RENZI METTE LETTA NEI CASINI! LA CARTA DI RENZI PER IL COLLE E’ “PIERFURBY” CASINI. LA MOSSA DELL’EX ROTTAMATORE PER ISOLARE IL M5S, SPACCARE IL PD E INDEBOLIRE ULTERIORMENTE L’ALLEANZA GIALLOROSSA. IL NOME DELL'EX PRESIDENTE DELLA CAMERA POTREBBE UNIRE ITALIA VIVA, CENTRODESTRA E PARTE DEI DEM NEL CASO MATTARELLA RIFIUTASSE IL BIS...

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Ilario Lombardo per "la Stampa"

 

MATTEO RENZI PIERFERDINANDO CASINI MATTEO RENZI PIERFERDINANDO CASINI

Di Quirinale si discute già, e pure tanto. E come da migliore tradizione i partiti adottano una strategia doppia: testare qualche nome, per tenerne coperti altri. Tre giorni fa, una fonte del Pd ha contattato La Stampa dopo aver letto l'articolo che riferiva delle prime manovre in vista del semestre bianco che a inizio agosto lancerà la sfida per la Presidenza della Repubblica a gennaio 2022. I candidati più probabili che venivano elencati erano l'attuale Capo dello Stato Sergio Mattarella, se sarà costretto al bis dal groviglio dei veti e dagli eventi che si imporranno dentro e fuori dal Parlamento, l'attuale presidente del Consiglio Mario Draghi, e la ministra della Giustizia Marta Cartabia.

 

pierferdinando casini matteo renzi pierferdinando casini matteo renzi

La fonte del Pd però aggiunge un nome, che già qualcuno aveva fatto trapelare nei mesi scorsi, Pier Ferdinando Casini, e rivela che la discussione è in fase avanzata e coinvolge anche i partiti del centrodestra. La conferma arriva da una fonte di Forza Italia: il confronto è avviato, ci sono stati colloqui tra leader, incontri, e Casini è in partita nel caso in cui Mattarella non fosse disponibile per un altro mandato, anche a termine, fino alle elezioni politiche del 2023. Quelle che dimezzeranno il numero dei parlamentari.

 

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Soprattutto: è la carta che intende giocarsi Matteo Renzi (l'altra che ha in mano è Cartabia), con un'idea ben precisa e politicamente dirompente se dovesse realizzarsi. Perché la scelta di Casini potrebbe in un solo colpo isolare il M5S, spaccare il Pd, e indebolire ulteriormente l'alleanza giallorossa.

 

Come ha dimostrato scatenando la crisi che ha portato alla caduta del governo Conte II e ha aperto la strada per Draghi a Palazzo Chigi, Renzi ha imparato a usare a suo vantaggio l'aritmetica parlamentare e gli interessi a volte convergenti a volte no di deputati e senatori. Di sponda con Base riformista, la corrente del Pd guidata dal ministro Lorenzo Guerini e da Luca Lotti, nata sulle ceneri del renzismo dopo la scissione di Italia Viva e ancora maggioritaria tra gli eletti democratici, Renzi vuole portare tutto il centrodestra sul nome dell'ex leader dell'Udc.

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Casini ha un po' il ruolo di outsider tipico del canone quirinalizio. Ed è anche l'anello di congiunzione tra centrosinistra e centrodestra. Con lo scudo crociato dei nostalgici della Dc sul petto ha prima vissuto la nascita della coalizione plasmata da Silvio Berlusconi e poi subito la fatwa dell'ex Cavaliere. Il salto arriva nel 2018 quando Renzi lo candida nelle liste del Pd e viene eletto al Senato. Oggi siede tra le fila del gruppo delle Autonomie e si è ritagliato il ruolo del vecchio saggio che osserva e commenta i nuovi giovanotti della politica fare e disfare i governi. Ma chi lo conosce e ci ha parlato nel corso di questi mesi sa bene quanto coccoli il sogno del Quirinale, lui che nel curriculum può vantare di essere stato presidente della Camera.

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Aver indossato l'abito istituzionale della terza carica dello Stato è un precedente che aiuta, come lo è la profonda fede atlantista che ha dimostrato anche recentemente sostenendo la causa dell'opposizione venezuelana al regime chavista di Nicolas Maduro osteggiato dagli americani. Le battute, poi, tradiscono facilmente i desideri. E Casini qualcuna se l'è fatta scappare, come quando disse di considerare «irritante» per Mattarella l'ipotesi di una rielezione. O quando, a chi gli profetizzava un passaggio di Draghi direttamente da Palazzo Chigi al Quirinale, disse sospirando: «A me non resta che andare in vacanza»

 

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Lo scenario si fa comunque intrigante. Casini potrebbe coalizzare i grandi elettori necessari a portarlo al Colle. Per loro è il candidato ideale: una buona fetta del Pd, i governatori di centrosinistra guidati dal suo conterraneo Stefano Bonaccini, governatore dell'Emilia-Romagna con cui è in ottimi rapporti, e Forza Italia. I grillini, al momento contrarissimi, e il resto del Pd finirebbero in minoranza. La Lega e Fratelli d'Italia invece potrebbero essere sedotti dal fatto che si tratterebbe del primo presidente della Repubblica che non è storicamente figlio del centrosinistra.

 

sergio mattarella 1 sergio mattarella 1

Nel Carroccio, in realtà, Giancarlo Giorgetti sarebbe già favorevole e, secondo Renzi, anche a Matteo Salvini non dispiace come idea, sebbene preferirebbe veder salire Draghi al Colle, nella speranza che sciolga le Camere e porti l'Italia subito al voto. Per l'ex rottamatore sarebbe l'occasione di tornare di nuovo protagonista degli equilibri politici nonostante i consensi esangui di Italia Viva. Non solo. Il progetto, comune a una parte del Pd, prevede anche altro. Una nuova legge elettorale proporzionale, che può assicurare con più facilità la rielezione e le alleanze dopo il voto, quando non è escluso che in cerca di un presidente del Consiglio le forze politiche potrebbero rivolgersi nuovamente a Draghi. Sempre che non sia già impegnato al Quirinale.

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