Estratto dell'articolo di Gabriele Romagnoli per “la Stampa”
berlusconi calza sulla telecamera
Verso la fine ha chiuso il cerchio comprandosi Radio Città del Capo, l'emittente storica della sinistra bolognese. L'ultimo scacco del re nel campo dismesso dall'avversario. L'ultima mossa di un'avventura mediatico/politica.
Non c'è mai stato confine: il programma era la comunicazione, la comunicazione il programma. Di qui la campagna elettorale delle utopie, il governo degli annunci, i sorrisi, le canzoni, la televisione.
Ripartiamo proprio da lì, per riassumere la storia del rapporto tra Silvio Berlusconi e i media, dal mezzo che più di ogni altro lo ha rappresentato: il settimanale Sorrisi e Canzoni Tv, appunto, con le sue copertine garrule, il logo su quel fondo azzurro che ha sempre raccomandato. Al direttore di un suo tg (5 e/o 1, a seconda del momento) suggerì: «Tanto azzurro sugli schermi, eh, rilassa la gente, evoca le vacanze, l'assenza di preoccupazioni».
Guarda, poi, i cieli alle sue spalle nei manifesti di Forza Italia.
silvio berlusconi con la bandana
I programmi della tv come quelli di governo, la seduzione istantanea, con un gesto di inaudita cortesia, accompagnato da un assegno di uguale portata o in bianco (come quello che offrì a Sandra e Raimondo o a certi senatori per defezionare in suo favore).
Ciò che non si aspettava è che qualcuno potesse non ricambiare, che qualcosa potesse non essere comprato.
Lo presero di sorpresa l'indisponibilità di Indro Montanelli (altroché Rosy Bindi) quando lasciò il «suo» Giornale per fondare la Voce e, ancor più, quella della stampa intera a portarlo in trionfo sulle ginocchia dopo la vittoria elettorale del '94.
«Ma non erano, per definizione, governativi?» si chiese stupito. L'avviso di garanzia consegnato in pieno G7 a mezzo stampa lo sbalordì: più i modi che la cosa in sé. D'altronde, se un capo di governo è nei guai ma la tv e i giornali non lo raccontano, è davvero nei guai?
silvio berlusconi d'alema tv sorrisi e canzoni
Il fatto gli parve contraddire la storia. Quale? La sua. «La mia storia» era il titolo dell'indimenticabile opuscolo spedito nelle case degli italiani alla vigilia del voto. Trasudava fiducia, successo e, va da sé, azzurro. Non c'era autore, come nella Bibbia. Tramandava una vicenda esemplare.
Avendo fede, poteva salvare anche te: bastava credere, nelle tue forze, nella sua venuta e nel milione di posti di lavoro.
Rispetto ai media Berlusconi ha praticato (senza perdere tempo a teorizzarla) la disintermediazione.
Ha eterodiretto i suoi giornali e telegiornali (fino al punto in cui alcuni esecutori lo hanno scavalcato, avvolti nelle bandiere, piantando le bandiere, facendosi bandiere al vento). Ha compilato le scalette dei varietà domenicali (intuite come le autentiche fabbriche del consenso). Ha fatto il regista delle proprie apparizioni, curandone il dettaglio, rendendo ogni cosa illuminata: un effetto cross screen dai denti e dagli occhi, il resto perfettamente ammorbidito dalla calza sull'obiettivo. Alle spalle, la libreria levigata e marmorea. Non era l'epoca digitale, non si poteva bloccare e zoomare, ma si può stare certi che non si sarebbe trovato un libro sbagliato. O sfogliato.
Nei salotti televisivi altrui conduceva lui, sempre e comunque. Nessuno, neppure i più scafati, gli è stato al passo. Basti pensare a come Beppe Grillo è affondato nelle sabbie mobili di Bruno Vespa e come invece Berlusconi lo abbia circoscritto e coinvolto mentre firmava il contratto con gli italiani.
Il vero blob era lui. Lui la gelatina che ha avvolto in un gommoso fascio parole e musica. Quel che non poteva comprare ha cercato di toglierlo dal mercato. Ha usato volonterosi sicari per «character assassination» che non si è mai intestato.
È stato, anche, un continuo bersaglio, ma faceva parte del gioco. L'ha capito troppo tardi, pensava bastasse darsi le carte, ma anche un solitario ha le sue regole. «Unfit» a chi? È stato l'ossessione dei suoi avversari, l'oggetto di nomignoli più o meno azzeccati e feroci che svaniscono con lui.
Ha offerto il proprio corpo allo scrutinio, facendone fiction dai capelli al fondo delle scarpe. Si è sempre esibito, tranne una volta. Risulta ancora incredibile che non abbia accettato un duello tv. Non è possibile abbia mai dubitato di vincere, anche perché il più delle volte ci è riuscito. Gli bastava lasciar perdere i numeri, i fogli ripiegati, le penne, quel grande ingombro che è la storia e fare quel che meglio gli riusciva: teatrino.
Magari ripulendo la sedia su cui era stato seduto l'avversario, prima con foga, poi con attenzione, con una mimica che poté più d'ogni offesa.
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silvio berlusconi forza italia CONVENTION DI FORZA ITALIA - IL VIDEOMESSAGGIO DI SILVIO BERLUSCONI SILVIO BERLUSCONI NEL VIDEOMESSAGGIO ALLA CONVENTION FORZA ITALIA BERLUSCONI FORZA ITALIA silvio berlusconi forza italia