Luigi Ferrarella per il “Corriere della Sera”
Lo Stato Maggiore della Difesa italiana, dal 2017 a oggi sotto quattro diversi governi (Gentiloni, Conte I, Conte II, Draghi) e tre differenti ministri della Difesa (Pinotti, Trenta, Guerini), in sei documenti ufficiali ha scritto il falso ai giudici amministrativi pur di respingere istanze di «accesso civico generalizzato» ai tre accordi 2010-2014-2017, modificativi dell'intesa del 2006 tra Italia e Stati Uniti, che regolano l'utilizzo dei droni militari americani in decollo dalla base italiana di Sigonella (Siracusa).
E che quindi hanno regolato 550 missioni di droni Usa in Libia nel 2011-2018: compreso il 29 novembre 2018 l'attacco a «esponenti di Al Qaeda» costato invece la vita a 11 civili. Messo in mora da un terzo Tar Lazio dopo due Consigli di Stato («gli accordi sono secretati o accessibili?»), lo Stato Maggiore ora ammette che «sono di natura non classificata»: e che quindi non mai è stato vero che fossero (come scritto invece per 5 anni) «notizie classificate, non suscettibili di ostensione» se non a chi avesse il Nos-nulla osta di segretezza.
Però per il ministero ora restano «non accessibili»: sia perché «contenenti dati sensibili, afferenti a elementi operativi» o «accessori al "Technical Arrangement" del 2006 che contempla anche informazioni classificate»; sia perché in due materie di possibili eccezioni alla legge sull'accesso agli atti, questioni militari e relazioni internazionali, va «assicurata tutela da potenziali pregiudizievoli strumentalizzazioni».
Non è motivo giuridico di diniego, obiettano gli attivisti di «European Center for Constitutional and Human Rights» di Berlino: un pezzetto di accordi sta persino sul sito del governo Usa; e le evocate eccezioni sono troppo generiche e autoasserite, tali da consentire all'autorità pubblica di sottrarsi alla verifica del bilanciamento fra trasparenza e tutela di interessi nazionali.
Specie dopo il precedente della falsità ripetuta 5 anni sul (non) segreto, che per i legali Felice ed Ernesto Belisario dovrebbe anzi indurre il Tar a «non restare indifferente alla lesione della fiducia che la collettività ripone nella veridicità delle dichiarazioni delle istituzioni». Il paradosso è che il braccio di ferro è già invecchiato: in una riga, infatti, di passaggio lo Stato Maggiore ora rivela per la prima volta che gli accordi sui droni Usa a Sigonella sono stati intanto «sostituiti in parte e recepiti in un nuovo accordo il 7 settembre 2021». Sinora non noto.