Scongiurare o prevenire pesanti sanzioni alla Cina in caso di invasione di Taiwan. Sarebbe questa la chiave della riunione di emergenza delle autorità di regolamentazione cinesi, avvenuta 22 aprile scorso, tra funzionari della banca centrale, del ministero delle finanze, delle banche nazionali che operano all'interno del Paese e di istituti di credito internazionali come HSBC.
Prepararsi dunque a uno scenario di “guerra economica” sul modello di quello tra Occidente e Russia a seguito dell'invasione dell'Ucraina. La notizia arriva a seguito di un incontro tra alti funzionari americani e britannici durante il quale si è discusso come rafforzare la cooperazione per ridurre le chance di una guerra con la Cina per Taiwan e per esplorare piani di emergenza per un eventuale conflitto.
Lo riporta il Financial Times citando alcune fonti, secondo le quali gli Stati Uniti voglio rafforzare la cooperazione con gli alleati europei, quali la Gran Bretagna, sul fronte di Taiwan sul quale, al momento, non c'è una imminente minaccia. La Cina rivendica rivendica la piccola nazione insulare, come parte del suo territorio questa funzioni sotto un governo separato dal 1949.
Tensioni con la Nato
La Cina attacca la Nato, definita «uno strumento di singoli Paesi per cercare l'egemonia» non solo nel Nord Atlantico ma anche nell'Asia-Pacifico, verso cui si è rivolta negli ultimi anni «per mostrare la sua potenza e fomentare conflitti».
Il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino Wang Wenbin ha messo in campo una risposta piccata contro la ministra degli Esteri britannica Liz Truss, affermando che, «come prodotto della Guerra Fredda e più grande alleanza militare al mondo, l'Alleanza dovrebbe valutare la situazione e apportare gli adeguamenti necessari».
Truss aveva gettato le basi di un manifesto di una seconda Guerra Fredda tra Occidente e Russia-Cina, invocando la necessità di un riarmo ampio, di un pieno sostegno militare all'Ucraina, di uno scenario di sicurezza economica privo di gas o petrolio russo in Europa e di una «Nato con una prospettiva globale», aperta a Taiwan e all'Indo-Pacifico.
La portaerei
È in questo quadro che Pechino si prepara a lanciare la sua terza portaerei entro fine anno, dotata di nuove tecnologie come le catapulte elettromagnetiche. Un video promozionale della Marina ed esperti cinesi citati dal Global Times, il tabloid del Quotidiano del Popolo, hanno, alla vigilia dei 73 anni della fondazione della Marina dell'Esercito popolare di liberazione (Pla), ufficializzato l'arrivo della nave ammiraglia di cui si parla da fine 2018 e il cui nome dovrebbe essere quello di un'altra provincia: Jiangsu, dopo le prime due, Liaoning e Shandong.
Quest'ultima dovrebbe svolgere un ruolo importante in un potenziale assalto a Taiwan, per rivendicare il dominio marittimo. L'aggressione della Russia per il controllo rapido di Kiev, frenato dalla resistenza ucraina, è apparso un campanello d'allarme per Pechino: considerando le montagne ripide e alte, Taiwan è una fortezza naturale. Anche se a migliaia di chilometri di distanza, gli insegnamenti dall'Ucraina porteranno a rimodellarare i calcoli geopolitici in Estremo Oriente.
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Il riarmo
È stato lanciato da un Type 055, il più grande cacciatorpediniere della Pla allo scopo di dissuadere le navi straniere - soprattutto Usa - in caso di attacco a Taiwan. In più, la Marina ha messo in servizio altri due cacciatorpedinieri Type 055, Anshan e Wuxi, portando a cinque il numero confermato di unità commissionate negli ultimi due anni, parte dei piani cinesi per creare una marina d'altura con un compito importante nei gruppi di attacco delle portaerei.
Non c'è stato alcun annuncio formale della messa in servizio dell'Anshan e del Wuxi, ma è stato riferito che i due cacciatorpedinieri avrebbero preso parte a un'esercitazione notturna di tiro, ricerca e salvataggio con la loro nave gemella, la Lhasa, ha riportato giovedì l'emittente statale Cctv. Il Type 055 è considerato il secondo in potenza al mondo alle spalle della 'nave invisibilè di classe Zumwalt della Marina degli Stati Uniti: l'Esercito popolare di liberazione prevede di averne otto in servizio alla conclusione dei suo primo lotto.
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