«Io non ho taroccato nessuna informativa su Tiziano Renzi e non ho nulla contro di lui», ma «qualcuno lo ha avvertito» del fatto che il suo telefono era intercettato. Si difende così il maggiore Gianpolo Scafarto, accusato dalla Procura di Roma di depistaggio e rivelazione del segreto di ufficio nel filone dell' indagine su Consip e interrogato ieri dal gip che nei giorni scorsi lo ha sospeso dal servizio per un anno.
«In questa vicenda restano tante domande da chiarire - ha detto Scafarto -, e mi riferisco alla chiamata che il 7 dicembre 2016 (due giorni dopo l' avvio dell' intercettazione) Roberto Bargilli, autista del camper di Matteo Renzi al tempo della campagna per le primarie del Pd nel 2012, fece all' imprenditore Carlo Russo invitandolo, per conto di Tiziano Renzi a non chiamare più "il babbo".
<Chi ha avvertito Tiziano Renzi che aveva il telefono sotto controllo? A conoscere quella informazione eravamo in tre: il sottoscritto, il pm Henry John Woodcock e un maresciallo. Noi non ne parlammo con nessuno».
SALTALAMACCHIA HENRY JOHN WOODCOCK