Ugo Magri per La Stampa
Tra Berlusconi e Salvini la tensione è schizzata talmente in alto da far suonare tutte insieme le sirene e mettere in azione i pompieri di entrambi i partiti. Il risultato della doccia gelata è che Silvio e Matteo finalmente si parleranno "via-à-vis", con Giorgia Meloni che avrà l' occasione (forse irripetibile) di fare l' ago della bilancia. Ieri l' incontro non era ancora materialmente fissato, per via dei soliti problemi di agenda, però fonti autorevoli lo davano per certo, forse già oggi, e lo salutavano come passo indispensabile per un futuro accordo.
In effetti, è quasi un anno che i tre non si vedono (l' ultima volta fu a ottobre 2016), e da allora i rapporti sono rotolati di male in peggio. Basti dire che, nonostante il centrodestra unito sia largamente in vantaggio, come ripeteva ieri Brunetta sventolando le ultime rilevazioni, nei giorni scorsi il Cav ha molto seriamente pensato di presentarsi da solo alle prossime Politiche, con qualunque sistema elettorale, perfino con quello che arranca in Commissione alla Camera per effetto dell' ostruzionismo grillino e di Mdp.
LA SVOLTA ALFANIANA
Il tasso di insofferenza verso gli alleati, e nei confronti delle loro «quinte colonne» dentro Forza Italia, aveva spinto Berlusconi a considerare un «piano B», che mira a raccogliere tutti i centristi in una lista «popolare» gemellata con Forza Italia, in modo da bilanciare in Parlamento la destra populista dei Fratelli d' Italia, della Lega e delle loro appendici al Sud.
Guarda caso, proprio ieri Lupi, neo-coordinatore nazionale di Ap, ha fatto intendere che la «mission» non è più quella di allearsi col Pd ma di riallacciare i rapporti con il signore di Arcore, a patto che questi rompa con Salvini e con la Meloni.
michela vittoria brambilla silvio berlusconi
Nel rassemblement filo-berlusconiano si accomoderebbe una folla di sigle, ognuna recando la sua manciata di voti: dall' Udc di Cesa ai Pensionati, dai Liberali a quanto resta di Scelta civica, dai cattolici di Rotondi agli animalisti della Brambilla. La somma farebbe, secondo i calcoli di Berlusconi, tra il 3 e il 5 per cento: quanto basta per compensare i seggi che Forza Italia perderebbe nell' uninominale, qualora davvero dichiarasse guerra alla Lega (che a sua volta ne rimetterebbe molti di più).
STILE »WESTERN»
Insomma, Silvio vuol far credere a Salvini che lui ha due soluzioni possibili, entrambe vantaggiose: allearsi con la Lega o con i centristi. Laddove Matteo, se davvero punta a vincere le prossime elezioni, ne ha una soltanto: accordarsi con Forza Italia senza pretendere la luna. Dunque si moderi sul candidato premier, sul simbolo, sul programma e, classica ciliegina, sulla spartizione dei seggi. La trattativa si annuncia stile «Far West», con le pistole posate sul tavolo. E proprio come nei «saloon», nessuno sa come potrebbe finire. Con una base di accordo ma pure a pistolettate.