1 – PROVE GIALLOROSSE SU ROMA PRONTA L'INTESA PD-M5S NELLA GIUNTA DEL LAZIO
Giovanna Vitale per “la Repubblica”
Un colpo al cerchio, uno alla botte. Da segretario nazionale, Nicola Zingaretti cita in Direzione la «vocazione maggioritaria del Pd» per arginare l' ala riformista contraria al patto strutturale coi 5Stelle.
Da governatore del Lazio, costruisce un accordo per l' ingresso dei grillini in giunta, a riprova che la sua linea sulle alleanze non è cambiata: i Democratici ne avranno sempre bisogno se vogliono evitare di ridursi a «forza di mera testimonianza». E l' asse principale, per Zingaretti, resta quello con il Movimento.
virginia raggi roberta lombardi
Ribadito anche nella scelta di mantenere al Nazareno Andrea Orlando, fautore della prospettiva giallorossa: al quale verrà però affiancata una donna, da votare fra due settimane in assemblea. Su questo Zingaretti non arretra: «In un governo con queste caratteristiche, avere il vicesegretario ministro non solo non è un problema, ma aiuta il Pd».
Verrà dunque ripristinato lo schema duale degli inizi, senza dimenticare che «la Presidenza del partito è composta da tre donne», rimarca il segretario. In pole come numero 2 compaiono al momento la fedelissima Cecilia D' Elia e Debora Serracchiani. Anche se sulla permanenza al vertice di Orlando la Consulta femminile rischia di spaccarsi.
A ogni modo, se le nozze locali con il M5S (già sfumate una volta) dovessero infine andare in porto, assumeranno un grande valore simbolico proprio perché alla guida della Regione c' è il leader pd. Il quale ha affidato la trattativa al suo vicepresidente, Daniele Leodori, massimo esponente sul territorio di Areadem, la corrente di Franceschini.
Tutt' altro che un dettaglio.
NICOLA ZINGARETTI ROBERTA LOMBARDI
In giunta dovrebbero entrare due donne, precedute però da un corposo rimpasto di deleghe. Una, Roberta Lombardi, sostituirà l' uscente Alessandra Sartore, promossa sottosegretaria all' Economia. L' altra assessora dovrebbe essere Valentina Corrado, vicina a Luigi Di Maio: altro particolare non secondario.
Prima di chiudere l' intesa, servirà l' ok dei vertici 5S e, quasi certamente, un referendum su Rousseau. Mentre è in fase di stesura un documento programmatico comune, per integrare la piattaforma del centrosinistra con quella grillina. Chi è a conoscenza del dossier racconta che ogni step è in fase avanzata. Se tutto andrà come deve, entro un paio di giorni nascerà la prima giunta giallorossa del Lazio. La seconda in Italia, anticipata un mese fa dalla Puglia.
nicola zingaretti stefano bonaccini
Valenza nazionale a parte, l' obiettivo del segretario dem è duplice: consolidare una coalizione in grado di rendere più competitivo il campo progressista quando si dovrà tornare a votare per le regionali (al più tardi fra due anni); favorire un accordo con i 5S alle comunali di Roma. Per adesso solo al secondo turno, acclarata l' intenzione di Virginia Raggi di ricandidarsi e l' indisponibilità del centrosinistra a sostenerla. Nella speranza che l' operazione Lazio convinca i vertici a mollare la sindaca in corsa per il bis.
roberta lombardi virginia raggi
Sul versante Pd, invece, il partito in ebollizione ha persuaso Zingaretti ad attrezzarsi in vista del Congresso, su cui ieri Base riformista ha un po' frenato: secondo la corrente di Guerini-Lotti si potrà celebrare solo dopo «le amministrative e la fine dell' emergenza sanitaria con il completamento del piano vaccinale».
Dunque, non prima di ottobre. Nel frattempo, però, l' inquilino del Nazareno ha deciso di rafforzare la squadra. A Matteo Ricci, primo cittadino di Pesaro, è stato affidato il Coordinamento dei sindaci per rispondere alla controffensiva di quanti, da Gori a Nardella, lamentano scarsa attenzione per gli amministratori e i territori.
