Da Askanews
“Ho lavorato in questo Palazzo per ventitré anni, e prima ancora altri cinque a Strasburgo. La passione mi ha tenuta viva e integra. Fare politica non è un mestiere, ed è impossibile servirla senza quel fuoco che arde. Finita questa legislatura lascerò il campo”. Lo ha annunciato Rosy Bindi, Pd, presidente della commissione Antimafia in una intervista a Il Fatto Quotidiano chiarendo, nello stesso tempo di sentirsi vicina a Orlando nella corsa alla segreteria del Partito democratico.
“Vorrei dedicarmi agli studi, tornare al mio vecchio amore per la teologia. E poi viaggiare un po’. Ma – ha assicurato – non mi ritirerò a vita privata. Maria Eletta Martini e Tina Anselmi finchè hanno potuto si sono impegnate. E io vedo un gran bisogno di formazione alla politica e di ricostruzione delle reti associative”. Andando a presiedere l’Antimafia Bindi ha detto di avere “lasciato una casa (il Pd – ndr) incompiuta e ora la ritrovo un po’ diroccata”. Anche perché “il Pd come si è visto non funziona se si trasforma in un carro al seguito dell’uomo solo al comando”.
Sulla corsa alla segreteria del partito “non è detto” che abbia già rivinto Renzi, ha sostenuto Bindi aggiungendo che “la partita è ancora aperta, sia Andrea Orlando che Michele Emiliano sono due competitori veri. La poltrona di segretario non è già assegnata. E chi cerca di far passare questo messaggio vuole rendere le primarie inutili. Ma così non sarà”. Riguardo al ministro della Giustizia “i miei amici stanno con lui, e io mi sento naturalmente più vicina alla sua idea di governo plurale del partito. Ma – ha aggiunto – deve ancora convincermi completamente sulla linea dell’Ulivo.
sergio mattarella e rosy bindi
“Ho apprezzato il suo impegno contro le mafie da ministro della Giustizia e condivido la sua posizione sulla legge elettorale. Non si può andare a votare con due sentenze della Consulta. Se la sera delle elezioni vogliamo sapere chi governerà bisogna avere una legge che dia il premio alla coalizione. È un obiettivo possibile e Orlando ha preso questo impegno se diventa segretario”.
Bindi ha spiegato che “di fronte al distacco crescente tra cittadini e politica non possiamo limitarci a competere sul terreno del populismo. E il Pd non può accontentarsi della mera resistenza ai 5S”. I grillini, ha detto ancora, “sanno organizzare la domanda della gente, immersa dentro una crisi senza fine, ma non riescono a dare risposte plausibili. Quando si trovano a governare mostrano l’approssimazione di chi non ha una cultura politica. I loro eletti – ha sottolineato Bindi – non fanno parte di una comunità, non hanno linguaggi e idee condivise. Sono frutto di storie personali: di destra e di sinistra, di cattolici e di ambientalisti”.