Estratto dell’articolo di Emanuele Bonini per www.lastampa.it
paolo gentiloni valdis dombrovskis
[…] La proposta di riforma del patto di stabilità e crescita, se da una parte viene incontro alle esigenze dell’Italia, dall’altra inchioda il governo Meloni alle proprie responsabilità. Perché se da una parte si rendono più sostenibili le condizioni per rimettere in ordine di conti, dall’altra parte prevede diverse ma severe condizioni.
La Commissione europea mette sul tavolo una proposta politica di attuazione delle regole giuridiche. Perché le soglie di riferimento per deficit e debito in relazione al prodotto interno lordo, rispettivamente 3% e 60%, restano comunque all’interno dei trattati sul funzionamento dell’Unione europeo. Sul deficit si transige meno. Chi sfora, dovrà impegnarsi a ridurre ogni anno dello 0,5%.
URSULA VON DER LEYEN GIORGIA MELONI
Per quanto riguarda il debito, la regola che vorrebbe la riduzione annua di un ventesimo dell’eccesso viene di fatto abolita perché considerata insostenibile. L’Italia secondo al riformulazione del patto e in base alle analisi fatte rischierebbe una correzione per circa 14-15 miliardi l’anno.
Agli Stati membri viene chiesto di predisporre un piano di medio termine, di quattro anni, modificabile su richiesta in caso di circostanze eccezionali, per assicurare gli aggiustamenti di bilancio necessari per una riduzione «plausibile» del debito e allo stesso tempo garantire che il livello deficit/Pil resti sotto la soglia del 3%.
Non solo. Il piano dovrà «garantire la realizzazione di investimenti e riforme in risposta alle principali sfide individuate nell'ambito del semestre europeo, e spiegare come garantirà la coerenza con il Piano per la ripresa (Pnrr)».
GIANCARLO GIORGETTI E GIORGIA MELONI
Inoltre, questo piano di medio termine per la riduzione del debito, essendo negoziato tra governi nazionali e Commissione europea, implica che i Paesi dovranno attenersi strettamente agli impegni concordati.
Tanto che «al massimo» entro il 15 aprile di ogni anno ciascuno Stato membro dovrà presentare alla Commissione una relazione annuale sullo stato di avanzamento dell'attuazione del suo piano strutturale di bilancio a medio termine nazionale.
L’esecutivo comunitario avrà poteri di controllo e valutazione più forti. Per chi, come l’Italia, ha un debito superiore al 60% del Pil, la procedura per deficit eccessivo basata sul debito verrebbe rafforzata. Una deviazione dal percorso di spesa netta concordato comporterà «automaticamente» l'apertura di una procedura per i disavanzi eccessivi.
GIORGIA MELONI E ursula von der leyen A ROMA 4
[…] Una delle caratteristiche delle modifiche presentate è la cosiddetta «titolarità» delle riforme. Gli Stati sono responsabili per le riforme concordate e la loro attuazione. Se vengono fatte bene, il percorso di riduzione del debito su scala quadriennale può essere rivisto, con la possibilità di un’estensione fino a sette anni.
Ma saranno fondamentali i progressi registrati nelle valutazioni della Commissione europea. […]
Il messaggio che arriva da Bruxelles è che si è fatto tutto quello che si poteva per venire incontro alle esigenze dell’Italia, ora non ci sono scuse per ritardi, le riforme andranno fatte. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, lo dice chiaramente. «Le nuove regole contribuiranno a ridurre gli elevati livelli del debito pubblico in modo realistico, graduale e duraturo. Miglioreranno inoltre la titolarità nazionale sulla base di norme comuni dell'Ue e ne rafforzeranno l'applicazione».
GIANCARLO GIORGETTI E GIORGIA MELONI GIORGIA MELONI URSULA VON DER LEYEN