1 - I MAGISTRATI SCHIERANO L' ARTIGLIERIA: DAVIGO ALL' ANM
Antonella Mascali per il “Fatto quotidiano”
Dopo un decennio, l' Associazione nazionale magistrati vara la Giunta unitaria con presidente uno dei simboli di Mani Pulite: Piercamillo Davigo. La scelta del giudice arriva in un momento in cui il governo ha un' immagine fortemente appannata per quanto sta emergendo dall' inchiesta di Potenza. E di conseguenza Matteo Renzi da giorni attacca le toghe.
Al sesto piano della Cassazione, dove si trovano gli uffici dell' Anm, gli chiediamo un'opinione sul giro di vite per le intercettazioni chiesto dal premier. Sorride ed esclama: "Non vedo il problema. Esiste già il reato di diffamazione, se è un fatto assolutamente privato non si possono pubblicare. Ma se non c'è diffamazione non è vero che le intercettazioni non sono attinenti, lo sono per la qualità pubblica del soggetto".
Non vuole commentare la frase attribuita a Renzi ("È un assalto al Parlamento", ndr) sulla convocazione della ministra Boschi decisa dai pm di Potenza, ma sull' autonomia del potere legislativo puntualizza: "Certo che deve essere liberissimo di legiferare, ma se attorno a un provvedimento girano mazzette e scambi di favori illeciti, è tutta un' altra questione". Gli chiediamo anche un commento sul reato di traffico di influenze, contestato dai pm di Potenza, varato nel 2012 in Parlamento e oggi criticato da diversi politici.
Per Davigo è stato scritto tardi e male: "Siamo al paradosso. Chi esercita la sua influenza illecitamente rischia solo fino a 3 anni e se è l'unico reato contestato non può essere intercettato (perché la pena massima è sotto i 4 anni, ndr). Chi bluffa agganci, invece, deve rispondere di millantato credito e rischia fino a 6 anni. Era meglio trasformare questo reato in 'vantato credito'…".
L'ex pm oggi è consigliere di Cassazione e fondatore di Autonomia e Indipendenza, nata dalla scissione di Mi, la corrente di destra del sottosegretario alla Giustizia Cosimo Ferri. È stato lui il più votato alle elezioni dell' Anm, con 1041 preferenze. La sua presidenza durerà un anno: all' unanimità è stata decisa la rotazione. Il segretario è Francesco Minisci, il più votato dei centristi di Unicost, la corrente che ha vinto le elezioni. Vicepresidente Luca Poniz di Area, la corrente di sinistra.
Corrado Cartoni di Mi sarà vicesegretario.
Davigo, eletto ieri a tarda sera, già da mezzogiorno, quando interviene dopo una serie di discorsi, in cui si parla anche del suo "carisma" come "un surplus" o come " un limite", e dà la misura di come questo anno del sindacato delle toghe segnerà un cambio di passo nelle prese di posizioni. Più dirette, senza giri di parole o silenzi diplomatici. "Quel brrr… che paura non mi è piaciuto per niente", dice riferendosi a Renzi che il 9 settembre 2014, dopo le critiche delle toghe per il taglio delle ferie con un colpo di decreto legge, aveva detto: "L' Anm protesta? Brrr che paura!".
Davigo spiega che "non esistono governi amici o governi nemici, bisogna dialogare ma ci vuole il rispetto della nostra dignità. Avremmo anche potuto accettare il taglio delle ferie, ma può un datore di lavoro farlo senza consultarsi prima?
FEDERICA GUIDI MARIA ELENA BOSCHI MATTEO RENZI
E perché bisogna far credere che il disastro della Giustizia dipenda dalle troppe ferie dei giudici? Non è così e questo va detto con fermezza: noi lavoriamo tanto e bene. Come ha detto Armando Spataro (procuratore di Torino, ndr) abbiamo i migliori investigatori del mondo e il processo che ha fatto per il rapimento di Abu Omar è una pagina gloriosa della magistratura".
Il dialogo che non si nega a nessuno, per Davigo però, non vuol dire mettere la testa sotto la sabbia come gli struzzi. Infatti, a proposito dei rapporti tra magistratura e politica, ammette: "C' è tensione, è inutile negarlo ma è giusto così. Non sono i Paesi dove si vorrebbe vivere quelli in cui i giudici vanno a cercare l' approvazione del governo". Davigo interviene anche sull' annosa polemica del protagonismo dei magistrati, che lo riguarda in prima persona e spiega che è un falso problema con uno dei suoi esempi terra terra per farsi capire da tutti.
Cita un pescatore che fa notizia perché ha preso un luccio enorme: "È il pescatore che vuole farsi pubblicità o è il luccio enorme che gli fa avere notorietà?". E passa a se stesso. "Io mi sono trovato per disgrazia a essere sovraesposto perché avevo imputati eccellenti e ho dovuto imparare a comunicare. Questa capacità la metto al servizio dell' Anm e a tempo. Sono abbastanza anziano da non voler restare inchiodato alle cariche e la rotazione mi va benissimo". Anche la giunta unitaria: "Sarò il presidente di tutti".
