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Filippo Ceccarelli per “la Repubblica”
Sarebbe bello ascoltare, almeno una volta, la voce dell'onorevole Marta Fascina, quasi moglie del presidente Berlusconi, che ieri è stata candidata a Marsala, collegio strasicuro - e ci mancherebbe altro! Sarebbe bello poterla sentire, e non lo si dice qui per fissazione gossipivora, schizzinosa ironia o colpevole sessismo; ma per pura curiosità vieppiù alimentata da un aspetto a suo modo ieratico che rende il soggetto pressoché unico in questa nostra politica chiacchierona assai.
MARTA FASCINA E SILVIO BERLUSCONI ALLO STADIO DI MONZA
Fatto sta che Fascìna (pare che l'accento caschi sulla seconda) non parla, nemmeno in playback o col gobbo, per cui s' immagina che la curiosità sia condivisa dagli elettori di Marsala, molti dei quali certo convinti che le elezioni servirebbero a indicare persone in grado di risolvere problemi collettivi - ma è inutile fare le anime belle, perché non è più così.
E a questo punto tocca ricordare, anche se non è simpatico, che proprio il lungo ciclo di potere berlusconiano ha introdotto o forse, meglio, ha ripristinato segni, simboli, linguaggi, in definitiva un sistema di comando che ha più a che fare con la monarchia che con qualsiasi statuto repubblicano. Per cui il re dispone, i sudditi eseguono, i collegi blindati e il titolo di parlamentare corrispondono alle investiture di un tempo molto lontano cui parecchi, in tutti i partiti per la verità, si sono ben adattati.
Non è qui il caso di ricordare la vasta casistica di cortigiani per gentile concessione del Signore di Arcore promossi alla Camera, al Senato, nelle regioni o a Strasburgo; né è opportuno soffermarsi sulla particolare predilezione del sovrano nei confronti di giovani donne la cui vita, come in una fiaba, è di colpo mutata grazie a un incontro e a un lampo di chimica con Silvione. Consolatorio, semmai, è che alcune di queste creature erano intelligenti e capaci, tanto da venire oggi indicate come modelli di progresso, emancipazione, differenza e quant' altro va nel senso di un superamento del patriarcato (amen).
Ma Fascina, che da favorita cinque mesi fa è divenuta quasi regina, seguita a non parlare. Sì, certo, qualche tweet, qualche post, di recente uno abbastanza crudele contro il povero Brunetta, ma tutto scritto. La si è vista mano nella mano con l'anziano leader (circa mezzo secolo di differenza), c'è scappato pure un video con un bacio (nel sonoro, se non è un fake, si sente la voce di Cipollino Boldi che schiamazza «la lingua! La lingua!»).
Ma la voce mai; come se questo suo silenzio rispondesse a una prerogativa di status, magari travestita da strategia comunicativa volta ad aumentarne il fascino, il mistero, il potere. Pochissimo, in un mondo ultra pettegolo si continua a sapere di lei. Calabrese, vissuta in Campania, laurea in filosofia, proveniente, via Galliani, dall'universo del Milan. Eletta, adesso, in Sicilia.
Con scrupolo degno di miglior causa si è cercato qualche precedente di regina silenziosa, ritrovando una celebre pittura di Raffaello, "la Muta", che forse ritrae Giovanna da Feltre, figlia di Federico da Montefeltro, sguardo indecifrabile e labbra sigillate. Ma poi, spulciando la pagina Fascina su Instagram, si vedono un paio di cani che giocano con il sottofondo I will always love you di Whitney Houston, due pizze napoletane con su scritto "Silvio" e "Marta" e uno striscione-omaggio "Marta sei nel cuore di Napoli" - forse a Marsala ci resteranno un po' male.
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