole al fine di "proteggere" gli individui al di sotto dei 18 anni. A scuola, ad esempio, non si possono leggere libri che hanno protagonisti omosessuali o transgender, portatori di un'ideologia neomarxista, dice il premier, che distruggerà l'Ungheria e che usa i bambini come «pride-attivisti».
[…] Ma con la guerra in Ucraina, e l'Ungheria isolata anche dagli storici alleati di Visegrad, a Orban non sono rimasti che gli amici cinesi e russi. La battaglia contro sanzioni troppo dure alla Russia, il «no» al boicottaggio olimpico, e infine l'ultimo «no»: «Non arresteremo Vladimir Putin se entrasse nel nostro Paese» ha fatto dire il premier a Gergely Gulyás, capo di gabinetto, nel giorno in cui a Bruxelles il Consiglio Europeo è tornato ad occuparsi del sostegno a Kiev.
Sebbene l'Ungheria abbia aderito alla Corte Penale Internazionale (Cpi), il trattato «non è stato ancora promulgato» poiché «contrario alla Costituzione». Ancora una volta Viktor Orban cerca di affermare con un «no» la posizione dell'Ungheria sulla scena internazionale. Perché Orban non è pro-Russia, è semplicemente pro-Orban.
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