1 - UCRAINA: MACRON NON USA LA PAROLA 'GENOCIDIO' COME BIDEN
(ANSA-AFP) - Il presidente francese Emmanuel Macron non ha usato il termine "genocidio", come il suo omologo statunitense Joe Biden, per accusare il presidente russo Vladimir Putin in relazione all'Ucraina, mettendo in dubbio l'utilità di una "escalation di parole" per porre fine alla guerra. Intervistato oggi da France 2 sulle dichiarazioni di Biden, Macron ha detto di voler essere "attento ai termini".
"Direi che la Russia ha iniziato unilateralmente una guerra brutale, che è ormai accertato che crimini di guerra sono stati commessi dall'esercito russo e che ora dobbiamo trovare i responsabili", ha spiegato. "È una follia quello che sta succedendo, è una brutalità inaudita, ma allo stesso tempo sto guardando i fatti e voglio cercare il più possibile di continuare a essere in grado di fermare questa guerra e ricostruire la pace, quindi non sono sicuro che l'escalation di parole servirà alla causa", ha aggiunto.
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2 - ORA BIDEN ACCUSA LA RUSSIA DI "GENOCIDIO" PRONTI RINFORZI PER I MILITARI USA IN EUROPA
Alberto Simoni per “la Stampa”
Dopo aver definito Putin macellaio e averlo accusato di crimini di guerra, ieri il presidente Joe Biden ha rotto un altro tabù e per la prima volta, riferendosi agli attacchi in Ucraina, ha evocato il «genocidio». Biden stava parlando in Iowa per rilanciare il piano di investimenti interno. E ha detto che «il budget famigliare e la capacità di riempire il serbatoio di benzina non dovrebbe dipendere dal fatto che un dittatore dichiari guerra e commetta un genocidio dall'altra parte del mondo».
L'Amministrazione Usa non aveva mai pronunciato sinora il termine, limitandosi a riferirsi ai crimini di guerra. Per questo ha messo in piedi una task force con gli alleati per raccogliere le prove. Nei giorni scorsi il segretario di Stato Antony Blinken aveva precisato di non vedere quelle operazioni sistematiche di uccisioni che fanno fare un salto e consentono di parlare apertamente di genocidio. Lo scontro con la Russia va ormai oltre il conflitto ucraino.
Il portavoce del Pentagono, John Kirby, ieri ha spiegato che la «questione della sicurezza in Europa è già cambiata» lasciando capire che non sarà la fine del conflitto a determinare quale sarà la posizione americana e degli alleati. Per questo il rafforzamento del fronte orientale della Nato prosegue. Kirby, in un briefing con i giornalisti, ha detto che in futuro alcune basi potrebbero diventare permanenti e non ha escluso l'invio di ulteriori soldati americani in Europa. All'inizio del conflitto ce ne erano 80mila, saliti nelle ultime settimane a oltre 100mila. La cifra potrebbe quindi aumentare.
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L'obiettivo Usa - ha spiegato il portavoce del Pentagono - resta la vittoria dell'Ucraina sul piano militare e la cacciata dei russi dal territorio di Kiev. Per questo la Nato e Washington continueranno a rifornire gli ucraini delle armi necessarie in vista dello scontro attorno al Donbass dove Putin sta ammassando le truppe e rafforzando la catena logistica.