Monica Guerzoni per www.corriere.it
I tre direttori generali del ministero della Salute Achille Iachino, Andrea Urbani e Giovanni Rezza non hanno firmato il verbale finale evidenziando la spaccatura sulla decisione di non indicare misure specifiche
Maggiori controlli ma senza indicare chiusure specifiche. È stata questa l’indicazione del Comitato tecnico scientifico al governo. Ma nel verbale non si fa riferimento ad alcuna norma specifica da modificare. Gli scienziati condividono la linea del rigore dopo gli affollamenti di strade e piazze nel fine settimana. E per questo danno parere favorevole a misure restrittive per impedire alla curva epidemiologica di risalire. Lo scrivono nel parere del Comitato tecnico scientifico inviato al governo alla vigilia di nuove misure che dovranno essere prese in vista delle vacanze di Natale.
Al termine della seconda riunione convocata su richiesta dell’esecutivo il verbale degli esperti sposa la linea di chiusura ma senza fornire la lista dei luoghi dove intervenire. È stato il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro a sottolineare i rischi di assembramenti «nei posti dove si abbassa la mascherina», quindi bar, ristoranti e negozi. Più in generale sono stati chiesti interventi per impedire gli assembramenti. A seguire, verosimilmente tra domani e giovedì, il Governo vedrà le Regioni per un confronto sulle decisioni assunte.
Ma come detto, su questa linea non è stata raggiunta l’unanimità, visto il passo indietro al momento della firma dei tre rappresentanti del ministero della sanità. Sono tre i punti fondamentali messi a fuoco.
Il primo riguarda il potenziamento dei meccanismi di controllo per garantire le norme in vigore. I tecnici in premessa parlano di coinvolgimento «massivo» delle forze dell’ordine. Il secondo segnala che le misure devono evitare l’aggregazione incontrollata delle persone sia nei luoghi aperti al pubblico che a domicilio.
Infine si dice che la zona gialla, nella quale saranno praticamente tutte le Regioni da sabato 20, non basta, visto che si chiedono misure più dure scelte tra quelle indicate dall’articolo 3 Dpcm del 3 dicembre scorso. Il senso è che devono essere adottate le previsioni pensate per le zone rosse oppure arancioni. Ma i tempi deve deciderli il governo.
Il Cts, scrivono gli esperti, «valuta con molta preoccupazione il riscontro di grandi aggregazioni tra persone osservate in diverse aree del Paese, soprattutto nei centri storici e nelle aree metropolitane, nonché la difficoltà di contenimento/prevenzione delle aggregazioni medesime».
Secondo gli i tecnici le misure di mitigazione devono interrompere le situazioni che mettono a rischio rispetto al «distanziamento interpersonale e all’uso corretto dei dispositivi di protezione individuale in ogni occasione in cui gli stessi siano prescritti». Poi vengono ricordati i risultati del monitoraggio della Cabina di regia, che da una parte accerta un miglioramento dei dati sulla circolazione del virus, dall’altro però sottolinea come in molte Regioni ci sia ancora una occupazione di letti di terapia intensiva e internistici sopra la soglia di guardia. E importante che l’epidemia continui a ritirarsi.
giuseppe conte roberto speranza by osho
La riunione è stata molto lunga e due anime del Cts si sono confrontate. C’era chi voleva un chiaro riferimento alle regole delle zone rosse, come il commissario straordinario dell’emergenza Domenico Arcuri, e chi invece, come Franco Locatelli dell’Istituto superiore di sanità, voleva dare indicazioni più «aperte», senza riferimenti specifici ai provvedimenti da prendere.
SILVIO BRUSAFERRO FRANCO LOCATELLI
Se ne è usciti con quell’ultimo passaggio, nel quale si invita ad utilizzare le restrizioni previste dal Dpcm e quindi, visto che bisogna inasprire le misure delle zone gialle, le previsioni indicate per le zone rosse e per le arancioni. Queste ultime differiscono da quelle delle zone gialle per due punti: prevedono la chiusura dei bar e dei ristoranti e obbligano i cittadini a restare nel loro Comune. Quindi questo è il minimo suggerito dal Cts ma il Governo dovrà valutare soprattutto i provvedimenti indicati per le zone rosse.
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