lorenzo guerini in visita a riga in lettonia
Fra.Gri. per “la Stampa”
L'invasione russa dell'Ucraina ha cambiato la politica italiana. Prima di tre settimane fa, mai ci sarebbe stata una quasi unanimità come s' è vista ieri alla Camera, dove è passato a stragrande maggioranza un ordine del giorno che invita il governo a spendere molto di più nella Difesa. Salvo il voto contrario degli ex grillini eretici di «Alternativa» e quello di Sinistra italiana e Europa verde, tutti gli altri chiedono, anzi impongono, di arrivare presto al famoso 2% di Pil in spese militari.
alpini in addestramento in lettonia.
In soldoni, siccome oggi spendiamo 24,5 miliardi di euro per le forze armate (1,54% del Pil), in tempi brevi arriveremo a spendere 8 o 9 miliardi in più. Saranno soldi che serviranno per comprare armi e per aumentare gli organici delle nostre forze armate, ormai anacronistici, da circa 150 mila soldati. Per fare un paragone, soltanto i carabinieri sono 100 mila. Ma si sa, finora la nostra emergenza era la criminalità. Adesso dobbiamo fare i conti anche con vicini aggressivi.
«La questione degli organici - racconta la senatrice Roberta Pinotti, Pd, ex ministro e attuale presidente della commissione Difesa al Senato -è seria. Si pensi che la Marina militare (circa trentamila persone, ndr) non ha abbastanza equipaggi per le navi già oggi in dotazione». Ancor di più con quelle in costruzione. Si spenderanno tanti soldi dunque. Per gli organici, ma anche per la manutenzione dei mezzi e per acquistare nuovi armamenti.
Il sottosegretario alla Difesa, Giorgio Mulè, fa qualche conto: «Passeremo da una spesa giornaliera di 68 milioni a una di 100 milioni di euro. Ma a fronte della quantità, la sfida sarà la qualità. Non possiamo permetterci di buttare i soldi dalla finestra». È anche la sfida europea: i Ventisette spendono 233 miliardi di euro all'anno, ma frazionati tra 150 sistemi d'arma perché ogni Paese cerca di spingere la propria industria.
Gli Stati Uniti spendono il triplo, ma concentrandosi su 30 sistemi. Quel che non disperdono in doppioni va in tecnologia. La particolare sottocapitalizzazione delle forze armate, però, ha prodotto mostri. La manutenzione, per dire, è quasi inesistente. Con gli ultimi sistemi d'arma, il problema è stato parzialmente risolto perché il produttore deve garantire almeno 10 anni di manutenzione. Ma per i mezzi più antichi, non è così. E quindi ci siamo ridotti a non avere più carri armati.
Il famoso Ariete, ad esempio, che è il carro da battaglia di base del nostro esercito, esiste ormai solo sulla carta. Gli esperti dicono che non ce ne sono più di 200 realmente utilizzabili. «Gli altri sono stati cannibalizzati per prenderne i pezzi», racconta un ex sottosegretario alla Difesa, Guido Crosetto, che è rimasto nel ramo come presidente dell'Aiad (Aziende Italiane per l'Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza), un'articolazione di Confindustria. Fino a qualche settimana fa era un lusso che potevamo permetterci, l'abbandono del carro armato. Ma dopo che Vladimir Putin ha ordinato un'invasione vecchio stile, e l'Armata Rossa ha mostrato una formidabile proiezione di carri armati, noi e la Nato non potremo più considerare la battaglia campale come un'anticaglia. Ci serviranno i corazzati da battaglia e le artiglierie campali.
Mulé lo dice: «Dovremo quanto prima investire sulla componente cingolata. L'Oto Melara potrebbe diventare il perno attorno a cui costruire una nuova eccellenza italiana». Della Marina s'è detto. Anche l'Aeronautica va rinforzata.
«In venti anni - ha spiegato ieri il generale Luca Goretti, capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica in un'audizione parlamentare - siamo passati da 842 a 500 aeromobili, di cui meno di 300 con funzioni combat che rappresentano uno strumento di deterrenza e intervento in caso di crisi. Considerato il tradizionale rapporto di uno a tre per esigenze di manutenzione e approntamento, l'Aeronautica Militare ha oggi disponibili meno di 100 aeromobili impiegabili continuativamente».
LE SPESE MILITARI IN ITALIA E NEL MONDO
Gli acquisti di F35, che saranno la colonna dorsale delle forze aeree, dovranno ripartire con vigore. Ci ha sorpreso positivamente la Germania, intanto, che finora aveva rifiutato gli F35, ma ha cambiato idea in una notte e grazie a una trattativa ben condotta dal ministro Lorenzo Guerini si appoggerà allo stabilimento di Cameri (Novara). Questa nuova postura difensiva era già stata impostata da Guerini.
Il bilancio della Difesa era passato da 21,4 miliardi del 2019 a 24,5 miliardi del 2021, con grave disappunto delle associazioni pacifiste. Ma ora si fa un salto ulteriore, subito notato Oltreoceano. Ieri, a margine del vertice Nato di Bruxelles, per la prima volta un nostro ministro della Difesa ha partecipato al vertice ristretto che finora era sempre stato a quattro (Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Germania) e stavolta ha incluso l'Italia. Guerini, fedele ai suoi toni sommessi, non ha suonato le fanfare, ma gli ha fatto un gran piacere il tweet del segretario alla Difesa, Lloyd J. Austin III, che ha messo le foto di sé che stringe la mano ai quattro colleghi europei.
CARRO ARIETE CARRO ARIETE SOLDATI ITALIANI IN IRAQ