(ANSAmed) Duro scontro all'Onu tra Belgrado e Pristina, i cui rappresentanti si sono accusati a vicenda per lo stallo nel dialogo e per la situazione di instabilità che permane in Kosovo, con le prospettive di un accordo fra le parti che restano ancora lontane. I ministri degli Esteri serbo Nikola Selakovic e kosovaro Donika Gervalla sono intervenuti ieri sera al Palazzo di vetro a New York alla seduta del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per discutere il rapporto periodico semestrale del segretario generale Antonio Guterres sulla situazione in Kosovo, e sull'attività della missione Onu in quel Paese (Unmik).
Selakovic ha rinfacciato alla collega kosovara di rivolgere accuse infondate al presidente serbo Aleksandar Vucic, che è anche a suo dire il presidente del Kosovo, la cui indipendenza non è riconosciuta da Belgrado. "Vucic è anche il vostro presidente, signora Gervalla, e dovete mostrare rispetto quando parlate del presidente del vostro 'Paese' ", ha detto il ministro serbo.
La verità, ha aggiunto, è che il "cosidetto Kosovo" è il risultato di un movimento separatista, di attività terroristiche e di narcotraffico. "Gervalla parla di macellai dei Balcani, ma non ricorda che i veri macellai dei Balcani sono l'ex cosiddetto presidente kosovaro Hashim Thaci e l'ex cosiddetto presidente del parlamento Kadri Veselj, entrambi attualmente detenuti all'Aja nel carcere del Tribunale per i crimini di guerra dell'Uck", ha detto Selakovic. L'Esercito di liberazione del Kosovo (Uck) è la guerriglia indipendentista albanese che combattè contro le forze serbe di Slobodan Milosevic nel conflitto armato del 1998-1999.
La Serbia, ha osservato Selakovic, è un Paese sovrano e indipendente che ha l'obiettivo dell'integrazione europea mantenendo buoni rapporti con i suoi amici tradizionali, un Paese che è "pilastro di pace e stabilità nella regione".
Mentre il presidente Vucic costruisce ponti di collaborazione fra i Paesi della regione, il premier kosovaro Albin Kurti mina e distrugge il processo di dialogo - ha affermato il ministro serbo, accusando Pristina di non rispettare gli accordi raggiunti finora nel dialogo facilitato dalla Ue, e di attuare una politica provocatoria e intimidatoria nei confronti della popolazione serba del Kosovo, alla quale ha impedito di votare nel referendum serbo del 16 gennaio e nelle elezioni generali del 3 aprile scorso.
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