Francesco Moscatelli per "la Stampa"
Vogliono riprendersi la Lega Nord. Quella dell'Alberto da Giussano con lo spadone.
Quella che prima viene la Padania e poi il resto si vedrà. Quella dove le parole d'ordine sono autonomia, federalismo e magari pure secessione. Citano Gianfranco Miglio e Carlo Cattaneo.
Si sono radunati ieri mattina nella pizzeria "Da Sebastian" di Biassono, tra Monza e Arcore, fra bandiere della Catalogna e della Scozia, biglietti con la scritta "Per il Nord! Riparte la battaglia!" e una accurata selezione di foulard e cravatte verdi. Sono poco meno di duecento: molti lombardi e piemontesi, pochissimi veneti, qualcuno arrivato dal Trentino e dall'Emilia.
MATTEO SALVINI ABBRACCIA LORENZO FONTANA
Della "Lega per Salvini premier" che ha ottenuto l'8,9% alle ultime politiche ma che è comunque riuscita a portare a Roma 95 parlamentari, a conquistare la presidenza della Camera con Lorenzo Fontana e che ora spera di guadagnare anche 5 o 6 ministeri, dicono di interessarsi poco o nulla. «La Lega per Salvini premier non ci rappresenta - chiarisce Gianni Fava, mantovano, ex colonnello della segreteria targata Roberto Maroni e sfidante di Matteo Salvini all'ultimo congresso -. Hanno eletto Fontana a Montecitorio?
La cosa non ci appassiona. Io sono ancora iscritto al vecchio partito, quello che oggi hanno ridotto a una bad company commissariata.
Chiedo semplicemente che ci facciano fare un congresso, come d'altronde prevede lo statuto, e che ci siano regole democratiche. Faremo tutti i tentativi possibili per riavere il simbolo che ci unisce». Ci sono gli autonomisti della Rete 22 ottobre, i rappresentanti di Grande Nord e quelli di "Autonomia e libertà", l'associazione dell'ex ministro Roberto Castelli («assente giustificato»), un paio di esponenti di Italexit ma soprattutto decine di storici militanti come Roberto Gremmo, fondatore a cavallo fra gli anni '70 e '80 dell'Union Piemontèisa.
lorenzo fontana - umberto bossi - giancarlo giorgetti - roberto calderoli - matteo salvini
Si aggirano «con curiosità, solo per ascoltare, senza commettere atti impuri» anche gli attuali consiglieri regionali lombardi Federico Lena e Antonello Formenti. Assenti invece Paolo Grimoldi e Angelo Ciocca, i due "scout" a cui Umberto Bossi ha affidato il compito di organizzare il suo Comitato Nord rimanendo però all'interno del partito salviniano.
Operazione che a Biassono viene bollata come una manovra di autoconservazione o un tentativo di sopire il malumore. «Qualcuno pensava di conquistare il Sud e invece ha perso il Nord - dice Matteo Brigandì, ex avvocato del Senatur, ex deputato ed ex membro del Csm -. Il massimo che può fare oggi è elemosinare la guida di Veneto e Lombardia se Meloni vorrà concedergliele. Altrimenti chi ha preso più voti governerà anche lì».
«Quello di Salvini è un partito personale, quando vedo i suoi eletti che lo applaudono penso alle parate di Kim Jong-un - rincara la dose Davide Boni, ex presidente del consiglio regionale lombardo -. Dicono che faranno i congressi ma mi devono spiegare come troveranno uno sfidante. C'è il cognome di Salvini nel simbolo. Come la risolvono? Chiedono a un cugino?».
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