Gabriele Bartoloni per repubblica.it
All'indomani della chiusura sul Mes targata Giorgia Meloni è Carlo Calenda a rivelare: "Ho mandato un whatsapp alla Meloni, guarda che il 2023 è l'anno in cui la Sanità salta per aria. Lei mi ha scritto lo so, però... Io le ho detto, devi fare questo altrimenti le famiglie, giustamente, andranno per strada a protestare".
Interviene anche il commissario europeo all'Economia Paolo Gentiloni. "Rispetto la posizione della presidente del Consiglio che ha detto di non volerlo utilizzare", ha detto l'ex premier intervistato a 'Radio Anch'io'. "Poi c'è un altro tema: la revisione dello statuto di questo fondo con cui l'Italia ha concordato un paio di anni fa. Penso che ratificare questo statuto sia nell'ordine delle cose perché pacta sunt servanda e perché ratificarlo non significa necessariamente utilizzarlo".
Il pressing del commissario arriva dopo lo stop di Meloni. La premier, ospite di Bruno Vespa su Rai1, ha lasciato però aperta la questione della ratifica: "Ne discuterà eventualmente il parlamento". L'Italia infatti è l'unico Paese dei 27 Stati membri a non aver ancora ratificato la riforma del meccanismo europeo. L'ambiguità della premier non ha fatto altro che scatenare le critiche dall'opposizione. "Nessuno ha chiesto oggi di utilizzarlo. Questo dibattito non è all'ordine del giorno. Quello di cui si discute è la ratifica della riforma del suo Trattato istitutivo, che come Italia abbiamo già condiviso e sottoscritto in quanto migliora lo statuto attuale", dice Piero De Luca, deputato e vicepresidente del gruppo Pd alla Camera.
Matteo Renzi su Twitter parla ironicamente di "Capolavoro della Meloni". "Per fare un dispetto all'Europa - dice il leader di Italia Viva - lascia a Bruxelles 37 miliardi che servivano per liste d'attesa, infermieri e ospedali. Ma perché? E' un autogol, l'interesse nazionale viene prima dell'ideologia sovranista". Posizione analoga a quella del deputato Pd Piero Fassino: "Dire no al Mes significa rinunciare a 37 miliardi per la sanità e penalizzare anzitutto i più fragili. Non si fa propaganda spicciola sulla salute dei cittadini". Secondo l'esponente dem il no al fondo europeo "è un diversivo per coprire i molti cambiamenti a 180 gradi sull'Europa, per anni demonizzata e adesso invocata per evitare l'isolamento del Paese".
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Interviene anche anche l'eurodeputato Sandro Gozi, ex Pd e ora europarlamentare renziano. "La commedia dell'arte continua. Meloni questa volta invoca la prova del sangue sul Mes per coprire l'ennesima retromarcia in Europa. Perché l'Italia lo ratificherà nonostante Meloni avesse gridato 'mai e poi mai'. Tutto e il suo contrario è il vero motto del governo sovranista", attacca su Twitter.