2 - LO STOP SULLE INTERCETTAZIONI E L'ACCUSA DIRETTA AL PREMIER: SU DI NOI HA DETTO BUGIE
Giovanni Bianconi per il “Corriere della Sera”
FEDERICA GUIDI E MARIA ELENA BOSCHI
«Far intendere che i magistrati lavorano poco, e da questo dipende il disastro della giustizia è una bugia». La replica di Piercamillo Davigo, neopresidente dell' Associazione magistrati, al premier Matteo Renzi arriva dritta e immediata. Per il passato, quando il capo del governo intervenne sulle ferie troppo lunghe dei giudici, e forse per il presente, visto che ripete a ogni piè sospinto che le sentenze tardano troppo ad arrivare.
«Noi lavoriamo tanto, e lavoriamo bene», insiste Davigo, riscuotendo l' applauso delle toghe che hanno deciso di eleggerlo a loro rappresentante anche per fronteggiare meglio la nuova tensione che s' è creata con il potere esecutivo. E riferendosi al «Brrrr...che paura» con cui il presidente del Consiglio ribatté alla protesta dell' Anm sul taglio unilaterale delle vacanze, un anno e mezzo fa, dice: «Non mi è piaciuto per niente».
Federica Guidi - Renzi - Boschi
Poi spiega: «Noi rivendichiamo meriti e invochiamo rispetto da parte di tutti. Prima di fare il magistrato ho lavorato in Confindustria e mi occupavo di relazioni sindacali; non ho mai visto un datore di lavoro che decide la riduzione delle ferie senza consultare la controparte».
Ma da allora le questioni sul tavolo sono aumentate, con nuove emergenze. Dopo l'inchiesta di Potenza si ricomincia a parlare di riforma delle intercettazioni: «Siamo alle solite, si pensa di curare la malattia cambiando il termometro. Non mi pare un buon sistema...».
Stavolta, però, il mirino non pare puntato sull' uso delle microspie da parte della magistratura, bensì sulla pubblicazione delle colloqui registrati sui giornali. Risposta del nuovo leader dell' Anm: «Se nelle intercettazioni pubblicate non c' è attinenza con i reati, o i fatti riportati non sono veri, c' è già la legge sulla diffamazione che si può applicare, quindi non vedo dove sia il problema. Certo però che se i fatti sono attinenti e di interesse pubblico, come i personaggi coinvolti, allora è un altro discorso. Come si può pretendere che non se ne parli?».
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L' indagine di Potenza ha portato alla ribalta il reato di «traffico d' influenze», varato nel 2012, e c' è già chi lo contesta. Ma per Davigo quella riforma è stata fatta tardi e male: «Sarebbe bastato aggiungere al millantato credito, punito con una pena fino a 5 anni di carcere, il "vantato credito", seguendo le indicazioni della giurisprudenza. Invece che hanno fatto? Hanno introdotto il nuovo reato per chi non millanta ma favorisce realmente qualcuno in cambio di utilità, punendolo con la pena fino a 3 anni, cioè meno di chi millanta. Dov' è la logica?».
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Nelle sue reazioni il premier Renzi ha difeso l' autonomia del Parlamento nel fare le leggi, mettendosi a disposizione dei magistrati per rivendicare gli emendamenti governativi finiti negli accertamenti dei pubblici ministeri lucani. Anche questa, per Davigo, è una forzatura: «Nessuno si è mai sognato di mettere in discussione il potere legislativo. Il problema è se emergono elementi che fanno sospettare qualcosa di illecito nell' iter di formazione di certe leggi». In quei casi, per Davigo, è giusto indagare. Ma pure su questo c' è chi ha da ridire: non piacciono i magistrati alla ricerca dei reati. Il neo-presidente delle toghe risponde con una battuta: «Se i reati spuntassero come le margherite nei prati il nostro lavoro sarebbe molto più semplice...».
Insomma, l' antifona è chiara: l' ex pm di Mani Pulite è pronto a rispondere colpo su colpo. E sulla comunicazione confida molto, esplicitando una filosofia quasi renziana: «È essenziale farsi capire. Dicono che dovremmo parlare solo con le sentenze, che spesso sono illeggibili per necessità tecniche. Invece noi dobbiamo essere chiari, con frasi brevi e semplici, per spiegare ciò che altrimenti resterebbe incomprensibile».
Né sembra impressionato da una nuova stagione di scontro tra politica e magistratura: «Una volta, in una trasmissione televisiva, mi fu chiesto come si poteva fare per mettere fine al conflitto tra politica e giustizia. Risposi che la soluzione si troverebbe facilmente se i politici smettessero di rubare».
E davanti ai suoi colleghi, quasi a illustrazione del programma che intende perseguire nell' anno in cui guiderà l' Anm, afferma: «Non esistono governi amici né governi nemici. Noi dobbiamo tutelare la giurisdizione. Che ci siano dialettica e anche momenti di tensione è pressoché inevitabile. Del resto, come disse Lord Byron (poeta e politico inglese di inizio 800, ndr ) esistono i Paesi in cui le decisioni della magistratura incontrano i favori dei governi, ma non sono i Paesi in cui si vorrebbe vivere».