Paolo Conti per il Corriere della Sera
Carlo Freccero, consigliere di amministrazione Rai, pensa che l' audizione di domani del Consiglio in commissione di Vigilanza farà emergere le nubi politiche che si addensano sul direttore generale Antonio Campo Dall' Orto?
«Certamente. Si parlerà di tre temi: l' Anticorruzione che chiede chiarimenti sulle nomine di alcuni dirigenti; il piano dell' informazione; il tetto ai compensi. Su questo punto, da amministratore dell' azienda e non da massmediologo o da teorico della tv, dirò una cosa veramente importante alla Vigilanza, cioè al Parlamento».
Quale, Freccero?
«Limitare i compensi delle star a un tetto prefissato, indipendentemente dalle leggi di mercato intoccabili in ogni altro ambito, significa di fatto legiferare sulla Rai senza una legge specifica. E quindi far passare l' azienda da un sistema pubblico-privato, finanziato da canone e pubblicità, a un sistema solo pubblico sorretto unicamente dal canone. Cioè puntare a una Rai destinata a uscire dal mercato, non più interessata a produrre audience».
E questo che c' entra con un' eventuale ostilità verso Campo Dall' Orto?
«C' entra. Perché questa Rai sarebbe in aperta contraddizione con l' attuale condizione del direttore generale, che è un amministratore delegato di una vera azienda destinata alla competizione sul mercato. Il tetto solo apparentemente genera risparmio: in realtà distrugge economicamente la Rai perché taglia via le risorse pubblicitarie. Io sono d' accordo col ruolo pedagogico dell' azienda: ma il messaggio dev' essere destinato al pubblico più vasto possibile, garantito dal sistema pubblico-privato. Non a una minoranza. E a me non sembra che il recente contratto di servizio proponga una tv pubblica marginale. Altra contraddizione».
Il dg è sotto attacco?
«I segnali sono molti. Per esempio, la pronuncia dell' Istat nell' ottobre scorso che colloca la Rai nell' ambito della pubblica amministrazione».
E gli attacchi di Michele Anzaldi, commissario di Vigilanza del Pd e attuale portavoce di Matteo Renzi?
«Anzaldi lo conosco da anni, lo feci a suo tempo lavorare a Raidue. Quando parla, lo ascolto nella sua veste, per me importantissima, di membro della Vigilanza. Se sia o meno portavoce di Renzi non mi interessa. So che manifesta sfiducia verso questa gestione».
Dal Pd arriva un' accusa: questa Rai è antirenziana.
«Ma per favore, mi sembra una domanda fuori luogo. Io penso che il direttore generale abbia ceduto, con la politica, sulle nomine per i tg. Io capisco che il Tg1 sia, per esempio, una sorta di Messa cantata. Ma è bene che ci siano anche spazi aperti al confronto: ed è ciò che ha fatto Campo Dall' Orto. Penso a Report , a #Cartabianca . Alle inchieste di Riccardo Jacona, agli speciali di Michele Santoro, agli approfondimenti in terza serata di Gad Lerner. Al progetto per le news online di Milena Gabanelli. Un' offerta diversificata in cui c' è anche Bruno Vespa. Dirò di più. Penso sia arrivato il tempo di un talk show di destra che affiderei a Giancarlo Loquenzi. Lo seguo alla radio, potrebbe farcela benissimo».
Secondo Andrea Orlando e Michele Emiliano per le primarie del Pd occorre un confronto anche su una rete Rai, oltre che quello su Sky fissato per il 26 aprile.
«Ringrazio Orlando ed Emiliano per la loro disponibilità. Penso che la stessa Rai debba al più presto proporre questo confronto ai tre candidati senza attendere che la domanda provenga dalla politica. Non avanzare la richiesta sarebbe un grave segno di debolezza».