Estratto dell'articolo di Stefano Folli per “la Repubblica”
SCHLEIN ON YOU CRAZY DIAMOND - MEME BY CARLI
I contraccolpi immediati della vittoria di Elly Schlein sono soprattutto tre, non necessariamente in contraddizione tra loro.
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È quindi possibile, anzi probabile, che il Pd possa ricavare un vantaggio dal ritrovarsi dopo tanto tempo al centro della scena. Elly Schlein fa notizia e ne verrà una spinta ai consensi che tuttavia, in mancanza di elezioni, resteranno virtuali. Nessuno stupore allora se la percentuale del Pd crescerà fino a superare quella dei 5S, come sarebbe logico. Tuttavia è presto per stabilire se sia stato trovato l’antidoto al declino.
Per adesso le distinzioni tra Schlein e Conte sono minime: entrambi viaggiano quasi all’unisono, facendo appello in buona misura allo stesso elettorato. Conte viene chiamato talvolta il “Mélenchon italiano” e adesso la stessa definizione comincia a essere applicata senza molta fantasia alla sua interlocutrice. Se questo è vero, il Pd può recuperare qualche punto, ma le due sigle tenderanno a marciare unite anche senza bisogno di una vera e propria fusione. E se pure il Pd e i 5S, più altri segmenti della sinistra, raggiungessero il 32-34 per cento, non per questo avrebbero risolto il problema dell’alternativa al destra-centro.
Il secondo contraccolpo riguarda invece il tema di una plausibile, cruciale distinzione: la politica estera, il sostegno all’Ucraina, l’invio delle armi. E' un punto decisivo... (...)
Elly Schlein potrà decidere di muoversi in continuità con Letta — in Parlamento, non in qualche intervista — oppure scegliere di uniformarsi ai 5S sulla posizione anti-ucraina. Nel primo caso è evidente che il nuovo Pd dovrà mettere in conto un confronto a sinistra che potrebbe anche essere aspro se la crisi internazionale dovesse peggiorare. Altrimenti verrebbe confermata la sintonia senza precedenti tra il Pd e il mondo a cui Conte ha dimostrato di saper parlare. Cambierebbe il profilo dell’opposizione e anche l’immagine dell’Italia in Europa e a Washington.
Terzo contraccolpo
La politica verso l’Ucraina, ma soprattutto verso la Nato, sarebbe il casus belli per una scissione nel Pd. Si parla molto dell’irritazione crescente, ed è un eufemismo, dei cosiddetti “riformisti” messi di fronte ai progetti di Schlein. Ma la scissione è una decisione grave che richiede una ragione ben chiara. Uno slittamento della politica estera sarebbe quel motivo e provocherebbe una frattura a destra con tutte le conseguenze del caso. Benché sia semplicistico credere che le vele del Polo renzian-calendiano sarebbero gonfiate in modo automatico: i fenomeni di causa-effetto non sono mai così meccanici come qualcuno immagina.
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