"MEGALÒ" MA CHI TI CREDE? - IL PRESIDENTE DEL CONI MINACCIA DI LASCIARE IL COMITATO OLIMPICO, MA È TUTTA UNA TATTICA PER FARSI ASCOLTARE: A FARLO SBROCCARE SONO LE CONTINUE INVASIONI DI CAMPO DELLA POLITICA, UNA RIFORMA DELLO SPORT SMONTATA E LACUNOSA E I RITARDI PER I GIOCHI INVERNALI DI MILANO-CORTINA 2026 - "SE NON SI RISOLVONO I PROBLEMI ANDRÒ DA DRAGHI A CHIEDERE COME POSSIAMO GESTIRE UN ENTE PUBBLICO SENZA PIANTA ORGANICA"

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Daniele Dallera per www.corriere.it

 

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Giovanni Malagò potrebbe dimettersi, lasciare il Coni. Una mossa improvvisa, sorprendente ma soppesata in ogni suo aspetto. Stamane lo ha annunciato in Giunta Coni, esprimendo rabbia e delusione, motivate da una riforma dello sport fatta, rifatta, ritoccata, ma sempre lacunosa, invadente nei confronti del Coni, istituzione depotenziata per volontà politica (in conferenza stampa ha attaccato duramente il Dipartimento dello Sport e il suo Direttore Sciscioli, difendendo invece l’operato della Vezzali definendola «vittima» della situazione).

 

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La sottosegretaria Valentina Vezzali in questi mesi ha cercato di chiarire ruoli e confini tra Coni e Sport Salute, l’agenzia di Stato creata dalla riforma Giorgetti & Valente del passato governo Conte, molti emendamenti, decreti e decretini hanno «ripulito» la riforma, ridando autonomia e forza al Coni, ma si sta attendendo di fronte all’ostruzione del Dipartimento.

 

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Intromissioni e invadenze continuano ad esserci, da parte di Sport e Salute che, legittimata dalla riforma, mai dimenticarlo, detiene il potere economico sullo sport italiano.

 

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Tutto questo dopo una estate capolavoro dello sport italiano: l’Olimpiade di Tokyo è lì a testimoniare efficacia e organizzazione in capo al Coni. Le continue sollecitazioni di Malagò rispetto a una svolta, a una maggiore autonomia hanno prodotto poco e niente (persino i giornalisti dell’ufficio stampa non potrebbero avere più il contratto di categoria ma essere considerati semplici funzionari senza tutele).

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Se a tutto questo si aggiungono i ritardi, che iniziano a essere preoccupanti, nel decollo definitivo di Milano e Cortina 2026, altra operazione felice con protagonista Malagò, ecco che la situazione sta diventando troppo pesante da sopportare. Qui nasce la tentazione di Malagò di dimettersi.

 

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«Se non si risolvono i problemi andrò da Draghi a chiedere come possiamo gestire un ente pubblico senza pianta organica», ha detto Malagò. Una provocazione? Una prima tappa di una strategia più organizzata? Sicuramente il segnale forte che così non si può andare avanti, per dire a tutti che lo sport italiano vuole vivere in autonomia per continuare a vincere, non solo in campo o in pista.

 

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Nel pomeriggio sono arrivate le prime reazioni del sottosegretario allo Sport, Valentina Vezzali che prova a mediare. «Il Dipartimento per lo Sport ha sempre agito in sintonia con le mie indicazioni e, soprattutto, in conformità con le leggi dello Stato, nel pieno rispetto delle regole, uno dei valori fondanti dello sport.

 

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Il Dipartimento per lo Sport, in merito alla definizione della pianta organica del Coni, ente pubblico, ha investito il Dipartimento della Funzione Pubblica che ha la competenza sul tema. Nella giornata di ieri (mercoledì, ndr) la Funzione Pubblica ha rilasciato il proprio parere e il Dipartimento per lo Sport lo ha prontamente trasmesso al Coni invitandolo a proseguire con i conseguenti adempimenti, ferma la necessità del pubblico concorso, come previsto dalla legge».

 

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