DAGOREPORT
E’ stato un interrogatorio in surplace da parte della pm di Bergamo al premier Conte: nessuna tensione né acuti nel rimpallo tra governo e regioni sulla mancata chiusura della Val Seriana. Non ci sono i presupposti per spedire avvisi di garanzia né a Conte né a Fontana, né alla Lamargese né a Gallera.
La magistrata di Bergamo è rimasta molto colpita da come il premier per caos si era preparato all’interrogatorio: ha sfoggiato con pedanteria e puntiglio, tutti i dettagli di quei terribili giorni, come se dovesse affrontare un esame di Stato.
Il problema di Conte – che ormai è in preda a un delirio di potere andato fuori controllo - non è giudiziario ma strettamente politico. Dal Colle è arrivata la prima doccia fredda: la piattaforma di discussione ai “suoi” Stati Generali sono le schede raffazzonate compilate dalla task force di Vittorio Colao. E’ stata l’immediata vendetta del Quirinale, tenuto del tutto all’oscuro dal Conte Casalino del lancio degli Stati Generali: quella di far trapelare ai giornali la piattaforma del pennellone bresciano.
GRILLO CASALEGGIO DI MAIO DI BATTISTA
Un piano che Conte aveva già naftalinato nel cassetto dei ricordi: non solo perché il liberismo senza limitismo di Colao è risultato indigesto sia al Pd sia ai 5Stelle ma anche perché, nella sua megalomania extra-strong, lo schiavo di Casalino non ha mai gradito l’entrata in scena dell’ex super manager della Vodafone che era stato arruolato direttamente da Mattarella e quindi l’ha sempre malvisto come un suo competitor.
nicola zingaretti giuseppe conte
Da parte sua, Conte fa buon viso a cattivo gioco perché ogni giorno lucra sullo stato di debolezza all’interno della sua maggioranza. A Zingaretti conviene di averlo sulla prima poltrona di Palazzo Chigi piuttosto che trovarsi nei pasticci con il diabolico Franceschini e perdere la segreteria del PD.
Anche a Di Maio, finché non avrà conquistato la maggioranza del Movimento con un patto di ferro con Fico, conviene Conte premier e va avanti con la “dieta politica” del Rito Romano: oggi una carota, domani un colpo di bastone.
E via così fino a luglio quando il voto in parlamento sul Mes “sanitario” sarà la cartina di tornasole che mostrerà quanti grillini saranno disposti a seguire la linea governista del Poltronificio Di Maio. E quanti la linea pura&dura di Di Battista-Casaleggio.
Solo dopo il voto sul Mes sapremo se Conte sarà mollato per la sua manifesta inadeguatezza oppure avrà vinto il reality politico di Ta-rocco Casalino che è il Rasputin che ogni giorno si applica a fargli una overdose di esaltazione.
Dalla mente in tilt del portavoce di Palazzo Chigi è sbocciata la grottesca idea degli Stati Generali fino al suggerimento di uscire dal Palazzo per godersi un bel bagno di folla che si è poi trasformato in una doccia gelata quando Vanity Conte si è beccato in faccia il primo “buffone!” dal cassaintegrato in attesa della cassa da morto.
I MEME SULLE REGIONALI IN UMBRIA - SPERANZA - ZINGARETTI - BIANCONI - DI MAIO - CONTE Nicola Zingaretti Luigi Di Maio Giuseppe Conte LA TRATTATIVA PD-M5S VISTA DA STAINO giuseppe conte contestato sotto palazzo chigi