L’ASSE RENZI-SALVINI SUL DDL ZAN METTE LETTA CON LE SPALLE AL MURO: “ITALIA VIVA HA AVANZATO DELLE PROPOSTE INTERESSANTI PER CAMBIARE LA LEGGE. SE IL PD NON ACCETTA DI CONDIVIDERE UN NUOVO TESTO, IN AULA VENDIAMO CARA LA PELLE. SAREBBE UNA BOMBA IN GRADO DI CREARE PROBLEMI SERI AL GOVERNO” - I DEM IN TRINCEA: “PER NOI TOGLIERE LA DEFINIZIONE "IDENTITÀ DI GENERE" NON È UNA MEDIAZIONE ACCETTABILE…”

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Carlo Bertini per “la Stampa”

 

letta salvini letta salvini

Ormai si può dire che è ufficiale: l'asse tra Matteo Renzi e Matteo Salvini sul ddl Zan è un fatto politico nuovo, la Lega è pronta a convergere sulle proposte di modifica di Italia viva e i numeri in Senato si ribaltano. Lo conferma il capogruppo al Senato del Carroccio, Massimiliano Romeo: «Se la logica della legge è contrastare omofobia e transfobia, per noi va bene».

 

Proprio il testo cui vorrebbe tornare Italia Viva, eliminando la definizione di «identità di genere» invisa alla destra. Il Capitano: ok alle modifiche Iv Alla Lega sta pure bene chiudere un patto e blindare un nuovo testo concordato alla Camera. Poche le distanze con le richieste di Renzi: Italia Viva vuole sopprimere l'articolo controverso sulla libertà di espressione, il Carroccio vuole chiarire che è lecito dire tutto, perché «discriminare va punito, ma l'espressione di un parere va sempre tutelata».

 

ENRICO LETTA E MATTEO SALVINI ENRICO LETTA E MATTEO SALVINI

Ma la sostanza è che destra e Iv hanno scardinato le certezze di Pd e M5s. Al punto che pure Roberto Fico usa il termine «testo condiviso» quando si augura il via libera al ddl Zan. Martedì il relatore leghista Andrea Ostellari presenterà ai capigruppo un nuovo testo che raccoglie le proposte di modifica. Se i dem faranno muro, la destra mezz' ora dopo voterà contro il calendario che prevede di portare il 13 luglio il ddl Zan in aula, ma Iv si è impegnata a garantire i suoi voti per la calendarizzazione. Che quindi dovrebbe essere assicurata. Da quel momento, tutto può succedere: se le cose si metteranno male, la trattativa negata fino a quel momento, potrebbe partire dopo le prime votazioni. Così fanno capire i dirigenti dem, in evidente difficoltà di fronte al nuovo scenario. E Romeo chiarisce quale sia la posta in gioco.

 

salvini renzi salvini renzi

«Noi se il Pd non accetta di condividere un nuovo testo, in aula sul ddl Zan vendiamo cara la pelle. Sarebbe una bomba in grado di creare problemi seri al governo». Eh già, il Pd non accetta il «lodo Faraone» - anticipato ieri su La Stampa - ovvero tornare alla legge Scalfarotto e fare un patto per poi mettere la fiducia alla Camera: «Renzi fa il doppio gioco», dicono al Nazareno. La disponibilità del Carroccio ad accettare le proposte dei renziani, fa imbufalire Letta e compagni, che fiutano la trappola. "Attenti alle conseguenze" Salvini lo dice chiaro e tondo che «Italia viva ha avanzato delle proposte interessanti per cambiare la legge».

 

E i suoi ammettono che gli emendamenti di Lega e Iv non sono così distanti. «Ma per noi togliere la definizione "identità di genere" non è una mediazione accettabile», fa sapere Franco Mirabelli, plenipotenziario di Letta. «Non possiamo darla vinta a Salvini, che flirta, come la Meloni, con Orban e Duda e con quei Paesi che stanno facendo leggi omofobe e sessiste», si indigna Alessandro Zan. Stoppato però da Faraone, che gli ricorda come in calce alla legge Scalfarotto ci fosse anche la sua firma.

 

ENRICO LETTA MATTEO SALVINI ENRICO LETTA MATTEO SALVINI

«Al massimo ci puoi accusare di plagio». Insomma è scontro nella vecchia maggioranza. E con il centrodestra e Italia Viva pronti alle modifiche, il ddl Zan non ha più i numeri, mentre «per un nuovo testo corretto ci sarebbero», sostiene Romeo. Convinto che «se il Senato si blocca sull'ostruzionismo allo Zan, si può avvelenare il clima politico con serie conseguenze». Un avvertimento che chiama in causa anche Draghi. Perché, con una guerra in aula «i rischi che si inneschino strane variabili sono tanti: anche visto quanto accade nel M5s, non è il momento di mettere in difficoltà il paese...», è la fotografia che consegna il capogruppo leghista ai big dem.-

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