PERO’ PURE ‘STO MACRON, CHE ROMPICOJON: MINACCIA DI RITIRARE L'AMBASCIATORE DOPO LO SCONTRO SUI MIGRANTI (L’IMPERIZIA DEL GOVERNO ITALIANO FA SCOPA CON IL SUO BISOGNO INTERNO DI MOSTRARSI DURO PER ARGINARE MARINE LE PEN: UN TERZO DEL PARLAMENTO FRANCESE E’ IN MANO ALL'ESTREMA DESTRA) - GIORGIA MELONI PER RITORSIONE POTREBBE FARE ASSE CON ORBÁN E PORRE IL VETO AL CONSIGLIO EUROPEO QUANDO SARÀ IL MOMENTO DI DISCUTERE DEL NUOVO PATTO SULLE MIGRAZIONI E L'ASILO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE - “LA STAMPA”: “FONTI DIPLOMATICHE DI PARIGI ESCLUDONO CHE MACRON POSSA AVER DETTO APERTAMENTE A MELONI, DURANTE IL RAPIDO COLLOQUIO DI SHARM EL SHEIKH, CHE AVREBBE APERTO I PORTI FRANCESI” 

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Ilario Lombardo e Francesco Olivo per “la Stampa”

 

emmanuel macron giorgia meloni by edoardo baraldi emmanuel macron giorgia meloni by edoardo baraldi

Meno di quattro anni fa furono i gilet gialli. La Francia richiamò l'ambasciatore in Italia. A Palazzo Chigi c'era Giuseppe Conte. Governo gialloverde. Populisti e sovranisti uniti contro Emmanuel Macron e l'Europa. Uno dei due vicepremier era Luigi Di Maio che, incautamente, si gettò tra le braccia dei ribelli con il giubbotto catarifrangente. Fu solo l'ultimo episodio di una lunga guerra di nervi con Parigi, che, anche allora, passò da duri scontri sui migranti. Ci vollero otto mesi, però, per arrivare a questo livello di crisi.

 

EMMANUEL MACRON GIORGIA MELONI EMMANUEL MACRON GIORGIA MELONI

Il governo di Giorgia Meloni ci è riuscito in due settimane. Ieri la Francia è arrivata a un passo, nuovamente, dal richiamare a Parigi l'ambasciatore. Una misura estrema, che avrebbe fatto precipitare una situazione, già di per sé molto complessa. L'ipotesi per ora è rientrata, ma la crisi diplomatica è aperta e non basterà un bilaterale di qualche minuto a chiuderla.

 

Anche perché gli uomini di Meloni, almeno a parole, non sembrano voler calmare gli animi: «Al G20 di Bali chiederemo conto a Macron di questa figuraccia», dice un rappresentante del governo che non vuole essere citata direttamente. È la prosecuzione di una retorica antifrancese che a Palazzo Farnese, oltreché all'Eliseo, hanno ascoltato per tutta la campagna elettorale, con la speranza che una volta vinte le elezioni, Fratelli d'Italia avrebbe cambiato registro.

 

MELONI MACRON MELONI MACRON

Meloni ha di fronte a sé due strade. Abbassare i toni con l'Europa, e cercare di ricucire con Macron, perché la Francia è un alleato essenziale per tutte le altre battaglie che l'Italia sta combattendo a Bruxelles, dal tetto al prezzo del gas alla riforma del Patto di Stabilità. Oppure scegliere l'opzione Orbán. E arrivare a porre il veto al Consiglio europeo quando sarà il momento di discutere del nuovo Patto sulle migrazioni e l'asilo proposto dalla Commissione.

 

È una minaccia concreta, confermano fonti vicine a Meloni, sul modello del presidente ungherese. Anche perché ribadirebbe la volontà di portare fino in fondo l'idea di una politica migratoria opposta a quella faticosamente inseguita dai governi italiani, che per anni hanno puntato alla redistribuzione dei rifugiati tra i Paesi membri.

GIORGIA MELONI EMMANUEL MACRON GIORGIA MELONI EMMANUEL MACRON

 

Meloni su questo è stata chiara e il suo obiettivo coincide con quello delle destre europee: riesumare una missione a guida Ue per fermare i migranti e aumentare massicciamente gli aiuti all'Africa per i Paesi di partenza e di transito dei profughi. È la dottrina di Visegrad, degli alleati dell'Est, da sempre contrari al principio di solidarietà. La visita a Bruxelles di Meloni sembra già un ricordo lontano.

 

piantedosi piantedosi

Eppure, è trascorsa solo una settimana da quel viaggio. In cinque ore di colloquio con i vertici delle istituzioni europee la premier ha dedicato all'argomento immigrazione poco più di cinque minuti, spiegando il suo programma. Ieri il governo ha lasciato una traccia delle sue intenzioni nella nota con cui il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi ha risposto a Gérald Darmanin: «L'Italia non potrà dare la propria adesione a soluzioni per un Patto europeo non adeguatamente bilanciato tra misure di solidarietà e di responsabilità».

MATTEO SALVINI E GIORGIA MELONI NEL 2015 - FRONTE ANTI RENZI MATTEO SALVINI E GIORGIA MELONI NEL 2015 - FRONTE ANTI RENZI

 

Il Patto è un compromesso che prevede una ricollocazione su base volontaria, senza automatismo. Un meccanismo che aveva poco soddisfatto l'Italia e non entusiasmato troppo nemmeno l'ex ministra Luciana Lamorgese. Ma era un compromesso, appunto. Una base su cui lavorare nella fase negoziale.

 

Se Meloni dovesse sfilarsi, l'Italia perderebbe anche quest' ultimo strumento per garantirsi un aiuto dai partner, dopo la rottura dell'accordo di solidarietà che era stato raggiunto, a giugno, proprio grazie alla sponda di Macron e all'asse del Mediterraneo costruito dal precedente governo con i Med5 (Cipro, Grecia, Spagna, Malta).

 

MELONI PIANTEDOSI MELONI PIANTEDOSI

In base a questo accordo Francia e Germania avrebbero dovuto farsi carico di 3500 migranti a testa. Secondo fonti del Viminale, era stato calcolato che circa diecimila profughi arrivati in Italia sarebbero stati poi trasferiti altrove. E' vero, come sottolineano da Palazzo Chigi, che fino a oggi solo poco più di un centinaio era stati effettivamente ricollocati. Ma da ora in poi tutto è azzerato.

 

Fonti diplomatiche di Parigi escludono che Macron possa aver detto apertamente a Meloni, durante il rapido colloquio di Sharm el Sheikh, che avrebbe aperto i porti francesi. Tesi accreditata in Italia, martedì sera, prima della pubblicazione della nota di Palazzo Chigi che ha fatto infuriare l'Eliseo, perché è stata letta come una fuga in avanti non concordata.

piantedosi salvini meloni piantedosi salvini meloni

 

Con un terzo del parlamento in mano all'estrema destra, il presidente francese ha margini di manovra limitati. L'arrivo delle navi Ong lo mette davanti a una scelta nella quale ha molto da perdere. Se accoglie i migranti finisce nel mirino dell'estrema destra, con il Rassemblement National di Marine Le Pen e del neo leader Jordan Bardella (con origini italiane) pronto ad accendere l'allarme sicurezza. In caso contrario, è la sinistra guidata da Jean-Luc Mélenchon ad attaccarlo, come già successo all'indomani dell'incontro tra con Meloni, a Roma, in un hotel del Gianicolo.

 

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