Fabio Martini per la Stampa
È un frammento strepitoso, accadde lontano dai riflettori e racconta Silvio Berlusconi e la sua vocazione all'"eternità" meglio di ogni commento. Il Cavaliere si trovava in quel del Molise e ad un certo punto si mise a parlare con un pastore del luogo: «Sai, non ho avuto il tempo di invecchiare perché ho sempre lavorato.». L'altro: «Eh ma arriva, arriva"» Berlusconi: «Posso toccarmi le palle?» Il pastore, senza cattiveria: «Toccate un po' quello che te pare, ma arriva, arriva».
Chissà a cosa si riferiva il pastore molisano, forse alla vecchiaia o forse ad altro, ma l'ennesimo ritorno in scena di Silvio Berlusconi in doppio petto blu, consegna al Cavaliere un primato destinato a diventare memorabile: nessun leader in Occidente negli ultimi decenni è uscito così bruscamente di scena e rientrato così tranquillamente in campo per così tante volte. Fuori-dentro-fuori e alla fine di nuovo dentro. Una porta girevole che si avvita e non sembra volersi fermare.
E dire che l'hanno dato spacciato tante volte e mica per modo di dire. Malattie gravi. Processi con imputazioni pesanti. Sconfitte politiche. Tante volte i contrattempi lo hanno portato fuori pista e tante volte - sempre - è rientrato in pista, come se nulla fosse. Una volta Indro Montanelli, all'ennesimo ritorno di Amintore Fanfani, scrisse un attacco dei suoi: "Rieccolo".
Ma nel caso di Berlusconi siamo oltre la "rieccologia", la disciplina che studia i rientri seriali dei politici: qui siamo davanti al primo vero leader bionico della storia patria.
Certo, l'uomo è sempre stato aiutato da un innato vitalismo, ma molto ha giocato l'ingegneria plastica e quella sapienza medica che hanno ispirato a Marcello Veneziani una definizione di Berlusconi che parla da sola: «Un cantiere brulicante in cui si spianavano rughe, si aggiustavano capelli, si tiravano pelli e si alzavano centimetri». Un'iperbole?
La sceneggiatura di un cartoon? Può sembrare così solo a chi non ha mai incrociato di persona Berlusconi negli ultimi anni.
E d'altra parte la manutenzione del corpo a uso personale (e televisivo) è sempre stato un chiodo fisso del Cavaliere, un "argomento" spesso più forte degli argomenti politici. Lo ha detto una volta Felice Confalonieri, l'amico di una vita che conosce Silvio come pochi altri: «Uno dei suoi grandi segreti è sempre stata la fisicità, quando deve gasare qualcuno ha un magnetismo che ricorda i condottieri di Senofonte».
Una fisicità che lui ha alimentato e supportato in tutti i modi ma che è stata insidiata da una quantità di attentati che a riconsiderarli tutti, fanno una certa impressione. Certo, fino ad una certa età, il "dottore" se l'è cavata con creme, diete, beauty farm, cliniche della salute, trapianti. Ma poi sono arrivate le defaillances: la caduta di Genova, lo svenimento di Montecatini, la diarrea di Ryad e poi in un crescendo, il pace-maker del 2006, il tumore alla prostata, i problemi al cuore.
Persino il Covid: lui si era tenuto al coperto, in Sardegna e in Costa Azzurra ma non aveva messo nel conto Flavio Briatore che il 12 agosto 2020 si è presentato alla Villa La Certosa e lo ha fatto sapere al mondo: «Visita ad un amico speciale: grande giornata, lo trovo in forma». Qualche giorno Berlusconi si è ritrovato col Covid.
Naturalmente - e per sua fortuna - il Cavaliere è sempre stato curato benissimo dai suoi ottimi medici che peraltro hanno sempre fatto la gara a parlarne come di uomo che ha valicato le leggi della natura: Alberto Zangrillo nel 2011 disse che clinicamente Berlusconi era come se avesse 50 anni. Ne aveva 75 anni e oggi ne ha 85.
Provare ad apparire giovanile non ha tenuto lontane le sconfitte politiche e dal 2011, quando è stato accompagnato all'uscita da un altro "grande vecchio" come Giorgio Napolitano, le batoste si sono susseguite senza sosta, proprio come gli acciacchi fisici. L'ultima stecca quella candidatura al Quirinale, vagheggiata e ritirata prima di misurarsi. Depressione, nuovi acciacchi e l'altro giorno, lui che viaggia solo in aereo o in elicottero, l'approdo a Roma in treno, un'immagine che mancava nell'eterno show berlusconiano.
E finalmente l'epifania, dopo tre anni di messaggi dai suoi lockdown. È un po' affannato, si vede, e a un certo punto deve ammettere: «Questo discorso è troppo lungo, sto saltando». Ma nei passaggi clou, quelli destinati ai Tg, la voce tiene. Anni fa, quando raccontò a una comunità di tossicodipendenti che due anni prima aveva avuto un tumore, Berlusconi citò Giacomo Casanova: «Ogni uomo, se vuole, può diventare Re». A quei tempi il Cavaliere era diventato per davvero Re, sulle note di "Meno male che Silvio c'è". Quelle note risuonavano anche ieri quando i fan di Berlusconi sciamavano verso l'uscita dell'hotel Parco dei Principi, ben sapendo che il ritorno è stato bello, ma quei tempi non torneranno più.
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