PICCOLI TIRANNI CRESCONO - IL PRESIDENTE DEL SALVADOR NAYIB BUKELE PROVOCATORIAMENTE SI PROCLAMA "DITTATORE" DEL PAESE CENTROAMERICANO SU TWITTER: UN MODO PER RISPONDERE ALLE CRITICHE DI CHI GLI RIMPROVERA UN'AZIONE POLITICA DA DESPOTA - DEL RESTO, COSA DIRE A UNO CHE DÀ ORDINI AI MINISTRI CON UN TWEET E CHE HA MANDATO I MILITARI SOTTO IL PARLAMENTO PER CONVINCERE L'OPPOSIZIONE A VOTARE UN PROVVEDIMENTO?

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M.D. per "Libero Quotidiano"

 

la bio su twitter di nayib bukele la bio su twitter di nayib bukele

Il presidente salvadoregno, Nayib Bukele, ha "aggiornato" il suo profilo Twitter, definendosi «dittatore di El Salvador». Bukele sembra aver voluto fare dell'ironia sugli attacchi dell'opposizione, che lo accusa di adottare uno stile sempre più autoritario.

 

il presidente del salvador nayib bukele 8 il presidente del salvador nayib bukele 8

Presidente dal giugno 2019, Bukele è il capo di Stato più giovane della storia del Paese centroamericano. Eletto con un programma anti establishment e contro la criminalità, usa Twitter anche per impartire ordini ai ministri del suo governo. Si presenta in jeans e cappellino da baseball e si descrive come «il presidente più bello e cool del mondo».

 

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Ma Bukele è anche un decisionista poco amante del compromesso e della ritualità politica, tanto da aver mandato militari sotto il parlamento nel febbraio 2020 per convincere i deputati ad approvare un aumento dei fondi per le forze dell'ordine.

 

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Recentemente vi sono state proteste di piazza contro il suo progetto di adottare il bitcoin come moneta legale del Paese. Di contro, il capo dello Stato denuncia l'opera di agenti stranieri che «continuano a voler vedere» una «dittatura che non esiste», accusando «quelli che vivono in Paesi che potrebbero essere considerati una dittatura, o in cui si reprimono le popolazioni, si lanciano gas lacrimogeni, si colpiscono, si arrestano e trascinano per le strade».

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Lo scontro istituzionale ha riguardato nei mesi scorsi anche l'indipendenza della magistratura, dopo la destituzione dei giudici della sezione costituzionale della Corte suprema e del procuratore generale, che avevano bocciato decreti presidenziali su restrizioni alla circolazione e all'attività economica.

 

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