Francesca Schianchi per la Stampa
Tra gli sfidanti, il sospetto è diffuso. Davanti a un Matteo Renzi che sale sul palco e parla con piglio e toni di uno che si sente già rieletto segretario, nasce il dubbio che l' ex premier non voglia una nuova legge elettorale per poi tentare il blitz dell' Italicum anche al Senato.
Un' ipotesi rilanciata ieri dall' alleato di governo Alfano, intervistato da Sky: «E' una cosa semplice, non da scienziati del diritto». Una cosa, soprattutto, che permetterebbe ai segretari di partito di scegliere anche a Palazzo Madama i capilista bloccati, forgiando gruppi parlamentari più fedeli possibile: eventualità contro cui i sostenitori di Emiliano stanno già preparando le contromosse.
L' occasione di affrontare di nuovo l' argomento legge elettorale è stata ieri, alla Convenzione del Pd, dove dinanzi a oltre 800 delegati i tre candidati sono stati dichiarati ammessi alle primarie: Matteo Renzi con il 66,73 per cento del voto degli iscritti, Andrea Orlando il 25,25 e Michele Emiliano l' 8,02. Gazebo che gli organizzatori vorrebbero fossero più di 10mila e che saranno allestiti il 30 aprile come da programma, nonostante l' infortunio del governatore pugliese che lo costringe a intervenire solo via video e che aveva spinto qualcuno dei suoi a ipotizzare un rinvio: «La macchina ormai è in moto», la chiusura del renziano Guerini, nonostante la disponibilità di Orlando.
La macchina è in moto, il risultato finale ancora da stabilire, ma l' ex segretario ricandidato parla già da leader incoronato. Impegnato ad ammonire i compagni di partito - «le regole della casa le rispettano tutti: non si passano i prossimi quattro anni a bombardare il quartier generale» - a sferzare Bruxelles («Europa sì, ma non così»), a sfidare gli avversari: Salvini «che si interessa d' Europa il 27 del mese quando arriva lo stipendio» ma, soprattutto, i Cinque stelle.
«Il mio obiettivo è chiaro: voglio essere l' alternativa al M5s», ripete agli amici, e allora non è un caso che li punzecchi («non prendiamo lezioni di onestà da partiti fondati da pregiudicati») e che cerchi slogan per sottolineare la diversità, a suo favore: «Loro sono per la dinastia, noi per la democrazia; loro per l' assistenzialismo, noi per il lavoro; loro per la paura noi per la scienza».
Bersaglio chiaro, come uno che si senta già in campagna elettorale: per le amministrative, e chissà se per le politiche, visto che tra gli avversari sono in molti convinti che lui punti ancora alle urne in autunno. Manca una legge elettorale omogenea, ma siccome, dice, «la maggioranza in Parlamento è quella del no al referendum», allora «facciano loro una proposta sulla legge elettorale». Un lavarsi le mani dal dibattito che insospettisce gli altri: «Smettiamo di dire Mattarellum quando tutti dicono no», pungola Orlando, «se non troviamo i voti è perché non li stiamo cercando». Esattamente quel che pensano dalle parti di Emiliano.
ROM VOTANO ALLE PRIMARIE DEL PD PER SINDACO DI ROMA
Dove la convinzione è che Renzi voglia votare con le due leggi che ci sono, meglio ancora se estendendo i capilista bloccati anche al Senato. «Ma se ci saranno i capilista bloccati, noi chiederemo le primarie per individuarli», fanno già sapere. E per cercare di non arrivare fin lì, i sostenitori del governatore pugliese stanno meditando un' iniziativa già per questa settimana: una raccolta di firme trasversale, tra vari partiti, per chiedere l' abolizione dei capilista bloccati. Nella speranza di togliere un po' di potere al segretario annunciato.