Estratto dell’articolo di Giuseppe Salvaggiulo per “La Stampa”
Il braccio di ferro sulle intercettazioni si conclude con un compromesso che salva l'apparente unità della maggioranza, conferma che sulla Giustizia il Terzo Polo non si estranea dalla lotta, introduce una prima stretta in attesa di un testo ad hoc promesso dal ministro Carlo Nordio. Tanto basta perché Forza Italia, che aveva sfidato Fratelli d'Italia a singolar tenzone garantista, esulti per il «grande successo politico».
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Dopo lo scontro dell'altra sera, con il governo che aveva minacciato una sonora bocciatura degli emendamenti di Forza Italia al decreto sulle intercettazioni per i reati a sfondo mafioso, il punto di caduta è stato trovato ieri nell'ambito delle Commissioni Giustizia e affari costituzionali della Camera. Decisiva la bollinatura del ministro dei Rapporti col Parlamento, Luca Ciriani di Fratelli d'Italia.
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Forza Italia ha ritirato gli emendamenti sul cuore del decreto, la norma che salva le intercettazioni per reati non direttamente di mafia, ma che ne mutuano il metodo. Una norma sollecitata dalla Procura nazionale antimafia, di cui si era fatto garante a Palazzo Chigi il sottosegretario (e magistrato) Alfredo Mantovano.
In cambio, i berlusconiani hanno ottenuto l'approvazione di tre emendamenti collaterali: voto compatto del centrodestra e aggiuntivo di Azione e Italia Viva. Il primo emendamento impone al giudice per l'indagine preliminare di motivare «dettagliatamente gli elementi specifici e concreti» per cui autorizza le intercettazioni, senza rifugiarsi nel copia-e-incolla della richiesta del pm. Il secondo vieta alla polizia giudiziaria di trascrivere «conversazioni afferenti la vita privata degli interlocutori e non rilevanti ai fini delle indagini».
Il terzo - e più pregnante - vieta l'uso delle intercettazioni per reati diversi da quello per cui sono state autorizzate. Cosa che capita, ma con limiti già fissati da una sentenza della Cassazione, quando ascoltando gli indagati si scoprono altri reati. […]