Dalla bacheca facebook di Maria Teresa Meli
Se avessi un giornale farei un'intervista a Vincenzo Scotti (detto Tarzan ai tempi della D.C) nella cui "università" insegnano molti ministri prof dei 5 stelle. Scotti sponsor di Giggi è il giusto epilogo per questo paese
Annalisa Cuzzocrea per la Repubblica
Non c' è niente, neanche un logo piccolo piccolo, che ricordi il Movimento 5 Stelle. Al Salone delle Fontane dell' Eur il candidato premier riunisce il suo governo ideale, quello che in una mail ( mai aperta) ha inviato al capo dello Stato, e l' unica scritta è: Italia 2018-2023. Quasi fosse un evento sportivo. Con la stessa grafica - e non è un caso - di "Luigi Di Maio presidente".
La kermesse fatta di musica e luci, con tanto di sottofondo tambureggiante all' annuncio dei nomi prescelti ( un po' gingle radiofonico, un po' Grande Fratello) è stata organizzata dalla new entry Emilio Carelli, l' ex direttore di Sky Tg 24 candidato a Roma. Davide Casaleggio resta tutto il tempo nel backstage. Beppe Grillo benedice con un video sul blog in cui - in un lungo flusso di coscienza - ammette: «Forse è finita l' epoca del vaffa». Di Maio conduce, come quando presentò i candidati per il maggioritario a Piazza di Pietra. E in effetti, in alcuni casi, si tratta delle stesse persone.
Così, dopo che prefetti, generali ed ex ambasciatori hanno detto no, a Interni, Esteri e Difesa arrivano tre donne che sono - tutte - candidate all' uninominale. E che risultano legate a quella Link Campus University fondata dall' ex ministro dc ed ex sottosegretario berlusconiano Vincenzo Scotti (fino al 2007 si chiamava University of Malta e i suoi titoli non avevano valore, poi Maria Stella Gelmini la inserì nel circuito legale). La prima è Paola Giannetakis, criminologa, professore "straordinario" nel suddetto campus (la sua firma appare in un appello per il referendum sulle riforme, lei nega).
di maio con ipotetico governo m5s
« L' ho scelta per il suo carattere tosto » , annuncia Di Maio. Che entra talmente nel ruolo da dire, presentando Emanuela Del Re agli Esteri: « La aspetta una grande sfida». «Grazie presidente » , risponde lei, come fosse tutto vero. Come non si dovesse ancora votare, e vedere come va. «Lunedì rideremo noi - preannuncia il leader ricordando le critiche ricevute - avremo il 40 per cento » .
Anche Del Re ha collaborato con la Link University e insegna all' università telematica Cusano. « Dal 1990 - legge Di Maio - è testimone diretta di guerre e crisi sociali nel mondo, dai Balcani al Medio Oriente». Lei, per dimostrarsi all' altezza ( ma lo faranno anche altri) ripete il suo discorso in inglese. Per la Difesa c' è Elisabetta Trenta, vicedirettore del master in Intelligence e sicurezza alla Link Campus, political advisor in Iraq e in Libano, ma soprattutto attivista M5S a Velletri ( dove il fratello è consigliere).
domenico fioravanti luigi di maio
Fin qui, le sorprese di una squadra fatta quasi soltanto di " tecnici", anche se il leader non vuole chiamarli così e ripete come un mantra che hanno «testa e cuore». Per poi definirli, a più riprese, «persone del fare ». « Un governo di seconda fascia » , dicono maligni nel mondo accademico riferendosi ai professori associati. Gli unici politici sono i fedelissimi Riccardo Fraccaro, alla Democrazia diretta, e Alfonso Bonafede, alla Giustizia.
Poi il giurista Giuseppe Conte alla Pubblica amministrazione; il geomorfologo Mauro Coltorti ( anche lui negli uninominali) alle Infrastrutture; Alessandra Pesce, caposegreteria del viceministro Olivero, all' Agricoltura ( ha elogiato il ministro Martina); Salvatore Giuliano, preside dell' Istituto Majorana di Brindisi e antico sostenitore della buona scuola di Renzi, anche se ora lo rinnega, all' Istruzione; il manager del Napa di Milano Alberto Bonisoli ai Beni culturali; il patologo Armando Bartolazzi alla Salute.
Il generale Sergio Costa, all' ambiente, non ha potuto esserci. Così come Filomena Magino, docente scelta per il "ministero della qualità della vita". Ci sono, invece, i potenziali ministri economici: Lorenzo Fioramonti (Sviluppo) che tiene il palco da politico consumato con la stessa enfasi di un Di Battista; Pasquale Tridico ( Welfare, Roma 3) che lancia l' idea del salario minimo a 9 euro; e soprattutto il professore associato della scuola Sant' Anna di Pisa Andrea Roventini, « keynesiano eretico » , seguace di politiche espansive storicamente di sinistra. Gran parte della squadra, in realtà, sembra guardare in quella direzione. E anche questo, considerando il tempo speso a chiudere tutte le caselle, non può essere un caso.