L’AGENDA DRAGHI? 434 DECRETI ATTUATIVI ARRETRATI! – IL GOVERNO CHE USCIRÀ DALLE ELEZIONI DEL 25 SETTEMBRE SI TROVERÀ SUL GROPPONE UNA MAREA DI NORME DA ATTUARE PER RENDERE OPERATIVE LE RIFORME DI “MARIOPIO” E GLI OBIETTIVI LEGATI AL PNRR. SE NON SARANNO CENTRATI ENTRO DICEMBRE, RISCHIA DI SALTARE LA RATA DA 19 MILIARDI DEL RECOVERY FUND – L’ACCELERAZIONE IMPRESSA DAL SOTTOSEGRETARIO GAROFOLI NON È BASTATA PER METTERSI IN PARI: DAI DUE GOVERNI CONTE ERANO "AVANZATI" 487 DECRETI...

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Marta Paris per "il Sole 24 Ore”

 

mario draghi by istituto lupe mario draghi by istituto lupe

 Un'eredità pesante. La fine anticipata della XVIII legislatura lascia in carico al nuovo governo che uscirà dal voto del 25 settembre un altro dossier aperto che pesa sulle riforme fin qui adottate dai tre governi che si sono succeduti dal 2018: perché con lo scioglimento delle Camere rischiano di restare al palo o quantomeno di rallentare il loro cammino i 434 decreti attuativi (tra cui i 10 contenuti nel nuovo Dl Aiuti bis atteso oggi in Gazzetta Ufficiale) necessari a rendere pienamente operativi i provvedimenti legislativi varati finora e ancora rimasti sulla carta.

 

GIUSEPPE CONTE E LA DEPOSIZIONE DI DRAGHI - BY EDOARDO BARALDI GIUSEPPE CONTE E LA DEPOSIZIONE DI DRAGHI - BY EDOARDO BARALDI

E per 146 è già scaduto il termine previsto per l'adozione. Una partita che si intreccia con il Pnrr e i 55 obiettivi che l'Italia dovrà centrare entro dicembre per ottenere da Bruxelles la terza rata di fondi europei da 19 miliardi.

 

Perché se la politica si ferma si blocca anche o almeno rallenta il lavoro degli uffici dei ministeri che lavorano alla messa a punto dei decreti attuativi. Anche se il Governo guidato da Mario Draghi ha dato un forte impulso all'adozione di quegli atti necessari a far camminare le riforme sulle proprie gambe.

 

roberto garofoli mario draghi daniele franco roberto cingolani roberto garofoli mario draghi daniele franco roberto cingolani

Al momento del suo insediamento il 13 febbraio dello scorso anno aveva ereditato dai due passati governi guidati da Giuseppe Conte 497 decreti molti dei quali collegati all'emergenza Covid. Al carico ricevuto dal suo predecessore si è aggiunta la mole dei decreti necessari a far decollare le riforme del suo esecutivo e i Dl emanati sull'onda anche della nuova emergenza legata al conflitto in Ucraina e al caro energia.

 

In tutto, tra vecchi e nuovo esecutivo, uno stock di quasi 1.200 provvedimenti il cui smaltimento ha raggiunto una quota che sfiora il 64% (764 decreti adottati) e che nel passato si attestava tra il 45 e il 50 per cento. Un'accelerazione impressa grazie anche al nuovo modello organizzativo voluto dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli con una nuova rete permanente per l'attuazione costituita da un referente per ciascuna amministrazione coordinata dall'ufficio del programma di Governo di Palazzo Chigi.

ROBERTO GAROFOLI E MARIO DRAGHI ROBERTO GAROFOLI E MARIO DRAGHI

 

Una percentuale che sale al 74,9% se si guarda quanto fatto dall'attuale esecutivo sullo stock ereditato dal governo Conte II. Ma nonostante i ritmi di adozione siano stati serrati restano sui tavoli dei ministeri ancora decreti attuativi importanti da portare al traguardo che riguardano le leggi e i decreti leggi del governo uscente, in tutto 300.

 

A partire dai 19 provvedimenti necessari per rendere pienamente operativa la riforma degli Its (si veda la pagina 2). Al decreto Pnrr 2 ne mancano ancora 29 (su 38 complessivi) così come l'attuazione della legge di Bilancio 2022 che ne aveva al suo attivo 151 attende ancora 49 decreti.

AGENDA DRAGHI MEME AGENDA DRAGHI MEME

 

Il primo decreto legge aiuti invece (Dl 50/2022) convertito meno di un mese fa ha già portato a casa sei importanti atti come il provvedimento delle Entrate con le modalità sulla cessione e tracciabilità del credito d'imposta come contributo straordinario in favore delle imprese a forte consumo di gas naturale e il Dm dello Sviluppo economico che individua i soggetti erogatori di attività formative e digitali per il credito d'imposta «formazione 4.0».

 

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