Angela Calvini per “Avvenire”
Un putiferio mediatico pone sotto i riflettori la questione dell'aborto, del diritto alla vita e della libertà di espressione. Il tutto scatenato da un'affermazione del conduttore Alfonso Signorini durante il Grande Fratello Vip su Canale 5 («Noi siamo contrari all'aborto in ogni sua forma», ha detto) travolto da una violenta reazione soprattutto sui social. Ne parliamo con Massimo Bernardini, autore e conduttore di Tv Talk in onda il sabato su Rai 3 alle 15, che dedicherà la prossima puntata proprio a questo dibattito.
MASSIMO BERNARDINI E ALFONSO SIGNORINI
«Avremo ospiti Mario Giordano e Bruno Vespa e allargheremo il tema anche alla dittatura del politicamente corretto. Ovvero come avere una posizione diversa dal "mainstream" porti a una levata di scudi di ferro a fronte di un grado di pensiero bassissimo».
Anche sul tema dell'aborto?
Sono andato a rileggermi la Legge 194 del 1978. Io ho fatto allora, da giovane cattolico, una battaglia per l'abolizione della legge che ora non farei più, ma di cui non mi vergogno. Oggi piuttosto invito a leggere bene quella legge.
Ci spieghi meglio.
Fa molto effetto leggere i primi 5 articoli della 194. La parola che più viene spesa è "diritti". E il primo diritto citato dall'articolo 1 è che «lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana sin dal suo inizio».
Rende certo possibile l'interruzione di gravidanza, ma si capisce che noi oggi abbiamo una lettura completamente cambiata. Allora la legge non fu firmata dai cattolici, bensì era radicale e socialista, eppure se la leggi oggi, è di una saggezza, rispetto al livello del dibattito attuale, che fa impressione.
C'è in ballo anche la libertà di espressione?
Signorini si è incagliato sulla parola "noi" che gli è uscita dal cuore. È stato un errore, però la libertà di pensiero nell'avere una posizione contro l'aborto dovrebbe essere garantita.
Colpa anche dei social?
Ormai è tutto semplificato. In fondo quella legge ha tenuto conto che dentro il Paese c'era una realtà che la pensava diversamente. Non è una legge dalla parte della vita, comunque è una legge che punta molto sui consultori per sostenere le donne. Invece i social prendono questa cosa con la vanga.
«Non si osi toccare il diritto della donna», si proclama. Io faccio parte di quei cattolici che si rendono conto che sarebbe antistorico abolire la Legge 194. Ma piuttosto chiedo che venga applicata, chiedo che i consultori funzionino come la legge dice, ovvero per cercare di evitare la cause che portano all'aborto. Inoltre la legge dice che l'obiezione di coscienza va rispettata.
E il dibattito sui diritti?
Noi negli anni '70 lottavamo per diritto al lavoro e alla giustizia, adesso diritti sono sinonimo esclusivo di Lgbt, sesso e libertà d'aborto. E questo ci illumina anche sul Ddl Zan che è la sconfitta politica di quanti non hanno voluto la mediazione con chi, pur condividendo la difesa della minoranza Lgbt dalla violenza, non era d'accordo su alcuni punti. Ha vinto il muro contro muro.
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