USA: GOVERNATORE DEM NEW JERSEY RIELETTO DI UN SOFFIO
(ANSA) - Il governatore uscente del New Jersey Phil Murphy è stato rieletto con un risicatissimo margine di scarto (50% a 49%) nella gara con il repubblicano Jack Ciattarelli, diventando il primo democratico a vincere un secondo mandato in questo Stato negli ultimi 44 anni ed evitando una "Caporetto" per il partito dopo la sconfitta in Virginia. Lo riferiscono i media Usa.
BIDEN
Anna Guaita per "il Messaggero"
È stato un ritorno a casa amaro per Biden, ieri. Dopo il viaggio europeo dedicato a rassicurare gli alleati, il presidente si trova lui stesso in una situazione ben poco rassicurante. La giornata elettorale di martedì ha consegnato al suo partito alcune vittorie, ma anche una sconfitta così bruciante che ha avuto l'effetto di oscurare tutto il resto.
L'affermazione del repubblicano Glenn Youngkin nella Virginia, per la poltrona di governatore, è stata un doccia fredda se si pensa che Biden era andato di persona a sostenere il candidato democratico Terry McAuliffe, oltre a spedirci anche la vice Kamala Harris e l'ex presidente Barack Obama. I calibri da 90 non sono stati sufficienti però a mobilitare l'elettorato democratico che si è presentato alle urne in numero minore rispetto alle presidenziali dell'anno scorso quando aveva dato la vittoria a Biden su Donald Trump con un vantaggio di 10 punti. Questa volta sono andati a votare molti più repubblicani, il 49% del totale contro il 43 dei dem.
Ma anche molti moderati indipendenti che l'anno scorso si erano schierati con Biden si sono questa volta spostati sui repubblicani, come è stato evidente anche nello Stato del New Jersey, dove ieri sera è stato confermato che il democratico Philip Murphy ha vinto di stretta misura (50%) contro il repubblicano Jack Ciattarelli (49%), mentre era invece previsto che vincesse con una nettissima maggioranza.
I democratici si consolano sottolineando che in entrambi i casi di tratta di candidati repubblicani che si erano distanziati da Trump, tattica che non è ripetibile in altri Stati, ma è comunque impossibile non leggere in queste due corse elettorali un giudizio negativo per il presidente stesso e per il partito democratico. Gli exit poll hanno infatti rivelato che due terzi dei votanti pensano che il Paese sia sulla strada sbagliata. Che sia o no davvero colpa del presidente, gli elettori hanno espresso la loro rabbia per il proseguire della pandemia, per l'aumento dei prezzi e il rallentare dell'economia.
In Virginia tuttavia Youngkin ha anche pigiato molto su temi culturali, attirandosi il sostegno di molti genitori bianchi dei sobborghi quando ha protestato contro l'obbligo delle maschere per i bambini a scuola e contro l'insegnamento della Critical Race Theory, che in realtà in Virginia non è neanche oggetto dei curriculum scolastici. La teoria fa parte di alcuni curriculum universitari al livello nazionale, e sostiene che gli Stati Uniti siano una società geneticamente razzista per essere nata sulle spalle della schiavitù. In quest' ultimo anno è diventata oggetto di arroventato dibattito, e il partito repubblicano ne sta facendo un cavallo di battaglia, e la Virginia ha dato ragione alla sua scommessa.
Gli altri risultati elettorali sono più locali e hanno premiato invece i democratici, che hanno vinto la posizione di sindaco a New York, con l'afroamericano Eric Adams, a Boston con la taiwanese Michelle WU e a Pittsburgh con l'afroamericano Ed Gainey. A New York è stato anche eletto il primo procuratore afroamericano, a Manhattan, Alvin Bragg, che eredita le inchieste sulla società di Donald Trump. Quest' ultimo ha salutato le elezioni come una sua personale vittoria, sostenendo che è stata la sua base a decidere il risultato del voto.
LA MANOVRA Nella realtà è stata una vittoria che è passata attraverso una manovra che altri Stati potrebbero non riuscire ad applicare: in Virginia infatti le primarie repubblicane sono state solo di facciata, è stato il partito a manovrare per escludere i candidati troppo schierati con Trump, e favorire l'imprenditore 54enne, solido conservatore ma non legato a doppio filo all'ex presidente e tanto ricco da poter finanziarsi da solo la campagna. Significativo che Trump non abbia messo piede in Virginia.
Ma Biden ce l'ha messo, eccome. E se Trump ha diritto solo in parte di vantarsi della vittoria, Biden potrebbe essere obbligato a fare un mea culpa e con lui lo il partito, che da mesi litiga al suo interno, incapace di approvare i due pacchetti di riforme economiche, sociali e ambientali su cui Biden era corso l'anno scorso e aveva vinto contro Trump. Anna Guaita.