GDeF. per “il Giornale”
«Il magazzino dei crediti non riscossi attualmente ha sfondato il tetto dei 1.100 miliardi di euro». Il direttore dell'Agenzia delle Entrate. Ernesto Maria Ruffini, ieri in audizione presso la commissione sul federalismo fiscale, ha lanciato un allarme sulla sostanziale inadeguatezza del sistema della riscossione. «Siamo l'unico Paese del mondo Occidentale - ha sottolineato - ad avere un magazzino con crediti di 22 anni: un magazzino così, è ingestibile».
Per sottolineare l'enormità dell'ammontare di tasse, imposte, multe non pagate dagli italiani negli ultimi 21 anni (e 4 mesi) ha paragonato l'arretrato al debito pubblico che ammonta a poco più di 2.700 miliardi.
Se questi crediti fossero tutti riscossi, potrebbe sparire circa la metà del debito, ma molti sono inesigibili e restano iscritti a bilancio dei diversi enti pubblici «abbellendo» il risultato.
L'intervento di Ruffini, infatti, non ha risparmiato le responsabilità politiche ma, pur mantenendo l'imparzialità del funzionario pubblico, ha contestato l'efficacia dei provvedimenti di «grazia» perché gli interventi «sanatori» non sono serviti: la bilancia pende sempre a favore di quanto entra che è sempre maggiore di quanto esce.
«Si sono fatti dei tentativi con la rottamazione, il saldo e stralcio e altri istituti similari, che però non hanno portato alla sua riduzione», ha sottolineato. Il flusso di tasse non pagate che entrano nel «magazzino» sembra inarrestabile, è sette volte superiore al crediti che Agenzia delle Entrate-Riscossioni riesce a riscuotere.
«Ogni anno entrano nel magazzino 70 miliardi di crediti e ne vengono riscossi meno di 10 miliardi», ha spiegato.
L'arretrato è cresciuto sia a causa della sospensione dell'invio delle cartelle nei due anni della pandemia, condizione che ha di fatto bloccato l'attività di riscossione, sia a causa dell'assorbimento del «magazzino riscossione Sicilia».
Ma il problema, sottolinea, è a monte. «Nessun paese Occidentale mantiene un magazzino di 22 anni di crediti non riscossi», ha aggiunto Ruffini sottolineando che si tratta «di 130-140 milioni di cartelle per 230 milioni di crediti da riscuotere relativi a circa 16 milioni di cittadini iscritti a ruolo». A gestire questo magazzino sono 8mila funzionari, un numero «non adeguato» perché Agenzia delle Entrate-Riscossione «è per legge, calibrato per gestire un magazzino di tre anni».
Le soluzioni proposte dal direttore, tuttavia, lasciano pensare che egli ritenga più semplice potenziare la cogenza dell'attività della riscossione (anche attraverso il Grande Fratello Fiscale) rispetto alla scelta di soluzioni meno invasive. Secondo Ruffini, infatti, la strada da percorrere è «aumentare i poteri della riscossione». Si potrebbe anche immaginare, ha proseguito, «una gestione meramente informatica, come di fatto stiamo facendo ora, inviando atti a oltre 16 milioni di cittadini, ma il tema poi è la gestione del contenzioso, perché se paradossalmente i 16 milioni di cittadini facessero tutti ricorso non sarebbe tanto messa in difficoltà l'agenzia delle Entrate-Riscossione, sarebbe messo in difficoltà il sistema della giustizia italiana».
Insomma, l'inappellabilità degli atti amministrativi della Riscossione non sarebbe, forse, una cattiva idea. Un principio che è parzialmente vagheggiato dalla recente proposta di equiparare gli sms inviati dall'Agenzia ai contribuenti con qualche problema di compliance a un atto di accertamento vero e proprio. D'altronde, alla commissione sul federalismo fiscale Ruffini ha ricordato l'importanza della gestione centralizzata del catasto. Basta solamente fare «2+2».