«Guardiamo al futuro con prudente ottimismo e fiducia. Le decisioni di stamattina anticipano al 26 di questo mese l’introduzione della zona gialla, ma introducono un cambiamento rispetto al passato nel senso che si dà precedenza alle attività all’aperto e alle scuole. Tutte le scuole riaprono completamente in presenza nelle zone gialle e arancione». Lo ha detto il presidente del consiglio Mario Draghi nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Chigi sul tema delle riaperture delle prossime settimane dopo la riunione della cabina di regia.
Rischio ragionato
Nel processo di riapertura delle attività all’aperto, secondo Draghi, il governo «ha preso un rischio, ragionato, fondato sui dati, che sono in miglioramento, non drammatico, ma in miglioramento. Questo rischio incontra le aspettative dei cittadini e si fonda su una premessa: che quei provvedimenti che governano il comportamento nelle attività riaperte siano osservati scrupolosamente, quindi mascherine e distanziamenti. In questo modo questo rischio si traduce in una opportunità straordinaria non solo per l’economia ma anche per la nostra vita sociale», ha detto Draghi.
Il rischio di una marcia indietro
Su una cosa Draghi è stato molto chiaro: «Se i comportamenti sono osservati e sulla campagna vaccinale non ho dubbi che sarà sempre meglio la possibilità che si torni indietro è molto bassa e in autunno la vaccinazione sarà molto diffusa».
Spostamenti tra regioni
protesta dei ristoratori al pantheon 30
Tema importante toccato dal presidente del consiglio lo spostamento tra Regioni. «Saranno consentiti tra regioni gialle e con un pass tra regioni di colori diversi». Per il premier «la campagna vaccinale sta andando bene, con alcune sorprese, quella è stata una delle cose fondamentali per prendere le decisioni» sulle riaperture.
Def e scostamento di bilancio
Draghi parla anche di economia: con il Def e lo scostamento si fa «una scommessa sul debito buono». «Franco ha enunciato il Def e l’entità dello scostamento, 40 miliardi. Non merita attenzione solo la cifra ma il percorso di rientro dal deficit, che è poco meno del 12%, solo nel 2025 si vedrà il 3%. Questa è una scommessa sulla crescita: se la crescita sarà quello che ci attendiamo da tutti questi provvedimenti, dal piano di investimento, dal Pnrr, dalle riforme, pensiamo che non servirà una manovra correttiva negli anni a venire. Il processo si traduce in un’uscita dal debito per effetto della crescita». Il Pnrr, ha poi aggiunto il premier, « è fatto di 191,5 miliardi circa, di cui 69 a fondo perduto, 122 prestiti, più 30 del fondo di accompagnamento al Pnrr».
Opere pubbliche
Dal Def alle opere pubbliche: «Il ministro Giovannini ed io abbiamo nominato 57 commissari per 57 opere pubbliche, opere che erano già finanziate e aspettavano di essere attuate . La domanda che uno si fa è: ma quando le vedo queste opere? Giovannini questo pomeriggio spiegherà il cronoprogramma con la data di apertura dei cantieri», ha poi detto Draghi.
Decreto sostegni
A proposito, invece, del decreto sostegni, «è segnato da rapidità dei pagamenti, dal 30 marzo a oggi sono stati pagati due miliardi nella prima settimana e nella seconda un miliardo, ma i pagamenti non sono ancora terminati». Parlando del prossimo decreto per le imprese, Draghi ha spiegato che «la questione aperta è se introdurre cambiamenti» nei prossimi sostegni alle imprese: «il criterio adottato nel primo decreto è quello del fatturato ma ha suscitato perplessità in tanti per vari motivi. Il ministero sta pensando ad aggiungere, oltre a quello del fatturato, anche un criterio che riguarda l’utile, l’imponibile fiscale, in modo da vedere esattamente i soggetti più colpiti dalla pandemia. «Naturalmente non si può aver tutto: con il fatturato i tempi sono molto rapidi, con altri parametri i tempi si allungano di tre o quattro settimane».
Le critiche a Speranza
Poi un passaggio sulle critiche al ministro Speranza: «Dovevano trovare pace fin dall’inizio perché non erano né fondate né giustificate: ho già detto - mi secca doverlo dire in sua presenza - che lo stimo e l’ho voluto io nel governo».
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