Quindi ha inserito in segreteria due emiliani, Andrea De Maria e Manuela Ghizzoni, anche in funzione di argine allo sfidante in pectore Bonaccini. E se pure nel fronte avversario in tanti ora giurano che «non vogliamo sostituire il segretario, ma avviare un confronto sul partito», Zingaretti diffida e si prepara alla battaglia.
2 – IDEA PD: PARCHEGGIARE ZINGA A ROMA
Mauro Bazzucchi per “La Verità”
Se non è un assedio, è qualcosa che gli somiglia molto. Il capogruppo alla Camera Graziano Delrio le chiama «normali fibrillazioni», ma nelle ultime ore le critiche interne al segretario dem Nicola Zingaretti si stanno facendo più numerose e più dure.
paola de micheli pro zingaretti
E, a quanto pare, il tentativo di buttare la palla in avanti operato nella direzione di giovedì scorso, parlando di «grande rigenerazione» e di «agenda locale» da avviarsi con l'Assemblea nazionale si è rivelato un mezzo flop. Se l'obiettivo, infatti, era quello di ottenere una tregua dalla multiforme e sempre più agguerrita opposizione interna, il risultato è stato l'esatto opposto, con una levata di scudi generale e un primo, dichiarato obiettivo politico: le dimissioni del vicesegretario Andrea Orlando.
Reo, a detta di molti, di non essersi ancora dimesso dal suo ruolo di numero 2 del Nazareno, nel momento in cui è stato nominato ministro del Lavoro. Cosa che invece ha fatto a suo tempo Paola De Micheli, quando fu chiamata ad assumere il dicastero delle Infrastrutture. Per il capogruppo al Senato Andrea Marcucci (che non a caso era uno dei primissimi bersagli del violento attacco politico portato da Orlando contro i «renziani infiltrati») «Orlando si sarebbe già dovuto dimettere».
Ma che il vero bersaglio dell'attacco sia il segretario e il suo asse preferenziale con l'M5s appare chiaro quando l'ex-renziano indica apertamente per la successione a Zingaretti l'ipotesi (caldeggiata da molti) Stefano Bonaccini, rispondendo sul Foglio a una domanda sul governatore dell'Emilia Romagna con parole che sanno di investitura: «È persona autorevole, se dovesse decidere di candidarsi avrebbe la statura necessaria per farlo».
Per attaccare Zingaretti, in realtà, nelle ultime ore si è formata una sorta di coda, anche da chi non ti aspetteresti: Gianni Cuperlo, enfant prodige della Federazione giovanile comunista al pari del segretario, si arrabbia perché il Pd ha lasciato campo libero al Viminale ai leghisti e aggiunge che il partito «va cambiato alla radice».
La prodiana Sandra Zampa manifesta irritazione per la mancata conferma alla Salute ed evoca il Congresso, così come la deputata Alessia Morani, non riconfermata sottosegretario al Mise, approfitta del siluramento per togliersi qualche sassolino dalle scarpe, affermando che la scelta di estrometterla (peraltro non comunicatale) è stata «tutta di Zingaretti» e non del premier Mario Draghi.
LORENZO GUERINI GIUSEPPE CONTE
Da parte sua, il segretario recupera battaglie identitarie nel tentativo di ricompattare il partito e insiste, nel solco dell'esperienza del Conte bis, nella linea di alleanza organica con M5s. Nel primo caso, una sua uscita sulla necessità di arrivare a rapida approvazione del ddl Zan sull'omotransfobia ha sollevato, nel pomeriggio di ieri, la dura reazione di alcuni esponenti di Forza Italia e Lega, i quali hanno fatto presente che con la nuova maggioranza, l'agenda politico-parlamentare non potrà che subire una revisione delle priorità.
Per quanto riguarda il secondo aspetto, i bene informati danno per certo l'allargamento, da parte di Zingaretti, a esponenti grillini della giunta laziale e un'intesa con M5s sulle prossime elezioni per il Campidoglio, dove però comincia a farsi strada una suggestione tra i suoi oppositori. Ovvero spingere per una sua candidatura al Campidoglio, in modo da avviare le grandi manovre per la successione alla segreteria. Le parole del sindaco di Firenze Dario Nardella, in questo senso, appaiono sibilline: «Mi piacerebbe», ha detto, «che il Pd per Roma mettesse in campo il meglio. Zingaretti? Dipende da lui, comunque una figura di quel livello lì...».
ANDREA ORLANDO NICOLA ZINGARETTI